Bottega Baltazar nata nel 2000, festeggia 15 anni di musica e 5 album. In questa intervista ci parlano di musica, cultura e di immigrazione…
La Bottega Baltazar (ex Piccola Bottega Baltazar) è dal 2000 che produce canzoni, concerti, dischi, musica per teatro, danza e cinema. Un laboratorio elettro-acustico che si dedica, con cura artigianale, alla lavorazione di nuove forme per la musica folk e la canzone d’autore. La band è composta da Giorgio Gobbo (voce e chitarra), Sergio Marchesini (pianoforte e fisarmonica), Antonio De Zanche (contrabbasso e basso elettrico), Graziano Colella (batteria) e Riccardo Marogna (clarinetto, clarinetto basso, sax tenore ed elettronica).
Bottega Baltazar, benvenuti. Facciamo come a Cinico tv, dite chi siete e da dove venite.
Siamo un collettivo di musicisti con base a Padova, nel nord est d’Italia. Scriviamo e realizziamo canzoni e musiche, ci piace fare concerti, viaggiare e collaborare con artisti del teatro, del cinema e della danza che sentiamo affini per poetica e visione del mondo. La Bottega Baltazar è un luogo immaginario dove condividere idee, discutere e lavorare con la cura dell’artigiano.
15 anni di musica e 5 album, un primo bilancio della vostra carriera.
Siamo partiti quasi per gioco e con il passo lento ma sicuro del montanaro ne abbiamo fatta di strada, battendo sentieri attraverso paesaggi diversificati: dalle canzoni, alla danza, al cinema, al teatro, mescolando stili musicali e suggestioni letterarie. E’ stato impegnativo ma ci siamo parecchio divertiti e un po’ alla volta, senza quasi accorgercene, ci siamo guadagnati la stima di un pubblico che è sì locale e di nicchia, ma che non manca mai di dimostrarci il suo affetto. Ora il cammino prosegue e sarebbe bello avere al nostro fianco sempre più persone interessate a nuovi orizzonti da scrutare.
L’incontro con il regista Andrea Segre è stato sicuramente fruttuoso per entrambe le parti. Qual è stato il momento che ricordate maggiormente? Quali prospettive future?
Forse a causa del caldo di questi giorni estivi il primo ricordo è una piovosa sera di novembre trascorsa in un bar di Chioggia con Segre e Rade Šerbedžija, il protagonista di “Io sono Li”, a bere e tentare di cantare insieme (tra le altre) Marieke di Jacques Brel e Cielito Lindo… Ma tanti sono i momenti intensi, le scorribande sui set, i giorni e le notti passate ad affrontare il lungo lavoro che la realizzazione delle colonne sonore richiede… E infine le soddisfazioni vissute dando sostegno ai progetti di Andrea con la nostra musica. Ci auguriamo che Segre non smetta di raccontare la realtà con il suo sguardo “eretico” e intellettualmente onesto.
L’immigrazione è un tema che, con un eufemismo, possiamo definire scottante. Voi ve ne occupate da sempre. A che punto è il nostro paese oggi, secondo il vostro parere?
“Immigrazione” è una parola che risuona continuamente sulle tv, sui giornali, in rete. Chi ha potere politico e mediatico non sembra si in grado di avanzare proposte di analisi profonda e soprattutto non sia in grado di gestire il fenomeno. Tuttavia continua senza sosta a parlarne perché impegnato a farne uno strumento di esercizio e conservazione del proprio potere, dividendo l’opinione pubblica tra “buonisti” e “cattivisti”. In questo rumore di fondo le storie delle persone faticano ad emergere, non si racconta l’umanità di chi arriva e di chi ogni giorno incontra i forestieri nelle proprie città, nelle scuole, nei posti di lavoro. In questo modo vince la paura e i soliti pochi conservano privilegi e soprattutto non vengono attuate politiche efficaci a vantaggio delle vite delle persone comuni, italiani e stranieri.
