Si intitola Fallin’ in The Dark l’ultimo singolo degli Statale 66 uscito a fine 2021 per l’etichetta G&M Recorfonic. Un brano dalle tinte dark e dal sound graffiante, che descrive la discesa verso un mondo oscuro per appagare il desiderio di vivere un amore intenso. Ne abbiamo parlato con Alessandro Meozzi, vocalist e chitarrista della band.
E’ un piacere ospitare Alessandro Meozzi degli Statale 66. Fallin’ in the dark è l’ultimo singolo degli Statale66: possiamo dire che con questa canzone il vostro sound si tinge è diventato più introspettivo e dalle tinte dark?
Di sicuro. Le sonorità hanno seguito l’atmosfera della canzone. È una canzone sul sacrificio per amore. In realtà oltre alla componente spaventosa nel brano c’è un lato molto romantico. Ci piaceva tirare fuori entrambe queste emozioni. La passionalità è espressa attraverso le chitarre elettriche, prima con un enorme vibrato ed echo poi con la distorsione alla White Stripes, mentre l’oblio e l’oscurità sono espressi attraverso i bassi, tra moog e sintetizzatori. Abbiamo usato un classico della musica new wave, post punk: la tastiera Dx7 della Yamaha.
Considerando i brani precedenti e soprattutto i vostri dischi antecedenti all’uscita di questo singolo, si potrebbe pensare che siete all’inizio di un nuovo percorso della band?
Solitamente ci sentiamo di rilasciare un album quando nelle nostre vite è cambiato qualcosa e quando siamo riusciti ad esprimerlo attraverso nuove canzoni. Che sia a livello personale o anche di gusto musicale, l’obbiettivo è dare a chi ci ascolta un motivo per ascoltare nuova musica. Guardando al nostro primo album siamo davvero distanti come sonorità, anche la lingua è cambiata. Diciamo che il percorso che speriamo di seguire sia il “non ripeterci”. Oltretutto sono passati anni, non siamo più quei frizzanti adolescenti figli di Ritorno Al Futuro e degli anni 80/90. Inoltre la cosa che rende unico per noi questo lavoro è la partecipazione delle persone che hanno collaborato alla realizzazione. Da Luca Sapio della Blind Faith Records che ha mixato e masterizzato in modo creativo e perfetto per il sound che cercavamo, a Lora che oltre ad aver scritto il testo ha suonato il sintetizzatore.
Perché allora la scelta di questo nuovo sound o se preferite di questa nuova veste?
Sono cambiate tante cose, dalla politica urlata, ai social, dalla paura del terrorismo alla pandemia. Insomma abbiamo avuto modo di riflettere. Inevitabilmente la nostra musica ne ha risentito di questi gironi oscuri. Cerchiamo di trovare però un lato positivo nella semplicità. Nelle opere d’arte altrui che ci fanno sognare, nei nostri spazi e come sempre nei rapporti: amore, amicizia.
Il brano rappresenta la discesa verso un mondo oscuro, turbolento e dalle tinte cupe: ci volete raccontare in sintesi di cosa parla anche il testo di Fallin’ in the Dark?
Il personaggio che canta questo brano è un eroe positivo. Rinuncia al suo egocentrismo per seguire l’amore. Il testo è stato scritto da Lora Ferrarotto dei Lora & The Stalkers, ed è ispirato dal personaggio di Eva Kant di Diabolik, poi però il brano si è tinto di qualcosa di autobiografico. Per noi racconta come affrontare sentimenti bui insieme.
Oltre al testo in Fallin’ in The Dark, abbiamo ascoltato tante influenze: quali sono e quali sono state le vostre principali fonti di ispirazione in relazione a questo brano?
Siamo figli di internet. Ci sono tante cose che hanno stimolato il suono di Fallin’. Sicuramente alcune sensazioni dei Joy Division, The Cure, ma anche alcune melodie e arrangiamenti strazianti di E. Morricone. Siamo molto ispirati da artisti contemporanei dell’Underground rock o dell’indie rock estero: I Management, I Temples, I Chromatics, Andrew Bird, Courtney Barnett. Ci sembra davvero che la musica stia vivendo un momento molto bello e creativo. Quasi al livello del periodo d’oro del rock (anni 50/60). Ci ha molto inspirato l’ultimo album dei Pixies. Forse il migliore della loro discografia.
Guardando il vostro ultimo videoclip e anche alcune precedenti produzioni abbiamo notato che molto spesso le immagini raccontano delle storie. Ci volete raccontare dunque il vostro legame con il cinema?
Il cinema ci ha sempre appassionato. Forse quanto la musica. Ci sono dei grandi pensatori che hanno cambiato il nostro modo di percepire l’arte e il mondo. Tanto per citarne alcuni: David Lynch, Fellini, Germi, Bong Joon-ho, Leone, Altman. Ci ispiriamo sempre al modo in cui un film è totale nella sua messa in scena: la fotografia, la musica, la storia. Così quando abbiamo la possibilità di girare un videoclip sfoghiamo tutta la nostra passione! Ad esempio con Amore Smart ci siamo cimentati in un piano sequenza, con the Best Thing You Can Feel io inieme a Riccardo Fabrizi (il regista) cercavamo di fare un classico. Per quest’ultimo abbiamo pensato di fare un’animazione dato che il brano dalle tinte horror si prestava bene. Così approfittando del lockdown Giulia, con l’aiuto di Mary, hanno dipinto col pennello tutte le animazioni. L’idea era di fare un quadretto fatto a mano per ogni fotogramma. Poi montando questi disegni spaventosi con i nostri visi girati in un bianco e nero simil noir, l’effetto inquietante sembra essere davvero riuscito. Il montaggio è stato affidato a Vito Pagano che ha avuto piena libertà creativa ed emotiva con i disegni.
Parlando invece del prossimo disco che dovrebbe uscire da qui a breve, ci volete dare qualche anticipazione su nuovi singoli, soprattutto sul sound che andremo ad ascoltare?
Il disco che conterrà il singolo si chiamerà In The Dark, appunto. Il tema generale crediamo sia la ricerca di una via, una luce, un equilibrio in tutta questa oscurità che vuole catturarci. Stiamo registrando canzoni tra sperimentazioni elettroniche, marce oniriche, e pezzi country/folk/elettronici. Sicuramente si preannuncia un album molto introverso e con una forte componente dark.
Guarda il video degli Statale 66 e di Alessandro Meozzi
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