L’astenìa, dal greco ασθένος, è un sintomo aspecifico presente in numerose condizioni morbose sia fisiche che psicologiche; consiste nella riduzione della forza muscolare al punto che i movimenti sono eseguiti con lentezza e poca energia. Negli Astènia, invece, non c’è niente di tutto ciò.
Gli Astenia, nascono nella periferia di Roma nell’inverno 2005, prendono il nome da un termine medico e lo personalizzano cambiandone un accento. Dopo varie line up, la formazione attuale è composta da Gianluca Gabrieli, Riccardo Acanfora, Federico Fontana e nell’aprile di quest’anno pubblicano “Quello Che Non Ho”, nuovo EP composto da quattro brani inediti.
Le canzoni di questo EP nascono da un periodo di grandi sbalzi emotivi, di decisioni dolorose e di mancati inizi. Si parla di sentimenti contrastanti, della fine di un lungo e
tormentato rapporto, di un’amicizia finita e di un incontro che poteva essere ma non è stato. È una riflessione sulla mancanza di coraggio, sulla precarietà dei sentimenti, sulle aspettative che ci poniamo ogni volta che qualcosa finisce o inizia. “Quello Che Non Ho” è il portone che non si apre, il secondo atto mai iniziato, un film interrotto sul più bello; è la frustrazione nel vedere che alla fine tutto cambia per non cambiare mai. È un sogno ad occhi aperti destinato a rimanere tale divorato dalla routine di tutti i giorni.
Milano è il primo singolo estratto da “Quello Che Non Ho” e vanta la collaborazione di Davide Rossi agli archi (già violinista per Coldplay, The Verve, Ed Sheeran, Elisa e molti altri) e di Elisa Zoot dei Black Casino And The Ghost al piano.
Il brano racconta la storia di un mancato inizio, quando ad un incontro non corrisponde un seguito. Il tempo si dilata, si analizza ogni parola e ci si chiede se esista un motivo valido per un fallimento. Milano è una storia fatta di sensazione, di un secondo atto mai iniziato e di un cambiamento sperato e mai avvenuto. È una ballata che parte da una chitarra acustica, passa attraverso la voce ed il groove basso/batteria fino ad arrivare alla parte finale dove gli archi di Davide Rossi la fanno da padrone.
Senza di te è una canzone diretta. Due minuti e quarantaquattro di verità quasi urlate nei confronti della vita e di qualcuno che se n’è andato senza avvertire. Riflessioni di fine estate
sulla fine di una storia e di un nuovo inizio che sta per arrivare, la voglia di ricominciare e la rabbia per non aver detto tutto al momento giusto. Il testo è stato scritto con la collaborazione di Gianluca Marchionne, cantante dei Montreal. È il brano più rock dell’EP, chitarre distorte, ritmica serata, cori e tastiere sixteen .
Il terzo brano è la title track dell’EP, Quello che non ho, una ballad che parla attraverso il pianoforte iniziale per poi aprirsi grazie alla chitarra, la voce e la batteria. È una storia di mancanze, di quello che divide e unisce due persone che hanno provato qualcosa di profondo e forse irripetibile. Il tempo che passa e i ricordi che svaniscono, i rancori che separano e le fotografie che uniscono. Un insieme di pensieri che travolgono una volta che le acque si sono calmate, quando si tirano le somme con se stessi su ciò che è stato.
Il disco si chiude con In un attimo, un brano che musicalmente s’ispira a grandi nomi come Joy Division e Radiohead e che ci porta in un mondo fatto di bassi distorti e rabbia. La fine di un’amicizia, la fine di un amore e la voglia di cancellare dalla propria testa il nome di chi ci ha ferito. Il testo è ostinato, come il ritmo della batteria e la cadenza del basso. È un mantra da ripetere a noi stessi per non cedere all’errore del perdono.