INTERVISTA | Carlo Peluso ci racconta Kaleidocity, il nuovo disco

Carlo Peluso è un musicista e compositore italiano. Pink Floyd, Yes, King Crimson e la musica dei Genesis i suoi riferimenti musicali, ma fin da subito Carlo affina il suo stile creando il suo sound personale. Il 7 novembre è uscito il nuovo disco, Kaleidocity, un mini album di 3 brani registrato durante il lockdown e che descrivono una Torino deserta… L’abbiamo intervistato, ecco cosa ci ha raccontato

Diamo il benvenuto a Carlo Peluso su Blog della Musica. Il disco Kaleidocity  è un mini album con 3 brani scritti durante il lockdown di marzo 2020 e racconta la città. Parlaci di come è nato.
Prima del primo lockdown suonavo molto spesso dal vivo con varie band locali della zona Torinese. Durante la pandemia ho colto l’occasione per riprendere la mia attività di composizione, attività che avevo messo da parte negli ultimi anni dopo l’uscita del mio primo EP “Earthshape” nel 2015. Questo disco è stato registrato tutto in casa, con la consapevolezza che li fuori c’era una Torino completamente deserta. Kaleidocity è proprio una metafora musicale di una città. L’ho descritta in tre brani, ciascuno dei quali sonorizza uno dei quartieri che la compongono.

Carlo parlaci un po’ di te e del tuo percorso artistico, come ti sei avvicinato alla musica? So che hai iniziato a suonare che eri molto piccolo…
Il mio percorso artistico si sta ancora formando! Ho cominciato a suonare il piano a 3-4 anni, poi la batteria a 10. Ho studiato presso una scuola in Salento , poi mi sono trasferito a Torino per l’università. La mia formazione è quasi totalmente autodidatta, ho ascoltato moltissima musica grazie all’enorme archivio musicale di famiglia. Poi a Torino ho conosciuto tanti musicisti, ho preso parte a vari progetti musicali, sono state tutte esperienze che mi hanno formato.

Tante le influenze musicali che si percepiscono da Kaleidocity. Quali sono stati gli artisti musicali che più ti hanno influenzato nelle scelte stilistiche, espressive e musicali? In quale modo sono riusciti a incuriosirsi, fornirti spunti e materiali per l’improvvisazione e per la scrittura?
Sono particolarmente contento del lavoro di Kaleidocity proprio perchè è un concentrato di idee  musicali, provenienti tutte da musica non-mainstream. L’album si ispira a sonorità progressive rock, jazz, fusion, e tanta altra musica che oggi purtroppo non viene ascoltata, specialmente tra i miei coetanei. I miei riferimenti sono sicuramente band “cult” come Genesis, Pink Floyd, Yes, ma anche compositori di musica contemporanea, Frank Zappa, la scena musicale del prog-rock italiano anni ’70, il funk, il djent, il jazz di Coltrane, che ha ispirato il finale del brano “Tianguis”. Non ultima, la musica etnica, sia sudamericana che orientale.

Come hai concepito l’arrangiamento dalla prima stesura dei brani alla realizzazione in produzione e post-produzione?
Ho fatto tutto in casa. il mio metodo consiste nel concepire il pezzo su due livelli, il primo è di dettaglio, il secondo è di insieme. Parto da un tema ma poi mi diverto a trasfigurarlo in tantissime varianti, sino a non riconoscerlo più, cercando di cambiare scene come in un film. Non essendoci un cantante, non uso mai lo schema strofa-ritornello. Mi piace far esprimere le timbriche degli strumenti, proprio come fosse un’orchestrazione, ma con strumenti rock. Il mixaggio è stato fatto da Federico Ascari che ha dato al sound una veste moderna e corposa.

In questo disco sei in trio e ti accompagnano Giovanni Peluso e Marco Fabricci. Parlaci di loro e di questa collaborazione.
Loro mi hanno già accompagnato nel precedente EP “Earthshape”. Giovanni è mio fratello e con lui abbiamo gli stessi gusti musicali da quando siamo nati! Il suo contributo chitarristico è stato fondamentale per completare il lavoro (e l’ha fatto da remoto a Bergamo). Con Marco ci conosciamo da molto tempo ed abbiamo preso parte in tantissime realtà musicali Torinesi. Lui è un grande bassista, in questo progetto ha risuonato delle linee di basso che avevo scritto, anche lui in remote-working! Nel disco c’è anche la partecipazione di Katya Tasheva, cantante bulgara che ha cantato una ballata folk nel mio pezzo “Tianguis”, un piccolo contributo del violinista berlinese Davis West ed i cori di Matteo Bevilacqua di Glimmer Management.

copertina disco Kaleidocity

L’illustrazione della copertina del disco Kaleidocity

Molto bella anche la copertina di Kaleidocity, illustrata da Laura Zoe, che descrive in maniera egregia il concept del disco, come è nato l’incontro tra Carlo Peluso e questa artista?
Sfruttando delle piattaforme online per la ricerca di grafici/illustratori. La copertina non passa inosservata! Descrive il concept della città, che sembra viva e colorata, ma è deserta. Ci sono anche i tre quartieri descritti nell’album, ovvero il parco, il mercato e il centro.

Altro artista molto importante con il quale hai lavorato in passato è il chitarrista argentino Silvio Gazquez. Come vi siete conosciuti e in quali progetti avete suonato insieme?
Silvio è stato un altro incontro virtuale, siamo diventati amici tramite uno scambio epistolare, lui mi aveva chiesto di contribuire al suo album. Ho suonato come ospite nei due dischi “Coming home” e “Night sky”. Lui insegna chitarra a Buenos Aires ed è uno dei chitarristi più talentuosi che io conosca.

Come vedi, Carlo, il mondo musicale in questo periodo di Covid? C’è qualcosa secondo te che un musicista può imparare da questa situazione difficile ed estrema che stiamo vivendo?
Il Covid ha mosso le coscienze di tanti musicisti, che dall’attività live si sono trovati catapultati in un presente incerto. Sono molto vicino a tutti i lavoratori dello spettacolo, gestori dei locali, organizzatori che in questo momento stanno vivendo una situazione drammatica. Spero che questo periodo sia da stimolo per delle politiche che valorizzino l’arte in Italia dopo il lockdown. Dalla mia personale opinione, anche prima del Covid la situazione era molto drammatica, spesso l’artista doveva fare i conti con una cultura musicale massificata, che ha ridotto di molto la qualità musicale. Molti musicisti come me hanno nel cassetto un progetto musicale inedito, che a stento viene preso in considerazione dai promotori, poichè la gente è sempre più indisposta all’ascolto attento. Io ho cercato di valorizzare questo tempo dedicandomi alla composizione e alla formazione.. spero che lo facciano tutti coloro che in questo momento sono fermi, la musica non si deve fermare!

Grazie mille Carlo Peluso per aver risposto alle nostre domande. Buona musica
Grazie a voi!

Ascolta il disco Kaleidocity di Carlo Peluso

Social e Contatti

  • Instagram: @carlopelusokeys
  • Bandcamp: https://carlopeluso.bandcamp.com/album/kaleidocity
  • Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=UOxiapHwJWo
  • Spotify: https://open.spotify.com/artist/6fau3XogryoFrOfpN9BLV5

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