Abbiamo intervistato il M° Carlo Forlivesi, organista e compositore, che ci presenta il suo nuovo lavoro discografico pubblicato da Stradivarius e intitolato ModernAntico
Maestro Carlo Forlivesi, benvenuto nel nostro spazio e grazie per essere nostro ospite. Organista, compositore, ricercatore musicale e docente al Conservatorio Rossini di Pesaro, ha recentemente pubblicato per la casa discografica Stradivarius il cd ModernAntico, una rilettura con suoi arrangiamenti di celebri brani del passato. Ci racconta l’idea che è alla base del progetto, lo spunto per questo fine lavoro di ricerca che con sensibilità moderna crea ponti tra passato e presente?
Grazie a voi per il gentile invito. Sono lieto che questo album venga presentato su un sito come il vostro, aperto a un ampio spettro di espressioni musicali. La musica contemporanea, nella quale opero da 30 anni, si è purtroppo progressivamente relegata in un angolo, oppure è rimasta fagocitata da altre forme musicali più vicine (e meglio gradite) al grande pubblico. ModernAntico è stato un modo di reagire a queste problematiche che riguardano sia il presente sia il nostro impegnativo rapporto col passato, un mezzo per ampliare e progredire la nostra idea del moderno.
ModernAntico è dunque uno step importante nella mia produzione creativa. L’album nasce dalla volontà di recuperare la narrativa della musica antica e classica, ricreandola con i mezzi e gli stilemi musicali moderni, preservandone al contempo l’essenza sonora e gli intenti creativi e/o compositivi di base. Il progetto si è configurato alcuni anni fa a seguito del mio disco “Forlivesi: Compositions” pubblicato dalla Tactus; il CD presenta una selezione delle mie produzioni per diversi organici (strumenti classici, strumenti giapponesi, voce, elettronica) e in appendice comparivano anche tre miei arrangiamenti dal Codex Faenza, dal Llibre Vermell e da Charles Ives. Immediatamente ho ricevuto moltissimi feedback positivi, il grande pubblico mostrava di prediligere in special modo proprio questi ultimi tre brani e in molti mi chiesero se fosse possibile ascoltare un disco tutto di miei arrangiamenti. Questa in poche parole la genesi del lavoro negli anni recenti, ma la mia azione sulla musica del passato ha radici antiche. Già da adolescente sperimentavo accompagnamenti, armonie e timbri insoliti per la musica storica. Ero anche affascinato dai melanges che faceva Vangelis o dalla stratificazione acustica di certi film d’epoca giapponesi. La mia non era dunque una bizzarria gratuita ma l’inizio di una moderna ricerca estetica e acustica, anche se all’epoca in conservatorio trovavo poche persone in grado di seguire o apprezzare il mio “ricercare”. Per fortuna però quando iniziai a proporre al pubblico alcuni di questi miei “esperimenti” trovai immediatamente un forte calore e interessamento.
Per ambientare bene il concetto di questo lavoro, dobbiamo pensare anche a quanto di fortemente moderno hanno apportato diversi artisti nella seconda metà del ventesimo secolo, per esempio Glenn Gould e la sua nuova prospettiva sull’esecuzione musicale, modificando persino il senso del tempo e la percezione della polifonia. Pensiamo anche al famoso Adagio di Albinoni, cavalcato come pezzo da battaglia anche dal grande Karajan, che però non era di Albinoni ma un rifacimento, su basso numerato, del musicologo Remo Giazotto. Infine cito l’Ave Maria di Caccini, che è anche l’ultimo brano della tracklist di questo nuovo CD (traccia 10), che appunto non è di Giulio Caccini ma del compositore russo Vladimir Vavilov, vissuto ben oltre tre secoli dopo. Questi sono alcuni spunti illustri di quello che io ho ridefinito, infine, col termine ModernAntico, base di un progetto che ora ha preso forma in questo disco pubblicato da Stradivarius.
L’album riunisce brani registrati sugli organi della Chiesa del Carmine, della Chiesa di Santo Spirito e del Museo Diocesano di Imola e della Chiesa del Suffragio di Savignano sul Rubicone, oltre ad una registrazione effettuata durante una tournée giapponese. Le tracce in scaletta coprono un vasto arco temporale, dal basso medioevo fino al rinascimento e al classicismo. Come è avvenuta la scelta dei brani e dei luoghi per la registrazione?
