La cantautrice Ane Brun negli ultimi anni si è sempre tenuta impegnata facendo uscire diverse canzoni e album, ma era dal 2015 con When I’m Free che non ci regalava un nuovo disco composto interamente da brani inediti. Ecco ne ha fatti uscire addirittura due. L’abbiamo intervistata per voi…
Ciao Ane Brun, grazie per questa intervista! Recentemente hai fatto uscire non 1 ma ben 2 album! Oltretutto a distanza di poco tempo uno dall’altro e dopo un lungo silenzio. Cosa ti ha ispirato per questi due dischi?
Il primo disco After the Great Storm era quello che stavo programmando di fare. Lo vedevo come quello che stava sulle spalle di When I’m Free (2015) e che guardava oltre a Leave me Breathless (2017), attingendo al “dramma” di Live at Berwaldhallen.
Puntavo ambiziosamente ad una grande produzione, arrangiamenti elaborati, beats e linee di basso… Alcune delle canzoni di How Beauty Holds the Hand of Sorrow sono state registrate avendo questa idea in mente, ma le abbiamo poi riarrangiate perché in quel modo non esprimevano il loro potenziale, non in una grande produzione. Lo esprimono invece in una versione più intima. E quindi ho deciso che molte canzoni beneficiavano dallo “spogliarsi” un po’, a livello di suono.
Avevo questa visione di una grande produzione per tutte le canzoni ma alla fine è sempre il protagonista di una canzone a decidere come presentarsi.
E’ così che il secondo album è stato creato. Inoltre, quando ho scritto la musica per questo progetto avevo in mano 17 canzoni e se le avessi messe tutte in un album sarebbero stati 90 minuti di musica, che è un po’ troppo per la soglia d’attenzione di un ascoltatore d’oggi
Cos’è il dolore per te? Cos’è questa “tempesta” di After the Great Storm?
Per quanto mi riguarda, la tempesta c’è stata nel 2012 quando sono stata seriamente malata di Lupus, una malattia autoimmune che è avuto da quando ho circa 20 anni (ora non ho sintomi da tanti anni). Sono stati sei mesi molto duri, lontano da tutto, ma quando sono tornata mi sentivo benissimo ed in qualche modo ero spiritualmente rinata. Sentivo così tanto amore e speranza intorno a me. La canzone parla della sensazione che provi quando hai superato qualcosa di molto difficile. Come la sensazione che provi dopo un’influenza ma moltiplicata per 100.
Di cosa parlano questi due dischi? C’è un fil rouge tra i due nuovi dischi di Ane Brun?
Entrambi i dischi sono stati scritti nello stesso periodo della mia vita. Sono parte dello stesso ciclo. Trattano tutti i grandi temi della vita. Ho perso mio padre nel 2016 e tante cose si sono svegliate in me negli anni successivi alla sua dipartita. Ha coinciso anche col mio quarantesimo anno di vita, quindi una sorta di crisi di mezza età.
E’ anche un po’ strano perché tutte le canzoni tranne una, “Breaking the surface”, sono state scritte prima della pandemia. Ma dal momento che sono state scritte dopo un periodo di dolore e di perdita, quando cercavo di uscire da qualcosa. sono molto attuali con il periodo che stiamo vivendo. Parlano dell’essere qui adesso, focalizzarsi sull’essere grati per quello che si ha ora e non domani, ed essere gentili con se stessi in un periodo difficile.
In molti canzoni è come se fossi la “Buddha” di me stessa, mi dico come affrontare la mia vita sotto certe circostanze, ed in questo senso rispecchia decisamente il 2020..
In qualche modo sento che “How Beauty Holds the Hand of Sorrow” tra i due dischi è quello più empatico e confortante. E credo che il fatto che queste canzoni “volessero” essere registrate in modo più intimo sia legato a questa cosa. Sono destinate ad essere dei leggeri sussurri nelle vostre orecchie o un colpetto di mano sulla vostra guancia.
