Storia e biografia di Claude Debussy, pianista e compositore. Nel centenario della scomparsa pubblichiamo un ritratto del grande musicista francese che ha trasformato l’estetica musicale conducendola nell’arte moderna.
Claude Debussy, nato a Saint-Germain-en-Laye il 22 agosto 1862 e morto a Parigi il 25 marzo 1918. E’ stato un importantissimo compositore e pianista francese, considerato uno dei massimi protagonisti del simbolismo musicale.
Nell’articolo scritto dal M° Cesare Marinacci troviamo la storia, biografia, opere e influenze stilistiche. Un ritratto musicale a 360 gradi sul grande compositore francese:
- Biografia di Claude Debussy
- Influenze stilistiche nei capolavori di Debussy
- La ricerca estetica in Debussy
- Il brano musicale come un dipinto
- Il Debussy impressionista e simbolista
- Qualche esempio tratto dalle opere di Claude Debussy
- La sensualità del non detto
Nel 1918, 100 anni or sono, entrava nell’Olimpo della musica Claude-Achille Debussy, annoverato tra i più rappresentativi ed influenti musicisti d’ogni tempo ed al quale il 2018 sta riservando in tutto il mondo musicale le giuste e degne celebrazioni. Debussy è considerato, insieme ai colleghi Gabriel Fauré e Maurice Ravel, l’alfiere della rinascita strumentale francese ed in particolare l’iniziatore della ‘musica moderna’.
Biografia di Claude Debussy
Pur possedendo una solida formazione classica, Claude Debussy grazie agli studi in conservatorio con Marmontel e Giraud, il suo ideale creativo fu sempre lontano da un accademismo di tipo tradizionale; tuttavia dimostrò di sapersi avvalere all’occorrenza e con acume della più ricercata tecnica, conquistando, nel 1884, l’ambito Prix de Rome per la composizione che gli valse un soggiorno di studio triennale nella capitale italiana.
Fin da quest’episodio si tratteggia la figura di un musicista il cui immenso talento corrispose di rado ad altrettanto senso pratico; si narra, infatti, che non riconoscendolo, avesse cacciato di casa il funzionario del Conservatorie di Parigi che lo aveva raggiunto per annunciargli la vittoria del prestigiosissimo premio, rischiando persino di vederselo revocare.
In ogni modo, al rientro da quel pionieristico Erasmus cominciò a frequentare gli ambienti artistici legati alle correnti dell’impressionismo e del simbolismo, come il salotto del poeta Stephane Mallarmè, oltre alle stanze private delle più affascinanti fanciulle di Parigi… considerato irresistibile dalle donne che lo circondarono, Blanche, Therese, Gaby, Lily, Emma, tra le ufficiali, senza volerlo indusse alcune a tentare il suicidio per lui e la più seducente demi-mondaine di Parigi ad abbandonare la sua vita lussuosa per dividere una povera soffitta con lui, bislacco sognatore che il più delle volte non aveva un soldo in tasca ma sapeva far intravedere le più romantiche avventure e suscitare le più vive impressioni, grazie anche al suo modo raffinatissimo di suonare il pianoforte dal quale sapeva trarre timbriche inusitate ed i toni più delicati, come se sfiorasse direttamente le corde.
Le influenze stilistiche nei capolavori di Debussy
Negli anni di studio Claude Debussy si avvicinò con passione all’opera di Richard Wagner, considerato il musicista più denso e rivoluzionario del suo tempo, più tardi invece rimase affascinato dalle sonorità inusitate provenienti dall’estremo oriente, ascoltate in occasione dell’esposizione universale del 1889, l’anno della Tour Eiffel; influenze tra loro fortemente eterogenee contribuirono in Debussy a creare uno stile modernamente personale, dirompente ma non distruttivo, talmente caratteristico e suggestivo da creare un diffuso proselitismo ma non veri eredi.

La locandina realizzata da Léon Bakst nel 1912 per il balletto Prélude à l’après-midi d’un faune su musica di Claude Debussy con V. Nižinskij
Al 1894 risale il primo considerevole successo del compositore con il poema sinfonico Prélude à l’après-midi d’un faune cui seguirono i celebri Nocturnes per orchestra del 1899. Ancora al virtuosismo orchestrale sono dedicati, nella prima decade del’900, i cicli La Mer ed Iberia nei quali il musicista realizza dei mirabili prototipi di timbrica sinfonica. Fortemente pionieristiche sono anche l’opera Pelleas e Melisande nonché le musiche scenografiche del Martyre de Saint-Sebastien da Gabriele D’Annunzio.