Nel breve spazio di questo disco sono raccolte alcune tra le più belle e affascinanti musiche mai composte, brani di breve durata ma di grande intensità e portata storica. Certe registrazioni sono avvenute per pianificazione, altre strada facendo. Abbiamo cercato anzitutto un ascolto denso, ad alta definizione, immersivo e mai ripetitivo. Ci siamo anche posti il quesito di come uno strumento complesso, come è l’organo, possa venire registrato senza schiacciarne né saturarne lo spettro acustico, tanto più in concomitanza con voci o altri strumenti. Numerose registrazioni, per quanto pregevoli nell’esecuzione, suonano però poco interessanti proprio nella riproduzione dello strumento, sia su sistemi di alta fedeltà che su piccoli dispositivi. L’organo si trova o troppo distante o poco definito oppure senza “personalità”, addirittura ci è capitato di sentire recenti registrazioni stridenti, con ambienti malamente risonanti, mentre altre ovattate, carenti di armonici o con poca presenza. Dunque abbiamo sempre monitorato attentamente i risultati delle sessioni di registrazione, anche con l’aiuto di un caro amico audiofilo, l’ing. Andrea Parenti che purtroppo ci ha lasciati di recente ma che voglio ricordare in questa occasione con grande amicizia, stima e affetto. Andrea era dotato di un impianto da sogno e quello è stata la nostra “galleria del vento” per provare la dinamica del CD.
Questo preambolo per dire che mi sento, oltre a compositore ed esecutore, anche un “cercatore di suoni”. I suoni producono una sezione sia fisica che psicologica, sono alla base stessa della materia, della sua unità e conformazione. Il suono, le onde, possono “disegnare” o “sformare” l’ordine delle particelle. Alle volte, io stesso non riesco del tutto a prevedere cosa verrà al meglio su un certo strumento. Gli organi che hai citato sono tutti strumenti di eccezionale fattura, alcuni sono strumenti quasi unici nel loro genere. Fanno risuonare onde provenienti da altri tempi, quasi come fossero delle macchine del tempo. L’unica registrazione realizzata fuori dall’Italia è Reis Glorios, presa a Kingswell in Giappone, su un organo molto bello di Francesco Zanin. La Chiesa del Carmine di Imola è stato il primo luogo dove ho tenuto concerti, una mia vecchia conoscenza dunque che dispone di due magnifici organi di Franz Zanin completamente meccanici; qui abbiamo registrato la maggior parte dei brani presenti sul CD. L’organo più antico che abbiamo utilizzato è stato un piccolo quanto raro “portativo” di 150 canne per 120 kg di peso, costruito da un giovane Carlo Traeri nel 1671. Con magnifica dovizia è costruito anche l’organo antico di Pietro Nacchini e del suo allievo Francesco Dacci che si trova a Savignano sul Rubicone, nel cuore della mia amata Romagna, una vera perla del territorio curata con grande attenzione dall’amico e Maestro Achille Galassi, violista e docente al Conservatorio di Ferrara. Nacchini era una sorta di Stradivari della liuteria organistica, un genio dell’epoca che ha costruito strumenti con un artigianato e una geometria acustica strabilianti. Purtroppo molti di questi strumenti sono stati danneggiati o modificati nel tempo, fortunatamente quello di Savignano sul Rubicone è rimasto pressoché intatto, attraversando 300 anni di eventi storici, cosa non da poco. Su questo strumento ho eseguito la Toccata di Frescobaldi (traccia 8), una composizione che ho suonato su molti organi ma che su questo di Savignano acquista dei colori, dei toni e dei dettagli degni di una scena caravaggesca.
Un’altra opera che abbiamo reso con originalità è O Quam Mirabilis Est di Ildegarda di Bingen, una grandissima personalità del medioevo che non ha bisogno di troppe presentazioni. Per accompagnare questo canto di sublime bellezza e soavità ho utilizzato la tecnica dei clusters, gravitando comunque sempre intorno alle corde della musica di Ildegarda. Una scelta molto moderna per una composizione antica, un incontro di tecniche e mondi sonori che però non deturpano l’idea musicale e spirituale che sta a fondamento di questo brano, anzi si arricchiscono a vicenda dando vita a un’armonia “celestiale”, proprio come desiderava Ildegarda.
Suoi compagni di viaggio in questa singolare avventura di ricerca tecnica e interpretativa sono Saira Frank, soprano, Andreina Zatti, contralto, Luigi Zardi e Miloro Vagnini, tromba, Joshua Whitman, trombone.