Come è cambiato lo stile di scrittura (se è cambiato) di Ane Brun nel corso degli anni?
Sento che ho allargato il mio suono e la mia vocalità è diventata più alta e ampia, così come la mia poetica e la mia composizione.
Tre canzoni sono state scritte a quattro mani con il co-produttore Martin Hereros, e questa è stata una nuova esperienza per me che ho voglia di ripetere in futuro.
Volontariamente ho provato a scrivere canzoni dall’armonia più ampia, cambi armonici non chiari nei versi, nel ritornello, nel ponte, etc. Come in “Don’t run and hide” e “Trust” dove la melodia cambia molto sopra pattern armonici statici. Mi piace scrivere canzoni in questo modo, e molte delle cover che ho registrato sono costruite così, come “Lamento della ninfa” di Monteverdi (la mia versione si chiama “Amor, Oh Love”) e “Halo” di Beyonce.
Ma scrivo ancora canzoni che potrebbero essere state scritte per i miei primi dischi, come Breaking the surface e Meet you at the delta.
Quali sono le tue principali influenze non solo musicali ma artistiche in generale?
Le mie influenze musicali sono infinite. Dal jazz, al pop e soul, alla musica classica, elettronica, house, hip hop e world music. Ho sempre ascoltato musica in questo modo, da che sono piccola.
Sul mio profilo Spotify potete trovare una playlist che ho ascoltato ovunque durante la pre-produzione dei due miei ultimi dischi. Qualche volta sono ispirata da libri, film…articoli o programmi radiofonici e podcast. Una volta ho scritto una canzone dopo aver guardato un documentario su Patti Smith e ho scritto canzoni per film e televisione, un modo molto diretto per essere ispirata da un’altra opera d’arte, credo. A parte questo non c’è niente di specifico che io possa menzionare.
Come hai vissuto e stai vivendo durante questa pandemia? Qual è il principale cambiamento che hai riscontrato nella tua vita e credi che questo cambierà il tuo approccio alla vita per sempre? In che direzione andrà l’umanità?
Vivo a Stoccolma da venti anni e negli ultimi due anni ho fatto avanti e indietro con la Norvegia, il mio Paese d’origine, dal momento che il mio compagno vive lì. E il 10 Marzo sono andata ad Oslo per festeggiare il mio compleanno. La Norvegia ha chiuso le sue frontiere solo due giorni dopo e a, causa delle restrizioni agli spostamenti, sono rimasta lì per mesi. E’ stato molto bello avere l’opportunità di riconnettermi con il mio Paese natale e ho riscoperto di essere parte della natura, cosa che cambia la vita.
Ho avuto tanto lavoro nel 2020 dal momento che stavo terminando la produzione delle canzoni del nuovo album. La maggior parte delle basi delle canzoni erano già state registrate live con una band durante delle sessioni in studio nel 2019 ma alcune delle canzoni sono state riarrangiate e registrate di nuovo ad Oslo, in pieno lockdown. Abbiamo minato e spedito i file avanti e indietro tra Stoccolma, Oslo e Londra per finire il disco a distanza. Quindi fortunatamente mi sono tenuta occupata.
Nel corso del 2020 abbiamo fatto uscire 12 singoli, uno al mese, con i rispettivi video e racconti… mi sono tenuta occupata e così il 2020 è stato più leggero per me. Ho dovuto ovviamente posticipare il mio tour europeo e quindi cancellare tante date.
Da un punto di vista più esistenziale, sento di essere diventata più presente, più calma, più consapevole del mio tempo e della mia energia. Ho viaggiato pochissimo, cosa che invece faccio moltissimo dal 2003 per lavoro, ed ho così potuto godere dello stare in un solo posto per settimane…
Spero che la gente abbia avuto l’opportunità di fermarsi e pensare, rivalutare ciò che è davvero importante per loro e realizzare che dobbiamo davvero prenderci cura del nostro pianeta e che, per fare questo, dobbiamo collaborare a livello internazionale.
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