Con Beppe Dettori e Raoul Moretti ricordiamo Maria Carta, attrice, cantante, artista italiana che tanto ha dato alla nostra cultura e che forse doveva ottenere indietro molto ma molto di più di quello che oggi gli viene riconosciuto
Ritroviamo un duo, oggi, che ha confermato ampiamente di vivere a pieno la metamorfosi di un suono che si è andato evolvendo e contaminando di radici e di futuro. Ritroviamo Beppe Dettori e Raoul Moretti in questo meraviglioso disco di gratitudine e di visioni intitolato “(In)Canto Rituale”: un lungo viaggio attraverso le più belle canzoni di Maria Carta con un “inedito”: dalle sue poesie contenute nell’unico libro edito dall’artista – intitolato appunto “Canto rituale” – i nostri scrivono la musica per accogliere il testo di “Ombre”. Il risultato è un disco spirituale e visionario, largamente onirico nella modulazione di suoni che prendono forme non prevedibili a priori. Dunque l’elettronica e la tradizione che si fondono a restituire una fotografia alta e rinnovata della grandezza di un’artista italiana come Maria Carta.
Ben trovati e a così breve distanza dal disco precedente. Al di la del tema cosa vi ha spinto in una nuova avventura dopo così poco tempo?
(Beppe Dettori) Il fatto che abbiamo tanta voglia di fermare i brani del nostro repertorio Live, che è veramente ampio. Scegliere i brani non è stato facile, perché altri sono rimasti “fuori” ad aspettare le prossime sessioni di registrazione. Amiamo registrare come fossimo in concerto, quindi dal vivo, con o senza pubblico. Siamo stati 8 anni in giro a far concerti in numerose location meravigliose in Sardegna nel territorio italiano e all’estero. L’anno scorso, grazie a Undas edizioni musicali, assieme a entità di produzione, come il Teatro Actores Alidos, la Fondazione Maria Carta, o l’Associazione culturale “Sa perbeke” abbiamo potuto fermare su cd alcune brani del nostro repertorio… che come dicevo prima è molto ampio. In realtà è come aver fatto un doppio album, i due lavori s somigliano come concezione e sonorità… In futuro, magari ci saranno delle novità di sound e strutture…forse.
(Raoul Moretti) Era un discorso in atto, un po’ di ritardo in uscita del primo ed una accelerazione nell’uscita di questo lavoro, proprio dovuta in parte alla ottima risposta del primo hanno avvicinato i tempi tra i due. Il primo lavoro già conteneva delle tracce appartenuta al repertorio di Maria Carta ed il 2019 era il venticinquennale della scomparsa. Proprio quelle tracce sono state il trampolino , grazie poi allo stimolo della Fondazione Maria Carta e di Undas Edizioni per realizzare invece un lavoro completo dedicato alla cantante di Siligo, ma mantenendo inalterato l’approccio sonoro e stilistico che ci contraddistingue.
Ci colpisce che ancora una volta manca un vero video ufficiale. Come mai?
(Beppe Dettori) Si purtroppo, non si è fatto in tempo a finire la produzione di un “vero videoclip” per via del COVID-19 RESTIAMOACASA. Abbiamo realizzato però dei video della performance live mentre si registrava il progetto “(IN)CANTO RITUALE”, anche perché le intenzioni restano, comunque, quelle di evidenziare l’azione dal vivo mentre si suona e canta.
(Raoul Moretti) Abbiamo realizzato nel frattempo dei video per ogni traccia proprio a partire dalla session di registrazione del disco e con inserti di foto dall’archivio ufficiale della cantante, avevamo in programma la realizzazione di un videoclip proprio nei luoghi della cantante ma l’improvvisa e prolungata quarantena lo ha reso al momento impossibile da realizzare. Valuteremo nuovamente in seguito.