Il vostro pubblico come reagisce alle vostre prese di posizione?
Noi non facciamo politica.Se talvolta – dopo lunghe riflessioni – lanciamo dei messaggi è perché avvertiamo che il futuro ci chiederà di costruire una nuova idea di comunità, e che sarà migliore se costruita su principi di Umanità. La nostra è una voce piccola, che usiamo per raccontare storie, qualcuno vi si riconosce, altri ne faranno spunti di riflessione, molti la ignorano. Tuttavia continueremo ad intonare il nostro canto ed incontrare persone e vicende che entreranno nel nostro cammino, conservando la tensione ad essere aperti al confronto e al cambiamento.
Vi faccio un nome di un luogo. Senza pensare ditemi quello che vi passa per la testa: Monte Summano.
Un fuoco di bivacco. Un luogo dove prevale il suono del vento, il silenzio e la presenza di un paesaggio naturale maestoso, potente, muto. Eppure in quel posto – e in molti altri del nostro Paese – sono incisi i segni che raccontano delle ultime due guerre, dei sacrifici che hanno fondato il nostro vivere civile. in quei luoghi si dovrebbero organizzare delle gite scolastiche aperte ai genitori dove imparare a dormire per terra, raccontarsi storie epiche e prive di retorica, apprezzare la cura che richiede prepare un fuoco e cucinarvi un pasto per tutti.
Fatemi voi, ora, nomi di luoghi, particolarmente cari.
Di luoghi in questi 15 anni ne abbiamo visti molti e l’elenco di quelli che sono rimasti indelebili nella memoria sarebbe troppo lungo da stilare. Ne citeremo due, entrambi fuori dall’Italia: la spiaggia di Sao Vicente do Mar in Galizia (Spagna) dove si trova El Nautico, il bar in cui siamo stati ingaggiati come “resident band” e il paese di Chipilo in Messico dove siamo stati trionfalmente accolti dalla popolazione locale di origine veneta, discendente da un nucleo di emigranti partiti a fine ‘800 da Susegana.
A tutti i musicisti si chiede di indicare le maggiori influenze in termini di dischi e film, volete farci un breve elenco di quelli di Bottega Baltazar?
Per noi, che ormai ci approntiamo a salutare la giovinezza, l’elenco sarebbe lunghissimo! Troppi gli amori musicali vissuti, assimilati e dimenticati che quasi inconsapevolmente riemergono ogni volta che prendiamo in mano la matita per scrivere. Avendolo rivisto recentemente nominiamo “Pat Garrett & Billy the Kid” di Sam Peckinpah dove appare anche Bob Dylan nella doppia veste di attore e compositore della colonna sonora; in questo modo paghiamo il debito con il mondo di quei cantautori che hanno saputo raccontare con onestà intellettuale il mondo dei vinti, dei “piccoli” che soccombono di fronte ad un Potere più forte di loro senza smarrire la propria dignità. Per ricordare artisti anagraficamente più vicini a noi che hanno influenzato l’ultimo lavoro della Bottega citiamo Sufjan Stevens, gli Other Lives, i Fleet Foxes…
Disco dell’estate 2016 per la Bottega?
L’anima folk ha sul giradischi il recente lavoro di Jose Gonzalez “Vestiges & claws”, negli spostamenti in auto per i concerti ci sostiene invece l’energico jazz di “The epic” del sassofonista californiano Kamasi Washington, pubblicato nel 2015.
Dove vi possiamo ascoltare dal vivo nei prossimi mesi?
L’agenda estiva ci vede impegnati il 20 agosto a Montegrotto (Padova), il 27 agosto a Freidstad (Austria), il 4 settembre a Padova, il 16 settembre a Motta di Livenza (Treviso) e il 18 settembre a Barbarano (Vicenza).
Info: https://www.facebook.com/PiccolaBottegaBaltazar/?fref=ts