Si, grandi amici e magnifici interpreti, attenti a seguire le mie indicazioni con intelligenza e sensibilità. Saira e Andreina hanno voci splendide ma molto diverse tra loro e proprio per questo le ho potute utilizzare in un ampio spettro di composizioni, da Ildegarda di Bingen a Haendel, da Monteverdi fino alla mia stessa musica. Con Saira avevo già lavorato a Chicago e anche ad alcune mie composizioni presenti nel CD “Forlivesi: Compositions” del 2019. Invece con Andreina ho portato in tournée i Corali di Bettona, una meravigliosa scoperta che ho fatto quasi per caso qualche anno fa della musica francescana delle origini.
Luigi Zardi, che conosco da una vita, ha un suono raffinatissimo, la sua tromba è alle volte vellutata altre volte graffiante, melodica o trionfale, mai volgare, un vero mago di questo strumento. E lo ammiro anche perché arriva a fare tutto questo con grande serenità e modestia. Miloro Vagnini è stato allievo di Luigi e ora è lui stesso un grande professionista, in questo album ha suonato unendo precisione e creatività. Joshua Whitman è un pastore evangelico, una persona di grande umanità e credo che questo calore si percepisca anche nel suono del trombone che accompagna la voce in Stella Splendens in Monte, oppure quando ironicamente mima il suono del cannone nella Battaglia di Adriano Banchieri; anche Josh è stato un compagno di tanti concerti.
Lo nostra è una unità artistica e umana, anche per questo credo abbiamo raggiunto eccellenti risultati e siamo riusciti a trasmettere un grande senso di piacevolezza e di gioia nel fare musica insieme.
Nelle note di presentazione parla di “un insolito incontro tra alte tecnologie meccaniche di epoche diverse”. Ci può illustrare questo aspetto tecnico e come si è mosso nella “rielaborazione o ricostruzione strumentale e acustica di musiche storiche”
Ho selezionato personalmente i brani presenti nel CD, a parte l’Ave Maria di Caccini voluta con insistenza da Saira… e per fortuna dato che il risultato è stato superlativo, oltre ogni mia aspettativa. I brani sono arrangiati con un tocco di modernità e i caratteri musicali si spostano tra stilemi antichi e moderni. Ho anche composto un pezzo di questa raccolta, Paradisi Via, utilizzando modi del tardo medioevo, da me poi ampliati. Il mio amico e collaboratore Enrico Rosso ha invece realizzato le registrazioni e insieme abbiamo curato il sound design del CD. Abbiamo lavorato moltissimo all’editing per cesellare le caratteristiche sonore dei vari organi (tra cui anche un organo elettronico e uno virtuale a modelli fisici) e dei rispettivi ambienti di registrazione, alcuni dei quali ricreati virtualmente; quindi se vi piace il suono e l’atmosfera di questo disco un po’ di merito ce l’ha anche Enrico 🙂
Il libretto infine è assai esaustivo in ben 5 lingue, giapponese compreso!
Come accennavo in questo album è presente un brano, Ut Queant Laxis, realizzato utilizzando, o per meglio dire costruendo, un organo a modelli fisici (traccia 6). La base di partenza è un software della casa francese Organteq; da qui abbiamo studiato uno strumento con dei timbri dal sapore tardo medievale, organo che chiaramente oggi faticheremmo ad avere a disposizione essendone rimasti pochissimi di quell’epoca ancora utilizzabili. Il problema principale comunque è consistito nel far suonare questo strumento di natura virtuale e composto da calcoli matematici, alla pari dei suoi equivalenti reali che invece suonano nella stessa realtà fisica nella quale noi viviamo. Credo siamo riusciti a ottenere un risultato davvero soddisfacente; non molte persone sarebbero in grado di distinguere questo organo dagli altri, senza venire prima informati. Su questa “base” ho suonato arrangiando per tastiera due delle tre parti vocali, mentre solo successivamente (ricordo che eravamo durante il difficile periodo del lockdown) la cantante Andreina Zatti ha registrato la sua parte vocale. Enrico ha infine mixato le parti e insieme abbiamo raffinato i registri dell’organo e le risonanze d’ambiente. Ut Queant Laxis è una composizione tratta dal Codice di Montecassino trascritta da Emiliano Fenucci, una perla di polifonia vocale a tre voci, tra le prime mai scritte di tale complessità ritmica e melodica. Siamo nel cuore della detta Ars subtilior.
