Dopo C’è di mezzo il mare pubblicato lo scorso anno, Alex Castelli compie il grande passo verso una carriera da solista con Caduti liberi, l’album uscito in Acr music e distribuito da iMusician. Gli abbiamo rivolto alcune domande…
L’album di Alex Castelli è stato pubblicato il 20 Gennaio 2020 in concomitanza con il singolo Stanno uccidendo la musica, una canzone dal forte impatto emotivo che racconta dal punto di vista di un musicista e amante della musica, ciò che sta avvenendo nella musica italiana secondo l’autore. L’album racconta delle fragilità umane e della perseveranza di un uomo che mette in preventivo le cadute, gli ostacoli e tradimenti sapendo che occorrerà rialzarsi.
Dal lavoro di squadra con le band al grande passo da solista. Qual è stata la scintilla che ti ha portato a questa scelta?
Si, tanto tempo a mio avviso speso bene, penso che solo dal confronto con gli altri si si possa crescere. Suonando nelle band impari tanto, a livello tecnico, compositivo, di gusto, ma soprattutto a livello umano.
Tutto quello che ho appreso è poi confluito in una serie di canzoni (10 nell’album, ma ce ne ho altre che ho voluto escludere) che rappresentano un particolare momento della mia vita, segnato da profondi cambiamenti. Il cambiamento vissuto è stato il motore della mia scelta di “mettermi in proprio”!
Quali sono i cantautori che hanno influenzato il tuo modo di fare musica?
Più che i cantautori seguo molto le band. Personalmente i cantautori puri mi annoiano un po’… sono pochi tra loro che fanno breccia nel mio cuore (Dalla, Battisti, Carboni, De Gregori, Battiato…). Non ho punti fissi di riferimento.
Io nasco come chitarrista e poi divento cantante quasi per necessità; compositore e autore come valvola di sfogo. Da chitarrista tutto ciò che è “chitarroso” mi attira, anche se recentemente mi sto avvicinando alle tastiere. I riferimenti musicali nascono nel periodo in cui ho militato nelle band che suonano cover a fine anni ’90. Tanto grunge. Ma adoro il reggae, il rock, il pop, il blues, il jazz, il punk, lo stoner, la musica classica, la musica elettronica… Mi piacciono molto i Wilco, ascolto i Pink Floyd, i Pearl Jam che sanno sempre reinventarsi, i Beatles, Bob Marley, Mozart, Tommy Emmanuel, i Sex Pistols, la PFM, i Queens of the Stone Age, i Depeche Mode, Blur, Radiohead e Talking Heads, King Crimson…
Gli Afterhours li ho scoperti da poco… apprezzo l’approccio sanguigno. Mi appartengono come periodo storico. La PFM è un modello per me da sempre. Mi piacciono Daniele SIlvestri, Pino Daniele, Niccolò Fabi, Max Gazzé, ascolto John De Leo… ho divorato i dischi degli AREA, mi piacciono i CSI e tanti, tanti altri, che se sto ad elencarli, non ci starebbero nemmeno su una pagina web…
Caduti liberi esce dopo alcuni mesi dalla pubblicazione del tuo singolo C’è di mezzo il mare. È un album nato da avvenimenti che hanno influenzato la tua vita?
Ci sono state tante riflessioni e tante esperienze vissute che hanno portato alla nascita di “Caduti liberi”. Prima tra tutte la riflessione sulla paura del cambiamento che ho vissuto in prima persona più volte nella mia vita. Il cambiamento è parte della vita.
Come la morte è inevitabile. Nessuno può resistere al cambiamento. Spesso si crede che restare immobili, in attesa che accada qualcosa di esterno a noi che porti miglioramenti nella nostra vita, sia la cosa migliore da fare. Niente di più sbagliato, tutto nasce da noi. La nostra vita la plasmiamo noi. Tutti siamo liberi di agire, tutti abbiamo il libero arbitrio, il dono più grande che ci è stato fatto alla nascita. Ma nel corso della vita ce ne dimentichiamo, preferendo lasciare ad altri la possibilità di decidere per noi.
