INTERVISTA | Alfio Sgalambro: nella sua musica ricerca, sperimentazione e tradizione

Il compositore e clarinettista Alfio Sgalambro ha pubblicato il suo terzo lavoro discografico dal titolo The Inner Worlds, un lavoro di ricerca e sperimentazione musicale, ma sempre con uno sguardo verso la tradizione. L’abbiamo incontrato e intervistato per saperne di più…

Oggi diamo il benvenuto ad Alfio Sgalambro su Blog della Musica che ci presenta il disco The Inner Worlds. Buongiorno Alfio, ascoltando il brano Beyond the Silence vengo subito catturato dall’elemento timbrico. In quale modo concepisci il timbro a livello musicale e compositivo? Quanto il timbro influenza le scelte melodiche e ritmiche?

Buongiorno e grazie per questa intervista. L’aspetto timbrico è  una componente importante della mia musica; personalmente vado sempre alla ricerca non solo del timbro strumentale in sé ma anche del musicista che a mio avviso, produce un determinato tipo di suono. Ricerca timbrica e ricerca dei musicisti che soddisfano le mie esigenze compositive, vanno di pari passo. Le mie scelte melodiche e ritmiche non dipendono in realtà dall’aspetto timbrico; ogni mio brano scaturisce da un lavoro di introspezione, alla ricerca di emozioni, recenti o passate: tutto questo, va poi tradotto in musica.

Cosa intende Alfio Sgalambro per “direzione intuitiva”?

In Beyond the silence, il Flauto contralto interpreta una partitura scritta secondo la tecnica dell’alea controllata, dove vi sono dei parametri da rispettare (da leggere così come sono scritti) ma si lascia allo stesso tempo libertà di improvvisazione per quanto riguarda la scelta di altri parametri. In questo contesto (mentre il Flauto esegue la partitura), sono previsti dei liberi interventi di Pianoforte e Percussioni: il momento esatto dell’ingresso, se deve suonare un solo strumento o entrambi (la timbrica quindi…) e la durata di ciascun intervento, vengono stabiliti dal sottoscritto, secondo il metodo che ho già descritto in precedenza per la composizione dei miei brani, bisogna mettersi in ascolto con sé stessi, rapportandosi pure (in questo caso) con l’esecuzione del Flauto e capire (o meglio sentire) in che modo gestire la direzione.

In che modo l’intuizione può influenzare estemporaneamente la struttura di un pezzo caratterizzata da un ritmo non misurato?

Riprendo il discorso già esposto precedentemente, intuizione per me significa avere a che fare con un qualcosa di imponderabile, si sta in ascolto del proprio mondo interiore (non a caso ho dato al mio cd il titolo The Inner Worlds) e quando arriva l’input (ma non sai quando né come arriva), si capisce tutto, ma solo perché lo si è appreso in questo momento, non un attimo prima.

Frammenti è indubbiamente un pezzo molto interessante, con connotati eterogenei che tendono a confondersi in modo univoco nella composizione. Il clarinetto suggerisce la musica colta novecentesca, il contrabbasso rimanda ad atmosfere jazzistiche e il tamburo siciliano a quelle popolari dell’Italia meridionale. Come sei riuscito a fondere in un linguaggio così articolato e complesso questi mondi musicali così lontani e diversi?

Fin da ragazzino ho sempre frequentato ambienti musicali anche diversi tra di loro ma accomunati dallo stesso denominatore: il rispetto per tutti i generi musicali e la voglia di conoscere; credo che tutto ciò abbia influenzato parecchio il mio modo di scrivere. All’epoca studiavo clarinetto e dopo continuai con la composizione, ma questo atteggiamento di apertura (almeno spero che sia così) non l’ho mai abbandonato. 

Molto originale Reazioni speculari 01. Il “Live Electronics” presente in questa traccia è a mio avviso ancora un mondo piuttosto inesplorato, che offre possibilità espressive praticamente illimitate. Qual è il tuo modo di intendere l’elettronica e l’effettistica?

Reazioni speculari 01 e 02, sono il frutto dello studio durato circa due anni e svolto con il compositore Massimo Carlentini, docente di musica elettronica al conservatorio; dei due brani siamo entrambi gli autori. A dire il vero, non avevo mai avuto esperienze simili; è stato tutto molto interessante e divertente e spero un domani di continuare questo lavoro di ricerca. Gli effetti rumoristici sono presenti in quasi tutte le mie composizioni ma come dire, nella giusta misura. Personalmente sono sempre alla ricerca di un equilibrio tra tecniche compositive (ed esecutive) d’avanguardia e una scrittura che in un certo qual modo si richiami alla tradizione, perché credo fermamente che la musica di oggi debba poter essere ascoltata non solo da un pubblico di specialisti.

In fase di scrittura e composizione, quali sistemi utilizza Alfio Sgalambro per fissare su carta questo tipo di interventi che tendono a sfuggire alla notazione tradizionale?

Come detto prima, utilizzo essenzialmente un tipo di scrittura che prevede l’esatta esecuzione di alcuni parametri mentre per altri, lascio libertà di improvvisazione. Le mie partiture sono discorsivo-prescrittive, aleatorie (o meglio alea controllata o improvvisazione controllata, secondo se viene data minore o maggiore libertà all’esecutore), a volte utilizzo dei grafici ma mi posso pure avvalere della scrittura tradizionale. Una stessa partitura può contenere più di una modalità di scrittura. Ovviamente posso realizzare tutto questo, grazie ai preziosi musicisti che suonano nel cd: Carlo Cattano flauto, flauto contralto, sax baritono; Massimo Carlentini live electronics; Marcello Inserra pianoforte; Giuseppe Mangiameli contrabbasso; Luca Inserra tamburo siciliano; Antonio Moncada batteria, percussioni.

Ascolta il disco di Alfio Sgalambro su Youtube

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