Andrea Lorenzoni: Fèlsina ribelle | Recensione

Il cantautore e poeta bolognese Andrea Lorenzoni ha pubblicato per la New Model Label il nuovo disco dal titolo Fèlsina ribelle. Gilberto Ongaro l’ha recensito per Blog della Musica

Ccopertina disco di Andrea Lorenzoni: Felsina Ribelle

Andrea Lorenzoni, Fèlsina Ribelle

Tra i tanti lavori nati in casa durante il lockdown del 2020, spunta anche il terzo album solista di Andrea Lorenzoni. Cantautore, poeta e maestro elementare di Bologna, ha pubblicato il 29 gennaio 2021 Fèlsina ribelle, per la New Model Label (Fèlsina è l’antico nome del capoluogo emiliano).

Le canzoni alternano argomenti sentimentali personali a temi universali, ma in entrambi i casi ciò che emerge è una certa freddezza espositiva. Sembra che Lorenzoni si distacchi da ciò che canta, senza aggiungere pathos (approccio tipico del canto “logogenico”). Le parole non predominano sulle schitarrate: anche gli energici riff sono protagonisti nell’ascolto. Infine, il timbro vocale per certi versi ricorda vagamente Samuel dei Subsonica, però decisamente più ispirato, rispetto al cantante torinese in veste solista.

In Distante ad esempio, affrontando la fine di una relazione, non cede alle lacrime e si mantiene descrittivo, sopra un rock cadenzato: “Tu sei andata via come per gioco, con l’aeroplano della fantasia (…) e lontana ti fai desiderare, anche se tu vorresti già tornare nei problemi quotidiani di coppia, che normalmente ci fanno dannare. Hai visitato la città del Sole, ti sei bruciata nella pietra gialla”.

Gigante è avviata da un inciso di synth (che la terza volta sarà doppiato dalla voce in falsetto), mentre si torna indietro ai momenti felici (e alle prime crepe) della coppia: “Noi parliamo al telefono per ore, ci facciamo carezze di parole, guidi la Cinquecento fra le rose, prepariamo la cena fra le scuse. A volte sono distante dal fuoco, domani sono più ardente per poco”. Ma una minaccia gelata incombe, rafforzata dal riff distorto, quasi stoner: “Qui dentro il cuore c’è un ghiacciaio diamante, si spacca sotto il passo del gigante”.

Sesso affonda nel desiderio acceso dalle “foto sexy piedi”, e dall’osservazione maniacale di un uomo verso gli scatti ammiccanti della donna. Incisiva la melodia del ritornello. Con Essere emerge una certa filosofia a cavallo tra il calvinismo e lo zen: “La bontà dello sforzo e del lavoro, capisci che il segreto è dentro te, nel tuo pensiero su quello che fai, lavora muori, tu sii quel che sei (…) Più ti conosci più migliorerai, e ti odierai per amare il tuo coraggio, fiero di te sarai della tua strada, l’hai costruita tu comunque vada. Le tue capacità, creatività, ci sono sempre state dentro te, si può cambiare il modo di guardare, i colori si possono sfumare”.

Poi, in 6/8 arriva Diritto, un brano che sa di dichiarazione, di manifesto, e infatti trae ispirazione dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo: “La dignità conviene a tutti gli esseri, perciò i diritti sono la giustizia (…) restiamo umani, siamo per la scienza. La libertà, il pensiero non spaventa se le tue idee puoi dire con ragione”. Andrea continua la dichiarazione focalizzandosi su una precisa categoria di persone: “L’uomo d’affari sia consapevole, oltre al denaro c’è anche bellezza. L’animo diritto esalta i suoi talenti agli indifesi udienze indipendenti”. Durante la strofa sull’educazione, sentiamo sullo sfondo una melodia synth che richiama le bourrée, antiche danze francesi.

Un brano più “caldo” è Emilia, dedica incantata alla via Emilia “che parte da Rimini e che a Piacenza arriva fino agli argini”. Tra omaggi a Brondi e ai CCCP, lo sguardo trascende elementi solitamente non proprio idilliaci: “Oggi le pietre miliari della via sono i distributori di benzina, al rumore dei camion, i gommisti, l’aria stanca, i pensieri dei baristi”.

Dopo la “nebbia del divisibile visibile” si ritorna alla relazione lasciata ai primi brani, con Rammarico. Anche qui il sentimento è chiaro ma sobrio, senza piagnistei: “Io mi rammarico per il malessere, per tutto il bello che poteva essere”. L’arrangiamento di archi sintetici ricorda certo pop d’autore dei primi anni ’00. Infine, con un riff che in Emilia definirebbero “peso, pesissimo”, parte Psiche. Che affonda tra “manie ansie ossessioni” ed elementi alfa e beta che si confrontano. Sfuma il confine tra psicologia e chimica: “I disegni dei bambini sono veri, i ruoli familiari senza alfieri”. Mentre il testo del refrain tenta di buttar giù le difese delle paure: “Vuoi spogliarti davanti a tutto il mondo? Vuoi far cadere l’armatura in fondo, spalancare la pelle alla tua psiche, ridisegnare le violenze antiche?”.

A volte implicito, a volte esplicito, Andrea Lorenzoni stimola il pensiero, provocando e restando impassibile, come nulla fosse.

Guarda il video estratto dall’album Fèlsina ribelle

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