Quando ci accorgiamo di avere perso la nostra facoltà di scegliere, perché divenuta prerogativa di altri, siamo ormai ingabbiati. In questo momento è quindi necessario portare un cambiamento ed agire. Per avviare un percorso di vita nuovo bisogna decidere innanzitutto di fare un passo. Un passo verso la libertà. E questo passo che comporta la perdita dell’equilibrio, bisogna farlo se si vuole raggiungere la libertà.
A volte perdere l’equilibrio ci porta a cadere, ma quando cadiamo siamo già liberi. Perché abbiamo scelto di esserlo, muovendoci. Quando ci rialziamo siamo un po’ ammaccati ma pronti per il passo successivo. È un po quando un bambino impara a camminare, si impara cadendo.
Da dove prendi ispirazione per la tua creatività?
La vita di tutti i giorni mi ispira. La vita è governata in generale da due tipi di energia in antitesi: la paura e l’amore. Da entrambe possono partire riflessioni e spunti di ogni genere, che possono portare alla nascita di canzoni, musica, testi.
In ogni cosa che ci capita durante la giornata ci può essere l’ispirazione.
L’album è uscito con il contributo della Camera di Commercio di Bergamo per la diffusione e il supporto agli artisti del territorio bergamasco. Come sei arrivato a farti supportare da un ente come la Camera di Commercio?
Io suono, scrivo musica, vivo con la musica e per la musica. Da pochi anni sto però investendo su una mia carriera da cantautore. Infatti, in parallelo, da circa 20 anni ho comunque portato avanti lo sviluppo di una mia agenzia di comunicazione che opera a stretto contatto con le imprese del mio territorio.
Questa attività mi ha consentito di avere rapporti quotidiani con enti territoriali con cui abitualmente ho relazioni. In questo caso, in seguito a un incontro con un responsabile di Confartigianato Bergamo, mi venne segnalato un bando di Camera di Commercio di Bergamo, che poteva essermi d’aiuto per promuovere il mio progetto musicale. Bingo. Da qui ho trovato le risorse per fare il salto.
Raccontaci un po’ come hai scelto Stanno uccidendo la musica e Gabriele come primi singoli estratti dall’album.
C’è di mezzo il mare è la canzone grazie alla quale ho preso coraggio per avviare la promozione del mio album. Il brano che ritenevo più adatto come prima assoluta. Molto rappresentativo per l’argomento trattato (il cambiamento e il timore di sbagliare) e musicalmente più semplice e orecchiabile rispetto alle altre, con una bella apertura rock.
Stanno uccidendo la musica è legata al periodo storico piuttosto complesso per la musica: il singolo è stato lanciato durante il periodo di San Remo… il festival della musica italiana per eccellenza, amato e odiato da tutti proprio per i contenuti musicali a volte secondari rispetto allo show. I decreti legge legati al Coronavirus ci stanno mettendo del loro per dare il colpo di grazia alla musica e ai musicisti in generale.
La canzone nasce come constatazione della marginale importanza che viene data alla musica ai giorni nostri, sminuita e portata a livello di prodotto di consumo da supermarket online, da misurare con numeri e statistiche. Poi sto notando che si può adattare anche ad altre situazioni…
Gabriele è una canzone che parla di un personaggio di fantasia, il tipico italiano che ci fa fare figuracce internazionali, furbo, opportunista, egoista, menefreghista. Quello che scavalca la fila, quello che supera nella corsia di emergenza in autostrada, quello che davanti sorride e appena ti volti ti accoltella alle spalle, quello che esce senza mascherina e fa fare pipì al cane 10 volte al giorno…
Penso che tutti abbiamo fatto una furbata nella vita… anche nelle cose piccole esce il Gabriele che è in noi. Gabriele è l’estremo esempio del malcostume italiano. A mio avviso c’è un po’ di Gabriele in tutti gli italiani.
La canzone è allegra, presenta parti in acustico e parti più cattive nell’inciso, che hanno le chitarre elettriche in primo piano. Il riff è simpatico, orecchiabile. Mi sono chiesto: perché Gabriele? Mi sono risposto… perché no!
In questo momento di grandi cambiamenti che questo isolamento forzato ci sta portando, possiamo cogliere l’opportunità per gettare (dal balcone magari…) il Gabriele che è in noi e rinascere con consapevolezze diverse, diventando persone migliori. Sempre italiani ma mettendo tutte le nostre doti positive più straordinarie in primo piano.
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