Beethoven: Concerto per pianoforte e orchestra n. 4 op. 58

Storia e analisi del Concerto per pianoforte e orchestra n. 4 op. 58 di Beethoven. Il M° Cesare Marinacci ci fa scoprire la forza della dolcezza di questa composizione scritta tra il 1805 e il 1806 ed eseguita per la prima volta al Theater an der Wien (Vienna) nel 1808

Oggi approfondiamo la conoscenza del Concerto per pianoforte e orchestra n. 4 di Beethoven. Vediamo come il M° Cesare Marinacci ci guiderà alla scoperta di questa famosa composizione:

  1. Il Concerto per pianoforte e orchestra n. 4 op. 58: la forza della dolcezza
  2. I periodi compositivi di Beethoven
  3. Il Pianoforte: amico e confidente
  4. Concerto per pianoforte e orchestra n. 4 op. 58: I Movimento – quasi una fantasia
  5. Concerto per pianoforte e orchestra n. 4 op. 58: II Movimento – non il classico adagio
  6. III Movimento del Concerto per pianoforte e orchestra n. 4: finale con poesia

Il Concerto per pianoforte e orchestra n. 4 op. 58: la forza della dolcezza

Theater an der Wien interno

L’interno del Theater an der Wien in una illustrazione di fine 1800

Nella produzione beethoveniana il pianoforte occupa un posto di ‘primissimo’ livello; al pari della musica sinfonica, con la quale condivide unità d’ispirazione e scambievole influenza. Non a caso spesso si sottolinea come la scrittura pianistica di Beethoven evochi fraseggi o timbriche orchestrali e nello stesso tempo tuttavia fornisca un modello espressivo di assoluta originalità.

Non sorprende dunque come l’incontro del pianoforte con l’orchestra si traduca sempre in un linguaggio di grande forza dinamica, ricco di soluzioni autentiche ed a loro volta esemplari.

La tecnica dei primi due Concerti, dei cinque composti dal musicista di Bonn, si situa ancora nel solco mozartiano; in parte anche il III Concerto si mantiene, pur con una maggiore spinta drammatica su quel versante che Mozart aveva esplorato nelle Opere K 466 e K 491; cinque anni dopo l’Op. 37, con il IV Concerto siamo in un terreno del tutto nuovo che ripensa le forme e gli equilibri della scrittura solistica classica.

Paradossalmente, nel periodo in cui cominciava ad affermarsi la figura del pianista-virtuoso in competizione con il mezzo orchestrale, Beethoven al contrario immagina la novità di un dialogo intimista e di una tessitura davvero ‘concertante’ che si integri con l’orchestra spogliandosi di qualsiasi effetto retorico.

Il Concerto Op. 58, dedicato al suo allievo ed affettuoso mecenate Rodolfo D’Asburgo, viene composto nel 1805-6, eseguito al Theater an der Wien il 22 Dicembre 1808 dallo stesso Beethoven ed edito, nel medesimo anno, dal Bureau des Arts et d’Industrie di Vienna. L’organico prevede pianoforte, flauto, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani, archi.

I periodi compositivi di Beethoven

Seguendo la tradizionale classificazione proposta dallo scrittore Wilhelm von Lenz (1809-1883) l’opera beethoveniana può suddividersi in tre periodi: il primo periodo, detto, della Imitazione, al quale appartengono in particolare le prime due sinfonie ed i primi tre concerti, è situabile tra il 1782 ed il 1802 e mostra, pur nella immediata originalità di linguaggio, un più netto contatto con gli esempi dei grandi predecessori della scuola classica come Haydn e Mozart.

Il secondo periodo, della Estrinsecazione, situato tra il 183 ed il 1815 è anche il cosiddetto periodo eroico nel quale prevale lo slancio titanico, l’enfasi verso il monumentale ed il drammatico come mostrano gli esempi delle sinfonie dalla terza all’ottava e gli ultimi due concerti.

Al terzo periodo, della Riflessione, datato tra il 1816 ed il 1827, appartengono invece le composizioni più intime, meditative e quasi solipsistiche, nonché quelle più audaci dal punto di vista strutturale ed idiomatico, come la Missa Solemnis, la Grande Fuga op. 133 e la celeberrima Sinfonia n. 9. il IV Concerto si pone dunque nel II periodo, in cui il compositore, muovendo dai modelli apollinei di Haydn e Mozart, saggia nuove soluzioni formali ed espressive incentrate su una particolare stringatezza ed incisività dei materiali utilizzati.

Il Pianoforte, amico e confidente

Il 1806 è anche un anno di svolta: Beethoven prende definitivamente coscienza della sua crescente ed inarrestabile sordità. Nascono da questo stato d’animo opere da un lato di eroico e titanico slancio vitalistico, come la III e la V sinfonia, dall’altro di ripiegamento nell’ascolto di un mondo interiore, ideale e sospirato, nel quale trovare la pace, come la Sinfonia Pastorale o lo splendido IV Concerto per pianoforte e orchestra nel quale il pianoforte appare sempre più spesso come un amico cui rivelare il proprio mondo interiore.

La prima novità, derivata da questo atteggiamento ed immediatamente percepibile nel concerto è l’elusione della doppia esposizione d’ascendenza classica. Il materiale tematico non è affidato, infatti, ad un’ampia introduzione dell’orchestra ma immediatamente suddiviso con il solista che ‘apre il sipario’ preludiando il primo tema ed instaurando un delicato colloquio con gli archi. Anche il trattamento orchestrale si uniforma a questa soluzione ricercata, plasmandosi in un mirabile equilibrio di trasparenze.