Maria Carta è stata forse una grande donna dell’arte italiana che però forse non ha vissuto a pieno quel che avrebbe meritato… non trovate? Forse avrebbe dovuto avere molto ma molto di più…
(Beppe Dettori) Si può essere così, ma può anche essere che a Lei bastasse così. Cioè tutto quello che aveva portato avanti in 25 anni di carriera, come ricercatrice, autrice, cantante, attrice e poeta è veramente tanto materiale artistico. Il repertorio musicale deriva per la maggior parte da ricerche svolte tra la fine degli anni ’60 e inizi ’70, dando luce a brani come “No potho reposare”, o “La corsicana”, o “Ballu”, meglio conosciuta come “Su dillu (haidiridiridiridiridiri din)”. Personalmente sono d’accordo che avrebbe dovuto avere molta più attenzione da parte del mondo artistico. Ricordandola di più. Noi ci stiamo provando con estrema umiltà, seguendo il pensiero innovativo della Sua visione della musica etnica.
- Domanda fin troppo fantasiosa… secondo voi se ascoltasse oggi questo disco, ascoltando le sue canzoni vestite di una così strana contaminazione, cosa direbbe? Si riconoscerebbe?
(Raoul Moretti) Non saprei entrare nel merito, di certo non è poco quello che ha realizzato, rivisitare ed attualizzare una tradizione specifica e portarla alla attenzione nazionale, di un pubblico più vasto ed intrecciare collaborazioni importanti a vari livelli.
Domanda fin troppo fantasiosa… secondo voi se ascoltasse oggi questo disco, ascoltando le sue canzoni vestite di una così strana contaminazione, cosa direbbe? Si riconoscerebbe?
(Beppe Dettori) Credo di si. Dai racconti della sua famiglia che compongono la Fondazione Maria Carta, ci hanno sentito in concerto e hanno approvato il nostro progetto. Ci hanno fatto capire, più volte che sarebbe stata in linea con noi. SI! Forse sarebbe stata felice. È bello pensare che avrebbe cantato con noi.
- E parliamo di contaminazione: al di la delle canzoni della Carta, cosa cercavate di ottenere e di raggiungere con questo suono?
(Raoul Moretti) Forse riconoscerebbe un approccio vivo alla tradizione e l’interesse ad innovare , di certo è una scommessa proporla per arpa elettrica ed elettronica , chitarra e con una voce maschile!
E parliamo di contaminazione: al di la delle canzoni della Carta, cosa cercavate di ottenere e di raggiungere con questo suono?
(Beppe Dettori) Raggiungere e ottenere Emozioni, benessere interiore, creare un nostro stile per appagare il nostro Ego, condividerlo!
(Raoul Moretti) Il nostro suono è frutto dei nostri percorsi personali che sono confluiti in anni di collaborazione tra noi due fino a trovare un equilibrio che è la cifra stilistica con cui approcciamo ogni cosa che suoniamo. Il suono è proprio centrale: l’equilibrio dei due strumenti a corde, l’uso non invasivo dell’elettronica, l’utilizzo di tecniche non convenzionali per l’arpa e di varie tecniche vocali per la voce, trattata come strumento.
A chiudere: perché di tutte le sue poesia avete musicato proprio “Ombre”?
(Beppe Dettori) Perché è quella che più rappresenta, secondo noi, il carattere determinato e dolce di Maria Carta, quando da bimba di appena 8 anni si recava al fiume, sola, con i panni in testa per fare il bucato, al buio, impaurita, sentiva i rumori del crepuscolo, scambiandoli per spettri, fantasmi…Ombre. Ci ha colpito la sua reazione alla legittima paura, reagendo, però, col canto a voce delirante, per scacciare, o per cercare un contatto con le entità così enormi, fantastiche, mistiche e irraggiungibili… che sparivano nel momento in cui i suoi piedi entravano nell’acqua.
(Raoul Moretti) È la poesia (unica in italiano) che apre la raccolta di Maria Carta che ha anche ispirato il titolo dell’album. Quando Beppe mi ha parlato del libro quando era in immersione nel materiale della cantante per impostare il lavoro, ho proposto “perché non inseriamo qualcosa di originale musicando un suo testo?”. Ombre ci ha colpito subito per la tematica e l’atmosfera che evocava ed abbiamo pensato ben si adattasse al nostro stile e suono.