Torna Be a Bear, il progetto artistico di Filippo Zironi, cantautore che fa tutto con lo smartphone e ci presenta il suo nuovo disco intitolato Climb your Time. Ecco l’intervista di Blog della Musica
Il titolo la dice lunga. Abbiamo presentato questa mattina il video di lancio del singolo About links, primo estratto di questo nuovo progetto firmato da Filippo Zironi che in arte si fa conoscere con il nuovo pseudonimo di Be a Bear. Un disco dal titolo Climb your Time e che, come dicevamo nel titolo, è stato completamente realizzato son lo smartphone. Interessante prospettiva digitale di questo nuovo mondo musicale che abbiamo oggi. Un disco che scorre, che non ha da invidiare poi tanto alle produzioni di studio o quelle che comunque utilizzano pattern digitali di spessore. Un flusso di coscienza computerizzata, un riflessione sulla società, un istinto che prende forma… anzi suono. Davvero molto interessante. L’intervista per gli amici di Blog Della Musica:
Come Filippo Zironi diventa Be a Bear?
Tirando fuori la parte più selvaggia, quella che di solito nascondo meglio; dovremmo essere tutti più animali e meno uomini, più legati alla nostra terra, più in contatto con la natura. Quando sono più selvaggio sento che sto meglio.
Oggi abbiamo presentato questo video ufficiale. About Link. Tra l’uomo e il futuro o sbaglio? Ci dai una chiave di lettura?
Quando penso ad About Links mi sento nel presente, non nel futuro. Il video è una combinazione di scene di vita diverse che vanno a creare piccoli collage stravaganti. Un mash up che vuole significare come nella vita sia tutto collegato e niente è lasciato al caso. Dentro c’è tanto Be a Bear, è una sorta di “manifesto” dell’orso, c’è l’amore per la natura, il rispetto per tutti i popoli e per le infinite culture, l’importanza dell’amicizia, delle relazioni e dell’amore. È una sorta di preghiera per ringraziare tutti i collegamenti, tutti quei magici incontri che hanno migliorato la nostra vita.
Anni’90. Questo disco è decisamente figlio di quel pop glitterato, un po’ Spadau Ballet, un po’ l’Inghilterra e un poco anche l’Italia che seguiva a ruota. Sei d’accordo? Qualche riferimento in particolare?
Sono più figlio del grunge, del brit pop o addirittura del punk/hardcore. Forse fa strano pensando a quello che faccio ora, ma vengo da quel mondo lì. Ho suonato 15 anni ne Le Braghe Corte, una band ska-rock ma ho sempre avuto il pallino dell’elettronica, quella dei Chemical Brothers, dei Daft Punk, dei Prodigy, ecc…
Dobbiamo dirlo anche se o ormai non fa più scena. Hai prodotto tutto con il solo smartphone. Che significa questo per te?
Non so se non fa più scena, scusa ma chi altro l’ha fatto oltre a me?! Comunque non è questo quello che mi importata. Io faccio musica con l’iPhone non “per fare scena” ma per necessità, altrimenti non ce la farei. Non ho mai tempo durante la giornata, lavoro troppo e ho una famiglia. L’iPhone mi torna utile nei momenti morti della giornata, nelle pause pranzo, in fila dall’autobus. Secondo me è molto interessante come esperimento, può far riflettere, anche perché senza questo “ausilio” non sarei riuscito a produrre niente. Ma quello che poi conta è il risultato finale, non come è stato fatto!
Ma soprattutto cosa significa questo per la musica italiana…?
Niente, credo.
Dunque cosa diventerà secondo Be a Bear la canzone d’autore che un tempo nasceva dalle osterie e dal vino?
Per me, ripeto, non è importate come e dove nasce, basta fare una bella canzone! Comunque se avessi il tempo e i soldi probabilmente sarei in un’osteria con del vino, una chitarra e forse pure un iPhone a scrivere delle canzoni!
Info: https://www.facebook.com/BeABearMusic/