Questo inizio ha qualcosa in comune, solo in sembianza, con il Concerto K 271 di Mozart e con il celebre Concerto Imperatore; infatti laddove nei due esempi il solista introduce una cadenza interlocutoria e non tematica, nello straordinario incipit dell’Op. 58 Beethoven dà il senso di una estemporaneità, come per cercare l’idea poi esposta, più finitamente, dall’orchestra. E’ una concezione nuova e foriera di implicazioni romantiche, rispetto al concerto classico ove il materiale veniva prima chiaramente presentato per introdurre poi le variazioni del solista; ora Beethoven sembra cercare la parole e creare la sua musica davanti al suo stesso pubblico.

Beethoven piano concerto 4 spartito Primo Movimento

Beethoven: Piano Concerto n.4, la prima pagina dello spartito del Primo Movimento

Concerto per pianoforte e orchestra n. 4: I Movimento – quasi una fantasia

Questo andamento più libero ed improvvisante si conferma anche nel prosieguo del I Movimento; infatti anche la seconda idea tematica non è redatta canonicamente ma sembra scaturire dall’episodio di raccordo precedente, dal quale si differenzia intervenendo al termine di un culmine dinamico-tensivo nonché per una ritmica più definita. Compare anche una terza idea di grande soavità che va a sciogliere il ritmo di marcia della seconda.

Siamo di fronte ad una esposizione ricchissima di spunti nella quale il ritorno periodico dell’inciso iniziale contribuisce, come un ‘motto’, a ricreare quell’unità tematica talvolta obliata da tanto fantasticare. Beethoven stavolta inserisce numerosi suggerimenti complementari anche all’interno della elaborazione delle idee fondanti; figurazioni virtuosistiche ed ornamentali che innalzano e talvolta travolgono gli stessi temi principali; nuovi episodi di profondo lirismo che sospendono mirabilmente un itinerario astrattamente immaginato; modulazioni distanti ed inattese che sembrano schiudere nuovi spazi sonori.

Possiamo scorgere almeno quattro elementi tematici principali, tenuti insieme dal motivo del ribattuto iniziale e da una forma che scaturisce, misura per misura, da se stessa in una sorta di ispirazione subitanea e continuativa: in sintesi la grande poetica del romanticismo.

II Movimento – non il classico adagioConcerto per pianoforte e orchestra n. 4 op. 58

Rovesciando la successione tradizionale, Beethoven affida al II Movimento non la consueta oasi lirica ma l’esposizione dei maggiori contrasti. Infatti all’intima conversazione dell’Allegro moderato segue, nell’Andante con moto, l’antitesi tra i romantici wiederstrebende prinzip e bittende prinzip, principi di reazione e di invocazione.

Tale pagina, secondo una tradizione consolidata, sembra sia una interpretazione beethoveniana del mito di Orfeo che commuove le forze dell’Ade – rappresentate nell’incipit – con la supplichevole amabilità del suo canto. In effetti alla prima severa idea, di maggiore tensione dinamica e ritmica, risponde dolcemente il solista dando il via ad un interscambio di frammenti, via via più ravvicinati, fino ad una cadenza che conduce ad una immateriale compenetrazione dei due principi in una coda di straordinaria intensità poetica.

Concerto per pianoforte e orchestra n. 4: III Movimento – finale con poesia

Il principio di opposizione è esplorato anche nel III Movimento, del Concerto per pianoforte e orchestra n. 4 op. 58 di Beethoven, stavolta all’interno di una forma rondò-sonata in cui due temi cardinali tengono insieme una serie di sognanti divertimenti.

Si può notare come, ancora, allo slancio orchestrale risponda la mediazione pianistica che diventa meditazione con il secondo tema; Beethoven cerca il dialogo non sempre con l’orchestra tutta ma più spesso con gli strumenti solisti, in un’ottica più cameristica che virtuosistico-sinfonica; nonostante la coda, che conclude trionfalmente il movimento, in quest’opera è il bittende prinzip a prevalere in definitiva: la dolcezza che stempera l’irruenza. In sintesi è questo il principio di grande originalità, esposto volutamente in una forma inusuale, che il IV Concerto lascia in eredità ai musicisti della grande stagione romantica.

Beethoven, esplora attraverso lo strumento prediletto, regioni poetiche ancora ignote – legate all’intimismo più profondo – ove le arditezze tecniche lasciano spazio alla analisi interiore, le oscillazioni ritmiche evocano poetici ripensamenti, le screziature armoniche e timbriche, con gli altri costituenti, si trasfigurano in elementi simbolici e spiritualmente idilliaci che prefigurano le grandi meditazioni di Schubert, Schumann e Brahms.

Del resto lo stesso Beethoven indicava nella dolcezza d’animo la vera forza dell’uomo quando affermava “Io non conosco nessun altro segno di superiorità nell’uomo che quello di essere gentile”.

Ascolta il Concerto per pianoforte e orchestra n. 4 di Beethoven

Per concludere vi lasciamo la registrazione del 1967 del Concerto per pianoforte e orchestra n. 4 op. 58 di Ludwig Van Beethoven eseguito da Arthur Rubinstein, piano, e dalla London Philharmonic Orchestra diretta da Antal Dorati.

A cura di Cesare Marinacci
pianista, musicologo e compositore

Info: https://www.facebook.com/CESAREMARINACCImusic

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