Le confessioni di Amelie in questa intervista al Blog della Musica…
Da un articolo intitolato in questo modo c’è da aspettarsi quasi qualunque cosa. Ma di tutto lo spettro delle possibilità vogliamo concentrarci sul lato romantico e introspettivo. Quelle di AMELIE sono confessioni che abbiamo già conosciuto parlando del disco Il Profumo di un’Era. Da questo lavoro oggi viene estratto un nuovo singolo, appunto “Messaggi”, un nuovo video molto suggestivo e un nuovo fiato da dare ad un disco ormai “vecchio”…perchè si sa che i dischi dopo pochi mesi sono già vecchi. Eppure il percorso di Amelie è un percorso fatto di riconoscimenti e premi, dal Lunezia al D’Aponte passato per la menzione come uno dei 10 titoli migliori per le TARGHE D’AUTORE 2015. “Messaggi” è una nenia d’autore, di un pop a cui piace attingere un po’ ovunque ispirazioni e colori. E questa istintiva naturalità con cui poi produce e confeziona qualcosa che suona bene, ci piace…e in generale piace sempre quando ascoltiamo bella musica. L’intervista per gli amici di Blog Della Musica
Nuova linfa e voce a questo disco Il Profumo di un’Era. Un nuovo singolo ed un nuovo video. Come mai questa scelta e perché proprio “Messaggi”?
È un album che spero viva ancora a lungo, perché infondo la musica, se si ragiona staccandosi da regole di mercato, non ha una data di scadenza. I brani sono 13 e fin quando sentirò la necessità, cercherò di dare linfa (in un modo o nell’altro) a quasi tutti i pezzi. Ho scelto “Messaggi” perché in questo particolare momento sociale/storico credo sia importante staccarsi dal processo di omologazione in atto, riavvicinandosi a concetti quali “autenticità”, “interiorità”.
Non hai pensato che brani come “Mondobit” sarebbero stati più “radiofonici”? Che filosofia hai seguito questa volta?
“Mondobit” è sicuramente più radiofonica, ma ha avuto questa estate il suo momento come singolo (dopo l’uscita della title track). Ho pensato che col sole poteva girare meglio 😀
L’idea della doppia esposizione com’è nata? Ma soprattutto perché la scelta di quei meravigliosi scenari naturalistici?
Parlando con il regista e spiegandogli ciò che intendevo trasmettere con la canzone, è venuta fuori l’idea di costruire un video utilizzando (senza abusarne) la doppia esposizione. L’idea mi è parsa originale e fuori dal comune. Pertanto sono stati costruiti in post produzione frames in cui, all’interno della mia sagoma in “slow motion”, compaiono paesaggi naturalistici che esprimono metaforicamente stati interiori. Per questo per esempio, sul finale, trovi “due Amelie” che all’interno hanno “nature” contrastanti (per esempio montagne innevate e in fiore, paesaggi notturni e diurni…).
Ispirazioni e scenari musicali: AMELIE di chi è figlia?
Di tutta la musica che ha una tradizione melodica importante con soluzioni armoniche interessanti e che si fa messaggera di tematiche non scontate o banali. Amo Michael Jackson. Sono cresciuta con la sua musica e la sua versatilità stilistica. Poi, dopo gli 11 anni ho cominciato ad ascoltare anche altro 😀 Per esempio un grandissimo amore sono i Queen. Li nomino sempre troppo poco ma li amo alla follia. Il loro modo di comporre è impressionante. É sul filo tra la musica moderna e l’opera classica: i continui cambi a livello armonico, melodico e di arrangiamento rendono le loro canzoni veramente capolavori intramontabili. Poi ci sono Bowie, Cure, gli immensi Depeche Mode…i Goldfrapp, i London Grammar e tanti altri. Sull’italiano sono arrivata successivamente. Mi piace il cantautorato, in particolare Ciampi, Battisti, Fossati, Dalla, uhhhhh Battiato lo amo!!!! Sulla musica più contemporanea italiana apprezzo Subsonica, i vecchi Bluvertigo, Niccolò Fabi, Bugo ed Elisa. Poi amo anche la musica di Wagner, Satie, Debussy e Ravel.
La tua carriera per quanto giovane è comunque costellata di tanti riconoscimenti. Disorganicamente, per il mestiere, oggi averne di questi riconoscimenti, cosa porta?
Ti ringrazio per la “giovane”!!! 😀 Penso che i premi siano belle occasioni in cui fai conoscere a sempre più persone il tuo progetto. Sono momenti in cui incontri anche gente del settore con cui può nascere una collaborazione. Filippo Broglia (mio ufficio stampa radio) per esempio l’ho incontrato grazie al Premio Lunezia, così come ho conosciuto la cantautrice Rebi Rivale (con cui ho scritto due pezzi) in occasione del Premio Poggio Bustone (idem per il collega Stefano Ardenghi). Professionalmente non ti fanno vendere migliaia di copie ma ti danno quel lancio in più che non fa mai male. Per esempio, se non avessi mai vinto il Lunezia, non avrei mai fatto questo disco. Magari sarebbe nato un Album del tutto diverso, chissà? Da lì sono partite davvero tantissime cose. I premi sono situazioni in cui si creano sinergie pazzesche. Sapere poi di aver fatto lavori che vengono apprezzati a livello nazionale è un bel risultato, soprattutto quando per gli autoprodotti e indipendenti questi spazi sono sempre meno.
Oggi un disco ha la vita di pochi mesi. Alcuni di qualche settimana. Provando a guardare il tutto con occhi neutrali, pensi ci sia ancora da raccogliere con questo disco?
È una domanda interessante alla quale potrei risponderti a seconda del punto di vista che decido di assumere. Per esempio, se fossi una pura discografica di una major ti direi che è vecchio, perché ha già un anno. Però poi mi direi da sola che non essendo Amelie un’artista nazionale di fama, qualche chance in più potrebbe averla nell’avere voglia di diffondere la sua musica. Se dovessi assumere quella di un nuovo ascoltatore direi che non è vecchio in quanto ancora lo devo conoscere (e come me un buon 90% del pubblico che non conosce Amelie); se dovessi assumere il punto di vista dell’Artista (che è poi il mio reale) ti direi che, avendo fatto scelte lontane da quelle di mercato mainstream, un disco non è vecchio nemmeno dopo 100 anni. Ma non solo il mio. Quello di tutti. Quindi, se non si hanno contratti o regole imposte da rispettare, si ha maggiore libertà di scelta. E aggiungo: per fortuna! 😀