Ecco l’esordio italiano di Alessia D’Andrea, una cantautrice che, se pure italianissima, vanta una carriera intensa e decisamente esterofila.
Alessia D’Andrea va da grandi collaborazioni come quella di Ian Anderson dei Jehro Tull fino ai remix dance al fianco di Molella. In tutto questo nel 2014 esce “Luna d’Inverno” pubblicato dalla Renilin Records. In Italiano appunto fatta eccezione per un solo brano dal titolo “Beyond the clouds” in cui la D’Andrea torna alle sue “origini” canore.
“Luna d’Inverno”…perché proprio l’inverno? È un inverno spirituale?
Sì, era inverno anche dentro di me quando è nato questo brano con cui ho voluto, poi, intitolare il mio album; mi sentivo un po’ come si comporta la natura in quella stagione: spenta, senza linfa. Sentivo la necessità di un cambiamento, che per fortuna, poi è arrivato.
Da più parti hanno decretato che in inglese dai il meglio di te. Lo sospettavi? Lo sapevi? Insomma perché avventurarti in Italiano (paradossale per te che sei italianissima)?
Semplice. Perché ho voglia che il mio approccio con la musica sia in grado di stupirmi sempre, non mi va di ripetere gli stessi passi solo per paura di non cadere. Anche perché credo che il percorso di un artista imponga una certa curiosità ed anche un certo coraggio, se così vogliamo definirlo. Io sono ancora lontana dal rivedermi in questa figura che dipingo, ma provo costantemente a tendere verso questa direzione. E’ il mio personale senso di fare musica.
Come faccio a non chiederti di Ian Anderson? Te l’avranno chiesto in molti…
Sì, vero, in moltissimi, d’altronde comprendo bene la curiosità. Collaborare con Ian Anderson dal vivo e su disco è stato uno dei regali più belli che la musica mi abbia fatto. Ian è una persona lucida e molto intelligente, uno di quegli artisti che oggi si fatica un po’ a vedere in giro; mi ha ispirato molto con i dischi dei suoi Jethro Tull e, la cosa più bella è stata che la mia idea di lui è stata confermata quando l’ho conosciuto di persona… e non sempre questo accade.
Ormai è passato del tempo dall’uscita di questo disco. Nei tempi moderni dove si consuma tutto e subito, sei già a lavoro per altro? Cosa?
Sì, ho già terminato le registrazioni per un EP destinato agli States e sto continuando a lavorare per dei nuovi live con una formazione essenziale proprio come cercavo da tempo.
Cantautrice, oggi, Italia. Legando assieme queste parole che storia viene fuori?
Un bel casino! Oggi è davvero molto difficile fare della musica una scelta di vita e, come dici tu, in Italia le cose alle volte si complicano un po’. C’è da dire che, comunque, non bisogna pensare che tutto giri decisamente meglio al di là dei nostri confini, eh? Questo è un errore da non commettere. Ovunque ci sono difficoltà, non esiste un’isola felice, d’altronde se esistesse probabilmente ci troveremmo tutti lì adesso, non credi?
Nell’era della crisi hai deciso di stampare un disco con un ciondolo di luna. Bellissimo. Perché? Oggi ha senso anche questa domanda…
Sono contenta ti sia piaciuta, grazie. Beh, la mia risposta è: “perché no?”
Nel mio primo disco – “Alessia d’Andrea” (Renilin) – c’era una moneta da 50 centesimi sopra, ed era il mio gesto di solidarietà per la campagna “Riscriviamo il Futuro” di Save the Children, che ho supportato con immenso piacere.
Capisco cosa intendi ma dobbiamo continuare a fare le cose con passione ed amore, è questo il senso originario di chi sceglie di fare della musica, o dell’arte in genere, il proprio mestiere. Se iniziamo a ragionare e calcolare ogni passo, abbiamo già perso quella follia che probabilmente ci aiuta a far venir fuori la parte più irrazionale, artistica, nonché autentica di noi.