Cesare Dobici: compositore e didatta viterbese dimenticato

Pubblichiamo la storia e la biografia di Cesare Dobici illustre quanto dimenticato compositore e didatta viterbese, autore di composizioni sacre e profane. Wanda Folliero ne ha tracciato un ritratto musicale per Blog della Musica

A molti, anche tra gli addetti ai lavori, il nome di Cesare Dobici risulta pressoché sconosciuto, eppure nella prima metà del secolo scorso fu un eccellente compositore e didatta e le sue opere erano note non solo in Italia, ma anche in Europa e in America.

La storia di Cesare Dobici

Cesare Dobici nasce a Viterbo da Nazareno e Lucia Croce l’11 Dicembre del 1873.

Cesare Dobici, ritratto
Il compositore e didatta Cesare Dobici

In un articolo de “Il Messaggero” di venerdì 25 febbraio 1947, a tre anni dalla scomparsa del musicista, il giornalista Alessandro Vismara così delinea con pochi ma decisi tratti la figura di quella che definisce una “gloria dell’arte viterbese”:

Malgrado la nostra avversione per i luoghi comuni, siamo costretti ad iniziare questa rievocazione di un’autentica gloria dell’arte e della cultura viterbese con una frase che ricorre molto spesso nelle biografie dei grandi artisti: “Suo padre voleva avviarlo alla carriera giudiziaria, ma egli fuggì di casa per darsi all’arte”.

Probabilmente il padre di Cesare Dobici non ebbe a dolersi troppo a lungo della mancata obbedienza da parte del figlio, perché questi riuscì ad acquistarsi ben presto una solida fama non solo negli ambienti musicali della sua città (dove a 12 anni aveva stupito tutti suonando con incomparabile maestria l’organo della Trinità), ma anche in quelli romani e poi del mondo intero.

Dopo i primi studi di pianoforte e composizione con A. Medori entra nel liceo musicale di S. Cecilia a Roma, dove studia con E. Vitale e R. Renzi e si diploma in composizione con C. De Sanctis nel 1899.

La sua carriera prende avvio a Viterbo: gli viene affidata la direzione della cappella musicale del duomo, nonché l’insegnamento del canto corale nella scuola magistrale “G. Carducci”.

Inizialmente interessato al teatro musicale, compone l’opera in tre atti Cola di Rienzo (libretto di P. Cossa), rimasta incompleta nell’orchestrazione e nel testo.

Lavora successivamente a un’altra opera, Carlotta Corday, che lasciò però appena abbozzata. Abbandona allora il teatro lirico e si rivolge alla produzione sacra.

È nel binomio musica-spiritualità che, come afferma Aldo Bartocci nella voce del Dizionario Biografico degli Italiani, si manifesta la sua vena più originale e ottiene i maggiori riconoscimenti: il 24 maggio 1907 gli viene conferita dalla Presidenza della Reale Accademia Filarmonica Romana la medaglia d’oro come primo premio nel Concorso nazionale per il Requiem eseguito al Pantheon il 14 marzo di quell’ anno in memoria del Re Umberto I.

La severità della linea melodica e la purezza delle armonizzazioni, presenti nella giovanile Messa funebre, si innalzano a livelli di eccellenza nelle composizioni successive che risentono della temperie artistica, culturale e spirituale del momento.

Nel 1903 il Pontefice Pio X, supportato dal Gesuita Padre Angelo De Santi, aveva infatti dichiarato con forza nel Motu Proprio Inter pastoralis officii sollicitudines l’inadeguatezza della musica suonata durante le funzioni religiose, troppo spesso sciatta e viziata dall’influenza del melodramma, e aveva proposto una riforma della musica sacra all’insegna della semplicità del canto e del rigore armonico, che seguisse come principale modello il canto gregoriano.

Nel documento pontificio si afferma che la musica sacra deve avere i caratteri di santità, bontà di forme e universalità, fondamenti che troviamo magistralmente espressi nelle composizioni di Cesare Dobici.

Dobici non è stato però solo un grande compositore, innegabili sono le sue doti umane, a partire dal fortissimo legame che mantiene con Viterbo, nonostante gli impegni di docenza nella Scuola superiore di musica sacra lo avessero costretto a trasferirsi a Roma.

Ne è testimonianza la composizione della Messa in onore del Beato Giacomo da Viterbo per due voci pari con accompagnamento d’organo del 1905, che ebbe successo internazionale, come dimostra l’apprezzamento ricevuto oltreoceano testimoniato dalla sua pubblicazione presso “The Boston Music Company” nel 1913.

