Era il 20 giugno 1980 quando nelle sale di tutti i cinema americani uscì un film destinato a diventare uno dei più grandi cult movie di sempre: The Blues Brothers. Eppure, oltre a rappresentare un capolavoro cinematografico, si rivelò anche un cult musicale, portando per la prima volta la Black Music sul grande schermo
Un esempio di black music? The Blues Brothers, of course… Per chi non ne conoscesse la trama, è la storia dei fratelli Jake e Elwood, i quali decidono di rimettere insieme la propria band blues per recuperare i soldi necessari per evitare la chiusura dell’orfanotrofio dove sono cresciuti. Sebbene inizialmente non fu accolto positivamente dalla critica, secondo il New York Times “una saga presuntuosa” nonché un “disastro da 30 milioni di dollari” a detta del Los Angeles Times, presto queste testate dovettero ricredersi, considerando lo stupefacente successo raggiunto dal film con un incasso al botteghino di 115 milioni di dollari.
Una sceneggiatura divertente e mai scontata unita alla formidabile regia di John Landis, con la partecipazione di un cast d’eccezione: il regista, infatti, non badò a spese e ingaggiò alcune tra le più grandi star di sempre del Soul e del R&B, tra cui James Brown, Aretha Franklin, Cab Calloway, John Lee Hooker e Ray Charles, i quali contribuirono a rendere il film ancora più sensazionale.
- Le stelle della Black Music
- Scene indimenticabili degli artisti della Black Music
- L’eredità dei Blues Brothers
Le stelle della Black Music
Se oggi possiamo definire The Blues Brothers come un cult movie è soprattutto merito di questi fenomenali artisti, i quali però rischiarono di non figurare nel film, dato che in quel periodo molti di loro avevano ormai poca popolarità, e dunque la produzione avrebbe potuto ingaggiare altri cantanti. Infatti, basti pensare ad Aretha Franklin, Lady Soul, la cui carriera sul finire degli anni settanta sembrava ormai destinata a uno sfortunato declino commerciale, complice anche l’avvento dell’ultrapopolare disco music. Sia John Lee Hooker sia Cab Calloway, rispettivamente rinomati artisti Blues e Jazz, avevano raggiunto l’apice del successo tra gli anni ‘40, ’50 e ’60, dunque ben lontani da ciò che era definibile come un prodotto commerciale ai tempi della realizzazione del film, eppure la scelta di Landis di optare per i due fuoriclasse del Blues e del Jazz non si rivelò affatto azzardata, anzi… Ray Charles e James Brown, invece, The Genius e The King of R&B, erano tra gli artisti della Black Music più in voga all’epoca, e la loro partecipazione nel cast di un film blues era senza dubbio indispensabile.
Scene indimenticabili degli artisti della Black Music
Jake e Elwood si mettono alla ricerca dei componenti della loro vecchia band, i quali da tempo svolgono altre professioni e sembrano ormai aver chiuso con il mondo della musica. Eppure, dopo aver convinto la sezione ritmica della band e il trombettista a ritornare nella band, manca solo il chitarrista Matt “Guitar” Murphy, il quale lavora assieme al sassofonista Lou Marini in un’osteria. Ma ai piani dei Blues Brothers si oppone la proprietaria del locale, nonché la moglie di Matt, nonché l’insuperabile cantante soul Aretha Franklin. Esibendosi in uno dei suoi brani più belli di sempre, Think, ricorda al marito di pensare bene se scegliere di abbandonare il locale per tornare a suonare nella band di quei “pezzenti”.
Scatenandosi in una performance memorabile, Aretha si cala perfettamente nella parte della moglie che si ribella alle scelte del marito al grido di “Freedom, Freedom!”. Sebbene l’artista non fosse tra le prime scelte della produzione, ancora oggi questa scena resta indubbiamente una delle più amate dal pubblico.
Eppure, prima di ricomporre la band, un altro formidabile cantante fa la sua apparizione nel film.
È James Brown, nei panni del reverendo Cleophus James. Jake e Elwood, infatti, decidono di entrare in una chiesa della zona per cercare l’ispirazione per scoprire come guadagnare i soldi per l’orfanotrofio, e la spettacolare esibizione del reverendo Brown illumina Jake. Cantando assieme a un coro gospel The Old Landmark, il padrino del Soul si rivela essere un fuoriclasse anche sull’altare, figurando impareggiabile anche nel suo monologo oltre che nell’esibizione.
Durante il viaggio per le strade di Chicago, inoltre, i due protagonisti si imbattono anche in un cantante di strada d’eccezione, nonché John Lee Hooker, il quale si esibisce nel suo celebre pezzo Boom Boom.
È forse questa la scena più cult del film: la Black Music pervade tutta Maxwell Street, la folla circostante è uno strumento aggiunto, un amplificatore di storie senza il quale il Blues sarebbe soltanto un genere musicale e non il simbolo di un popolo. Ma è solo qualche spezzone più tardi che Landis esalta ancora di più lo spirito folcloristico della Black Music.
È il momento di Ray Charles, il quale, nei panni del proprietario spilorcio del negozio di musica da cui si recano i Blues Brothers per comprare dei nuovi strumenti, vuole dimostrare che la propria mercanzia è assolutamente in buono stato. Così comincia a suonare Shake A Tail Feather, caposaldo del Soul, assieme alla Blues Brothers Band, scuotendo anche stavolta gli animi dei passanti davanti al negozio che ballano tutti insieme sulle note del pezzo. Infine, l’esecuzione di Minnie the Moocher di Cab Calloway (nel film noto come Curtis) prima del concerto finale dei Blues Brothers è il fiore all’occhiello del repertorio del cantante Jazz. Sulle note del suo vecchio classico, Curtis riesce a placare gli animi degli spettatori in attesa dell’inizio dello show.
L’eredità dei Blues Brothers
Un film memorabile che consacrò la Black Music e alcuni dei suoi artisti più importanti a patrimonio culturale americano…
Hi-dee hi-dee hi-dee hi (hi-dee hi-dee hi-dee hi)
Ho-dee-ho-dee-ho-dee ho (ho-dee-ho-dee-ho-dee ho)
Skip-de-diddly-skip-de-diddly-diddly-oh (skip-de-diddly-skip-de-diddly-diddly-oh)
Bour’rrigy-bour’rrigy-bour’rrigy-oh (bour’rrigy-bour’rrigy-bour’rrigy-oh)
Nel pre-concerto, infatti, tutto il pubblico intona i cori della canzone con Calloway, esaltando oltre che un classico Jazz, la cultura di un popolo assai fortunato dal punto di vista musicale, capace di trasportare le proprie tradizioni popolari in un film cult di fama internazionale.
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