Un disco d’esordio che poi esordio non è vista la giovane carriera di producer e soprattutto musicista che si porta sulle spalle Anthony Valentino, chitarrista di lungo corso nella scena milanese e non. Leggi l’intervista
Ed il rock, nelle sue tante derive dai colori scuri, è un po’ l’habitat naturale di Anthony Valentino e lo dimostra a pieno con questo suo primo lavoro personale, introspettivo nelle liriche e nel mood ma decisamente figlio di quel rock dei tardi anni ’90, americano fin dentro le ossa, che spolvera con gran gusto le bellezze classiche del metallo epico, delle follie prog e quella sempre opportuna soluzione pop che rende il tutto assolutamente quotidiano anche negli ascolti di chi, per rock puro, sa citare solo nome come Guns N’ Roses o Nickelback. E forse ha ragione anche chi, nella bella critica ricevuta da questo disco, ha sottolineato come sarebbe stato ancora meglio se durante l’ascolto di questi inediti ci fossimo ritrovati con meno scelte dal sapore italiano. Il tutto si intitola Walking on Tomorrow, da una splendida copertina grafica di scene apocalittiche come piace a noi… e sulle nostre pagine, come di consueto, il video ufficiale del singolo My Light Found in the Rain.
Partiamo sempre dai nomi e dalle curiosità estetiche. Un disco di rock che dal titolo promette un viaggio nel futuro, in una certa misura. Ma non dovrebbe avere uno sguardo al passato, visto che parla con una lingua “antica”?
In effetti hai proprio colto nel segno perché “Walking On Tommorow” è un disco che parte dal passato per arrivare ad avere uno sguardo sul futuro. In questo album racconto me stesso, sono presenti i miei stati d’animo, paure, emozioni, sogni ed esperienze passate. Ho voluto realizzare un album solista proprio per non avere influenze esterne e poter raccontare tutto ciò che sentivo di voler condividere; e, nel mio viaggio introspettivo, sono partito proprio dalle esperienze che hanno avuto un impatto su di me. “Walking On Tomorrow” racchiude quindi molto di ciò che ho dentro.
Spesso dicono che il rock come anche il jazz o altro siano generi “antichi”. Come la vedi?
Penso che tutto al mondo, compresa la musica, abbia la propria storia. Ci sono generi che hanno radici antiche e che vivono ancora oggi nell’evoluzione e nei richiami di quelle fondamenta; credo che questo discorso si estenda anche ad altro, come ad esempio, nella pittura, esistono quadri meravigliosi di pittori contemporanei che seguono una scuola antica così come quadri meravigliosi di pittori innovativi e moderni. Tutto ha la sua storia, quello che fa la differenza è come la si tiene in vita; il Rock&Roll ha da sempre insegnato quanto siano importanti la genuinità e la spontaneità ed è nel Rock che ho trovato il modo giusto di esprimere ciò che racconto in “Walking On Tomorrow”. Tuttavia ci sono altri generi hanno influenzato la mia vita musicale, come ad esempio il Folk ed anche in questo caso partendo da radici antiche.
L’amore è una costante, nelle canzoni, nelle liriche e anche in un certo modo di risolvere le melodie… cosa ne pensi?
L’amore è un tema che tratto in “Walking On Tomorrow”, in fondo un po’ tutto è mosso dall’amore. Considero questo album mio figlio, quindi direi che di amore che è ricco di amore.
Beh l’amore è anche il protagonista del video di lancio. Da dove nasce un video così “italiano” per un disco così internazionale?
Quando ho pensato che “My Light Found In The Rain” avrebbe potuto essere il primo videoclip di “Walking On Tomorrow”, sentivo che stavo facendo la scelta giusta. Il brano parla di quel tipo di amore e di connessione destinato a durare in eterno perché va oltre tutto, persino oltre la morte; è un amore che continua a vivere nei ricordi, nei legami, nel sogno ed è quindi impossibile da scalfire. Nel videoclip si è cercato di rappresentare tutto questo ed essendo stato realizzato da italiani, probabilmente è venuta fuori tutta la nostra italianità.
L’italiano? Hai mai pensato che tutto questo potesse vivere in italiano?
No, per quanto riguarda “Walking On Tomorrow” sentivo il bisogno di esprimere ciò che avevo dentro in inglese; questo è un disco che ha varie contaminazioni ma sicuramente l’Hard Rock è il perno centrale ed io sono profondamente legato all’Hard Rock di matrice anglosassone ed americana. Mi piace scrivere in italiano ma lo faccio su un genere molto importante per me che è il Folk.
Mi sarei aspettato nel disco un brano totalmente acustica, anzi silenzioso e morbido. Una sorta di “More than words” degli Extreme. E invece…
Chissà, magari nel prossimo album sarà presente un brano così.