Alberto Nemo esce oggi con Tidur il nuovo album pubblicato per l’etichetta siberiana Ksenza e che possiamo ascoltare in anteprima qui su Blog della Musica dopo aver letto la nostra recensione
Tidur è il nuovo disco di Alberto Nemo, che esce oggi per l’etichetta di culto siberiana Ksenza.
La nuova creatura discografica di Alberto Nemo esce a pochi mesi da Dante VS Nemo e Futuro Semplice, ed è un’ulteriore prova di maturità compositiva ed espressiva del cantautore rodigino, alla ricerca continua di nuove sperimentazioni musicali, e in questo disco anche testuali, che vadano a supportare, affiancare e fare da cornice alla sua strabiliante vocalità.
Ma Nemo non è solo voce, e non è solo sperimentazione; Nemo è contenuto, oltre che sublime contenente, è sostanza vitale oltre che ineccepibile forma, è anima lacerata e vibrante, è cuore pulsante di battiti e parole.
E sono proprio le liriche dei brani di questo disco a spiazzare, in quanto paiono assurgere a meri assemblaggi di lingue, sequenze apparentemente casuali di segni sospesi a danzare sulle melodie; ma non è proprio così, almeno non per chi è avvezzo agli aspetti più insondabili, più invisibili e più sottili della (o delle) realtà e sa che le parole utilizzate da Nemo, per dare voce alle sue note, fanno parte di linguaggio mistico, che s’intende comunemente definire glossolalia.
Ascolta Tidur in anteprima esclusiva
Nemo sovverte le regole della comunicazione (o ne inventa di nuove?), comunica con l’incomunicabile, comunicando l’incomunicabile; prende i segni, i simboli e li forgia con iconoclastica attitudine, dando nuovo spazio alla forma, delineando nuovi contorni, come linfa vitale che sgorga tra il vero e il suo contrario, tra l’esistenza e la sua assenza.
Toglie il velo d’illusoria realtà che permea il suo circostante, immergendo la propria arte tra alchimia ed esoterismo, tra magia ed occultismo, attingendo a codici e formule magiche per dare voce alle parole dei brani di questo disco, che assumono così i connotati di autentici atti liturgici di un rituale mistico, più che semplici canzoni di un’opera discografica.
Tidur si rivela così come il testamento di un vero e proprio percorso iniziatico, un moderno grimorio dal quale lasciarsi guidare e intraprendere con esso il viaggio della conoscenza verso l’immortalità.
All’artista rodigino non interessa “arrivare”, lui semplicemente ama viaggiare tra le terre dissestate della natura umana, consapevole della difficoltà che la società odierna, ignorante, pesante di effimera materia e sempre più slegata da vocazioni ‘alte’, incontra nella comprensione e nell’empatica compassione di se stessa e dell’’altro’; paradossalmente persa in un confuso e disordinato rapporto tra sature connessioni e illimitate informazioni, vittima di se stessa e di una divina punizione di biblica e babilonese memoria.
Nemo si fa cantore, disperato, onirico e oscuro, di un’umanità a disagio, globalizzata ma ripiegata su se stessa, che ha dimenticato il suo passato e non immagina un futuro, cercando di indicare una nuova strada da percorrere, prima di tutto a se stesso, recuperando con antichi cerimoniali e futuristiche visioni un presente di piena, anarchica e salvifica libertà.
Musicalmente Nemo si apre a squarci di elettronico minimalismo, sospeso tra dark, ambient e suggestioni classiche.
Che cosa c’è in Tidur? C’è Jeff Buckley, c’è Thom Yorke, c’è Michael Nyman, ci sono i Pink Floyd, ci sono i profumi d’oriente, c’è Siddharta, c’è Dio, ci sono l’abisso e l’apogeo, gli infiniti universi e i sussurri della notte; oppure non c’è niente, o forse c’è il Niente, arenatosi contro la nemesi egoica del Tutto, nichilista, catartica e annichilente. Di certo c’è il futuro, sempre più freddo e anaffettivo, c’è l’eros androgino e mortificato, c’è l’arte che si specchia nella realtà e non si riconosce.
Alberto Nemo ci prende l’anima e la trascina con sé agli albori di se stesso, lasciandoci nudi, con il fremito di un déjà vu e l’urgenza primordiale di vivere e morire, vivere e morire, vivere e morire…
Non si scorgono false chimere nelle tracce di questo disco; non ci resta che la speranza che Alberto Nemo canti ancora i suoi e i nostri demoni, perché rappresenta una delle poche, genuine, autentiche, senza compromessi e non inquadrabili voci del panorama italiano contemporaneo.
A dare forma e colore all’artwork del disco ci sono i tatuaggi che ricoprono il corpo di Nemo, a rappresentare la parte simbolistica, visiva e complementare dell’opera musicale.
Brano da salvare in caso di apocalisse e inviare sulla Luna: Velse.
di Christian Agnoletto
Credits
Prodotto da Ksenza Records
Registrato presso lo Studio 301 di Sydney
Valerio Mileto ha suonato l’oud in “Labirint” e “Tia”
Missato e masterizzato da Enrico Bellaro
La grafica è a cura di Francesca Vam
Contatti
albertonemo.com