Barock Project dopo dieci anni di musica pubblicano l’album live VIVO; non solo un disco bellissimo e carico di energia, ma anche un degno modo di salutare il loro collega Luca Pancaldi uscito dal gruppo nei giorni scorsi… Ecco l’intervista al Blog della Musica
Benvenuti Barock Project. Il vostro nome è chiarissimo… ma come è nato il desiderio di combinare la musica barocca con stili musicali quali il rock o il jazz… a cosa dà vita tutto questo?
ZABBINI: L’idea di fondare questa band l’ho avuta nell’ormai lontano 2003, quando ancora frequentavo il conservatorio. Già anni prima avevo il sogno di avere un gruppo progressive con cui poter suonare le mie composizioni, ma era un fallimento ogni volta che cercavo di proporlo a qualche amico musicista. Tutti volevano suonare altre cose, come il metal o il pop. Non c’era occasione migliore del conservatorio per proporlo ad un paio di amici che studiavano insieme a me e così cominciammo a registrare le prime idee. Finalmente avevo amici-colleghi con cui poter condividere la passione sia per la musica classica che per il rock progressive e quindi potevo dare sfogo a tutta la mia creatività.
Il nome Barock Project nacque una sera in un pub di Modena, mentre io e gli altri due membri fondatori (Furio Ferri e Martino Silvestri, membri duranti il primo anno) stavamo bevendo qualche birra e parlavamo di quanti Preludi e Fughe del Clavicembalo Ben Temperato di J.S.Bach ci mancavano da studiare per il prossimo esame.
Nel 2007 pubblicate il vostro primo album Misteriose Voci… com’è andata?
ZABBINI: Misteriose Voci era pronto ben due anni prima della sua uscita. Ricordo bene che bussammo a innumerevoli porte per farlo ascoltare e lo sottoponemmo alle etichette discografiche più svariate. Infine trovammo l’unica casa distributrice che non si preoccupava più di tanto delle scelte artistiche e che con poche storie si offrì appunto di distribuirlo su scala mondiale. E’ un disco poco omogeneo, anche se ci sono già gli indizi di ciò che avrei voluto fare in futuro.
Da allora ad oggi sono passati 4 dischi (l’ultimo nel 2015) e quasi 10 anni di musica… Che cosa è successo in questi anni?
ZABBINI: Durante il percorso ci sono stati enormi cambiamenti, sia stilistici che per quanto riguarda la formazione della band. Mentre agli inizi cercavo di essere più scolastico e metodico nella composizione dei brani, attenendomi più ad un discorso filologico per quanto riguarda proprio lo stile barocco, in seguito c’è stata la fase nella quale volevo dare più spazio all’energia del rock, mantenendo un’impronta sinfonica.
Per celebrare questo primo anniversario avete messo in cantiere un doppio disco live dal titolo VIVO. Cosa significa questo lavoro per i Barock Project?
ZABBINI: E’ un doppio cd che racchiude i nostri dieci anni di attività discografica, quindi per noi ha un significato particolare. E’ inoltre una dimostrazione di ciò che la nostra band è sul palcoscenico e dell’energia che trasmette durante i concerti dal vivo. Ed è il degno modo di salutare in uscita Luca Pancaldi.
OMBELLI: Si, decisamente un arrivederci al nostro amico Luca Pancaldi. Un modo di celebrare 10 anni di vita, una occasione ad alto impatto per restare in contatto coi fan di tutto il mondo.
C’è un brano nel doppio disco che non voglio dire vi rappresenti, ma che in qualche modo… non poteva assolutamente mancare?
ZABBINI: Personalmente il brano che rappresenta di più in assoluto la mia creatività e il mio stile compositivo è Fool’s Epilogue. E’ indubbiamente uno dei brani più complicati da eseguire dal vivo, ma non potrei mai toglierlo dalla nostra setlist.
OMBELLI: Coffee in Neukolln, ma anche l’inedito My Silent Sea.
Contaminazioni e ispirazioni. I Barock Project ascoltano molto la musica di….?
ZABBINI: Siamo tutti cresciuti ascoltando Emerson Lake & Palmer, Genesis, Jethro Tull, Rush e compagnia bella. Il “malato” di musica classica sono ahimè solo io perchè l’ho studiata e quindi adoro Bach come Beethoven o Bartòk. Ogni tanto cerco di rompere le scatole agli altri della band con un po’ di classica, ma con poco successo.
OMBELLI: In realtà non è che ci sia un artista in particolare. Potrei dire Coldaplay come Pfm o Police. Molto eterogenei. Mi piace pensare al gruppo come un’isola felice in cui poter esprimere liberamente tutte le nostre ispirazioni.
Prima di lasciarci, raccontateci quali nuovi progetti avete in serbo per questo 2016-17.
ZABBINI: Ci sarà una grande virata stilistica nel disco sul quale siamo già a lavoro. Penso a scrivere in maniera più diretta e le strutture dei brani sono molto più omogenee rispetto al passato. Comincio a stancarmi anch’io di fare troppi giri lunghi fuori dal seminato…
Grazie di essere stati con noi.