Uno stile più decantato si ritrova nelle ultime opere, ispirate alla classicità, come il quartetto e le sonate per violino, violoncello e pianoforte. Proprio il pianoforte rappresenta, per tutta la vita creativa di Debussy, un mezzo di ricerca ed estrinsecazione, un diario stilistico fedele e costante. Nelle prime composizioni ottocentesche come la Ballade, il Nocturne o Reverie emerge il gusto tardo romantico per il languore strumentale derivato dall’influenza onnipresente di Fryderyk Chopin; nelle Suites come Pour le Piano e la Bergamasque invece traspare la devozione verso il linguaggio asciutto e cembalistico della scuola francese barocca.
Nei cicli pianistici delle Images le seduzioni in bilico tra cromatismo timbrico e rigore formale, nelle Estampes il gusto per il più raffinato esotismo. Nei Preludi e negli Studi del 1910-15 infine affiora il compositore più sperimentale che assegna a forme tradizionalmente minute ed autoreferenziali i concetti estetico-musicali bensì più densi.
La ricerca estetica in Debussy
Debussy si muove dall’estetica tradizionale e dagli esempi favoriti per esplorarne possibilità espressive inconsuete. Di Wagner ama l’idea di un discorso musicale aperto ma non la sua ferrea consequenzialità logico-sintattica. Il discorso aperto per Debussy deve rispondere non ad un divenire narrativo ma ad accostamenti di immagini istantanee; l’interesse viene distolto dall’idea di uno svolgimento ineluttabile per concentrarsi sui valori immediati del flusso musicale percepiti nella loro presenza solitaria, indipendentemente da un ‘prima’ ed un ‘dopo’.
Rivoluzionario è dunque il concetto debussiano di temporalità dell’opera musicale, anche in relazione all’estetica classico-romantica, e decisivo per gli sviluppi della musica novecentesca; affine, peraltro, alle tecniche poetico-letterarie del romanzo moderno, magnificamente raffigurate nell’opera di Macel Proust.
Il brano musicale come un dipinto

Impression, soleil levant, dipinto di Claude Monet del 1872, considerato il simbolo del movimento impressionista.
Il musicista, nelle sue pagine più emblematiche, capovolge l’idea del brano musicale, visto come un racconto in cui si presentino i personaggi e le loro peripezie, gli elementi costitutivi in senso evolutivo all’interno di un’idea dinamica di sviluppo.
Debussy trova in Wagner il massimo esponente di questa tendenza; nelle straordinarie opere del tedesco effettivamente assistiamo ad un ritornare di temi, ad una espansione continua dal punto di vista melodico come da quello armonico in un infinito rincorrersi di premesse e conseguenze.
Debussy contrappone a quest’idea strutturalmente dinamica un concetto di staticità temporale; il brano musicale non necessariamente deve essere visto come un racconto, derivante dagli intrecci tra materiali musicali, ma anche come un quadro in cui ogni particolare può essere ammirato indipendentemente dal tutto pur se all’interno di una costruzione complessiva. Così come possiamo contemplare, in un intero dipinto, un singolo agglomerato cromatico o un prezioso dettaglio, così in un’opera sonora possiamo godere di un inciso minuto, di un accordo isolato nella sua essenza sonora, senza necessariamente metterlo in relazione consequenziale e diretta con gli altri elementi circostanti.
Ed ecco allora capovolgersi anche l’idea di gerarchia funzionale delle armonie in base alla quale ad una dissonanza deve seguire una consonanza equilibratrice, ad una tensione la sua risoluzione; ogni singolo ente sonoro può assumere una sfumatura indipendente dalla sua funzionalità abituale, un significato assoluto e pertanto unico a seconda anche del suo semplice colore percepibile che diviene parametro creativo al pari di armonia, melodia e ritmica.
Il Debussy impressionista e simbolista

Claude Monet, Cattedrali di Rouen: una delle 48 versioni della Cattedrale di Rouen dipinte tra il 1892 e il 1894 in vari momenti del giorno e dell’anno per cogliere le diverse sfumature luminose che secondo la poetica impressionista cambiano il significato dell’oggetto ritratto
In tale concezione senz’altro si possono avvertire le suggestioni dell’impressionismo pittorico e del simbolismo letterario dell’epoca. Per il pittore impressionista l’oggetto da ritrarre, pur essendo sempre uguale a se stesso, può essere sempre infinitamente diverso a seconda del momento e del luogo di osservazione; dunque una stessa figura ritratta in diversi attimi del giorno con diverse condizioni climatiche e temporali assume illimitate ‘nuances’ di luci ed ombre se si guarda più al colore che al segno, come emblematicamente sperimentato da Claude Monet nelle numerose versioni della Cattedrale di Rouen del 1890.