Gli ascoltatori di questo album noteranno che ad alcuni brani abbiamo anche aggiunto un’ambientazione scenografica: è questo il caso di “Reis Glorios” (traccia 3), col vociare notturno di grilli e rane tra rarefatti rintocchi di campane, e “La Battaglia” (traccia 7) con un piccolo preludio che ricorda un campo di battaglia rinascimentale e alcuni colpi di bombarda e di moschetto verso la fine della composizione.
Ascolta ModernAntico di Carlo Forlivesi
In questo sorprendente viaggio, dove la creatività abbraccia una pluralità di stili e repertori, c’è anche una sua composizione originale, Paradisi Via, inno per il beato Carlo Acutis (1991-2006) scritto dal poeta Matteo Veronesi e da lei musicato. Ci vuole raccontare la genesi di questo lavoro?
Il tutto iniziò come una sorpresa per i genitori di Carlo Acutis durante un concerto ad Assisi presso la Chiesa di Santa Maria Maggiore, luogo che ora raccoglie le spoglie del beato Carlo. Mi chiesero di suonare e in questa occasione eseguii a sorpresa questo inno davanti ad Andrea e Antonia Acutis, partitura scritta appena pochi giorni prima. Il testo lo commissionai all’amico di gioventù e grande latinista e poeta Matteo Veronesi. Andreina Zatti e il suo coro eseguirono la parte vocale. Il successo fu immediatamente visibile, alcune persone avevano persino le lacrime agli occhi. Io, vi dico il vero, pensai: è un miracolo! Non succede spesso che oggi la gente si commuova ascoltando una composizione moderna. Sono un compositore che non improvvisa; la mia musica, è risaputo, è celebrale e ben progettata, come ogni compositore professionista deve saper fare; ma c’è qualcosa di più in questa opera che tocca e va dritta al cuore di molte persone di ogni credo e cultura, non so dire esattamente cosa, ho composto questo inno con grande scorrevolezza, quasi mi verrebbe da dire sull’ala dell’ispirazione. Ho ricevuto di recente alcuni commenti sul brano da ascoltatori di vari paesi tra cui Italia, Germania, Giappone, Stati Uniti ecc. e tutti mi hanno detto di averne ricavato una grande pace di spirito, un ritrovato senso di purezza, semplicità e gioia interiore. Non potevo sperare di meglio come coronamento di questo lavoro.
Per concludere, ha già in cantiere altri progetti che vorrebbe anticipare?
Ho sempre progetti in mente, il problema talvolta è dare la giusta forma. Anche per tale motivo sono grato per questo disco alla Wienerberger di Vienna e ad Alya IT di Imola, due aziende che hanno mostrato fiuto, lungimiranza e sensibilità, grande cosa nel mondo “rumorosamente sordo” di oggi. Chiaramente la Stradivarius ha fatto un lavoro eccellente, presentando il disco in edizione sia Deluxe che in formato digitale su tutte le maggiori piattaforme.
Ora vorrei comporre un’opera teatrale, realizzare un balletto e alcuni lavori per musica e dispositivi video. Sto anche lavorando a nuove composizioni per orchestra e per elettronica.
Poi amo fare ricerca: attualmente lavoro sulla musica legata ad alcune dottrine non antropocentriche, progetto che sto portando avanti come parte di una tesi sul post-umanesimo e la creatività, in collaborazione con l’Universitè Côte d’Azur di Nizza e Cannes, l’Università della California, l’Università di Kobe in Giappone e l’Università di Adelaide in Australia. Spendo volentieri energie nel lavorare su un ventaglio di progetti internazionali perché credo che il confronto sia una immensa risorsa, oggi più che mai.
Sono in cantiere anche progetti discografici: vorrei poter incidere le prime musiche italiane per tastiera, dal Codex Faenza a Jacopo Fogliano fino a Frescobaldi, su un organo originale del ‘400. Poi mi piacerebbe poter incidere anche i Corali di Bettona, una scoperta di antichi volumi con musica del primo francescanesimo, un vero tesoro che ho ritrovato alcuni anni orsono con l’aiuto di illustri colleghi. A fianco di questi progetti, continuo le mie composizioni: sto preparando un album con i miei lavori cameristici, dunque strumento solo o piccoli gruppi strumentali. Poi un disco che dovrebbe raccogliere tutte le miei composizioni di musica elettronica.
Con calma spero di riuscire a realizzare i progetti sul tavolo, trovando comunque sempre le persone giuste con cui lavorare, con entusiasmo, competenza, umanità e passione.
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