Contratto stipulato con la Boston Music Company per la pubblicazione della Messa Solenne e della Messa in onore del Beato Giacomo
Contratto stipulato con la Boston Music Company per la pubblicazione della Messa Solenne e della Messa in onore del Beato Giacomo

E la fama di questa composizione fu anche duratura come riporta l’articolo apparso su “La perseveranza” martedì 10 Aprile 1917, nel quale si esalta la grande qualità della “condotta” della composizione eseguita durante la funzione di Pasqua nel duomo di Milano.

La solida preparazione di Cesare Dobici, basata sulle tecniche classiche di armonia, contrappunto e fuga, la sua perizia compositiva non sono le sole caratteristiche del musicista viterbese.

Il Didatta Cesare Dobici

Egli infatti è stato anche un grandissimo didatta: ruolo che assomma perfettamente in lui le doti musicali e quelle umane.

Questi sono solo alcuni dei nomi dei suoi allievi più famosi italiani e stranieri: N. Bonavolontà, R. Caggiano, L. Colacicchi, C. Celsi, F. Fasciotti, T. Gardella, F. Germani, F. Haberl (Regensburg), P. Jones (Melbourne), C. Meter (Chicago), A. Pelliccia.

Con particolare delicatezza e serietà ha coltivato e sviluppato le capacità tecniche e artistiche delle sue allieve.

Una di esse, ha avuto un notevole successo all’epoca: Ida Mattone Taiani, cantante, compositrice e didatta, oggi dimenticata, ma che tra gli anni ’20 e ’30 fu apprezzata come compositrice di melodie per canto e pianoforte e che non smise mai di ringraziare pubblicamente il maestro in articoli e interviste.

L’ultimo aspetto di Dobici che voglio ricordare e che lo rende un personaggio di primaria importanza è l’eticità, la dignità e insieme la coerenza con cui ha attraversato i difficili anni del Fascismo. Durante la vita non si piegò mai a comporre nulla che celebrasse il regime, anzi fu assai duro nei confronti di chi omaggiava con piaggeria il Duce, come emerge con chiarezza di toni in questa secca lettera sulla composizione di una Marcia mussoliniana da parte di un certo Commendatore Armentano:

è una delle tante misere composizioni che pullulano in questo momento un po’ dovunque. Mancanza di idee, povertà di mezzi, luoghi comuni, molto stile da birreria..

Compose, sì, in quegli anni, ma per aiutare con la musica e con la preghiera chi era al fronte, come è dimostrato dal canto unisono a voce di popolo dell’Ave Maria del Grappa e dal Padre nostro del soldato, che nel 1942 vennero recapitate al fronte per essere diffuse tra i soldati.

Cesare Dobici - Il Messaggero venerdì 25 febbraio 1947, Alessandro Vismara.jpg
Il Messaggero di venerdì 25 febbraio 1947, Alessandro Vismara.jpg

Inoltre sempre nell’articolo del Messaggero del 25 febbraio del ’47 scrive Vismara, che aveva raccolto le testimonianze direttamente dalla famiglia del maestro:

figura di una rettitudine adamantina e dotata di un senso religioso della vita, il maestro Dobici non poteva approvare il fascismo, che egli, lontano dalla vita politica e tutto dedito ai suoi studi, condannava soprattutto in nome dei suoi saldissimi principi morali. Così egli fu incluso negli elenchi degli intellettuali antifascisti da deportare al nord, ma, quando le SS si presentarono alla sua abitazione di Roma, egli era già da qualche giorno partito per un ben più lungo viaggio. Anzi, nel vedere nel suo studio al posto d’onore le opere dei loro grandi compatrioti Beethoven e Wagner, i soldati nazisti sembrarono provare un umanissimo senso di vergogna e si allontanarono senza toccare nulla.

Questo breve ritratto del Maestro descrive solo in modo parziale l’importanza che ebbe all’interno del panorama musicale dell’epoca. Articoli di giornale, lettere e documenti, donati dal nipote Cesare Dobici all’Associazione e centro studi che porta il suo nome e che oggi costituiscono un importante archivio, lo testimoniano con chiarezza.

Grazie all’instancabile lavoro del Presidente dell’Associazione e centro studi Cesare Dobici Maestro Ferdinando Bastianini e del Vicepresidente Maestro Maria Loredana Serafini che organizzano e realizzano concerti e convegni per divulgare il nome e l’intensa attività musicale di Dobici, l’operato del musicista viterbese sta tornando finalmente all’attenzione del pubblico e del mondo musicale tout court.

A cura di Anna Wanda Folliero

Info e Contatti

  • Email: wandafolliero@gmail.com
  • Twitter: @wandafolliero
  • Instagram: @wanda.folliero