Per il simbolismo invece una singola parola può essere tanto più poetica quanto suscettibile d’interpretazioni diverse, tanto più carica di simbologie e significati quanto più vaga. Autori come Stephane Mallarmè, Arthur Rimbaud o Charles Baudelaire ritenevano che il poeta non dovesse descrivere la realtà, ma cogliere e trasmettere le impressioni più astratte e indefinite, suggerire emozioni e stati d’animo, penetrare l’intima essenza delle cose, evocare corrispondenze misteriose, attraverso anche i semplici suoni delle parole, tra concetti lontanissimi.
Qualche esempio tratto dalle opere di Debussy
Applicazioni di queste idee possono trovarsi ad esempio nei Preludi: Debussy isola melodie ed accordi lasciandoli sospesi o reiterandoli fino a spersonalizzarli ed a renderli indipendenti dal contesto; un po’ come il ripetere tante volte una parola tende a farle perdere i contorni ed il significato convenzionale, così mettere insieme varie dissonanze, separandole da una risoluzione, invece di aumentare la tensione percettiva, paradossalmente, la stempera, fa scomparire la dissonanza per rivelare l’esclusiva essenza vibratoria caricando al contempo gli oggetti sonori di significazioni che vanno ben oltre la norma.
Nella citata opera-simbolo per orchestra, Prélude à l’après-midi d’un faune, Debussy combina una straordinaria oculatezza dei mezzi con una profondità evocativa senza precedenti. Volutamente scarni i due piccoli temi melodici principali così come il loro quasi inesistente sviluppo in una vaga struttura tripartita; alchemici e rarefatti gli interventi degli strumenti orchestrali, ognuno con il suo prezioso quanto minuto intervento. Ad ogni riproposta del tema, pur sempre perfettamente riconoscibile, questo viene ‘illuminato’ diversamente dall’armonia e dalla strumentazione fino a trasformarsi in qualcosa di rinnovato ed unico… ecco le luci di Rouen.
La sensualità del non detto
Il Prélude à l’après-midi d’un faune prende spunto da una lirica poetica di Stephane Mallarmè, ed evoca le fantasie di un fauno che, in uno scenario bucolico, tra sonno e veglia al suono di un flauto ha un illusorio incontro amoroso con alcune bellissime ninfe. Invano leggendo il corrispondente letterario cercheremmo immagini puntuali e descritte in musica; comune è solo il principio: come nella poesia di Mallarmé balenano più le caratteristiche sonore delle parole ed una illimitata sensualità, così nella musica di Claude Debussy prevalgono emotività ineffabili e corrispondenze intraducibili.
Generoso, eccentrico, visionario, Claude Debussy non fu certamente trascurato in vita; tuttavia le incantevoli pagine sbocciate nei limpidi intermezzi d’ispirazione tra le sue ribelli avventure erano destinate anni più tardi al successo intramontabile che ancora le caratterizza. Al loro primo apparire suscitarono al pari di quelle di Ravel le più opposte reazioni, dall’adorazione entusiasta di amici e colleghi, fino all’indignazione che pervase anche taluni ambienti accademici se è vero che agli studenti del Conservatorio di Parigi non venne consentito di assistere alla prima del Pelleas et Melisande.
La sua musica così colta, raffinata ed anche sensuale veniva talvolta giudicata impudica, addirittura audace al punto di turbare le fanciulle di buona società che, secondo alcune parole del tempo, rischiavano, solo studiando il Claire de Lune, di smarrire la loro ‘innocenza’, tanta la sensualità riposta in quelle pagine ricche di frasi non dette.
Tanto a Roma dov’egli sospirava il ritorno a Parigi, quanto in Russia dove la mecenate di Tchaikovsky lo aveva voluto come pianista privato o a Eastbourne dove trascorse i giorni incantevoli e movimentati del suo secondo scandaloso matrimonio con Emma Bardac, l’esistenza di Debussy ondeggiò sempre fra gli estremi della felicità e del tormento, del trionfo e dell’apparente tracollo.
Dunque egli può essere considerato, come osserva Vladimir Jankelevitch, “l’archetipo di tutti quegli artisti di genio che nel loro essere autentici creatori, sono inadeguati al ragionare ed al condursi con il resto degli uomini”.
A cura di Cesare Marinacci
pianista, musicologo e compositore
Info: https://www.facebook.com/CESAREMARINACCImusic/