INTERVISTA | Claudia Cantisani: l’esteta del belcanto

Negli anni Claudia Cantisani si è costruita uno zoccolo duro di pubblico che colleziona i suoi dischi e la segue assiduamente nei live e si è guadagnata l’elogio incondizionato della critica di settore. A novembre ha pubblicato L’affare di famiglia, primo tassello, deliziosamente rétro, di un nuovo album, Sabrina sul petrolio, che uscirà in autunno per La Stanza Nascosta Records, con collaborazioni importanti (l’attore Alessandro Haber, la Iena Andrea Agresti e Sergio Caputo, già, in un certo senso, suo “padrino” artistico)

In attesa di risentire Claudia Cantisani dal vivo, dopo l’ultima intensa esperienza del Festival Femminile Singolare 2021 a Valdagno, in cartellone con Tosca e Grazia di Michele, Blog della Musica l’ha intervistata. La immaginiamo, come suo solito, affacciata da quel quinto piano che è osservatorio poetico sul mondo, grembo fecondo delle sue storie in musica.

“Il jazz, ci si nasce o no. Non si impara e non si insegna, è un linguaggio a parte. Tenendo presente, che poi dietro la porta c’è sempre Johann Sebastian Bach. Il jazz è soprattutto libertà.” E’ d’accordo con questa tesi di Armando Trovajoli?

Forse non sono molto indicata a rispondere a questa domanda perché non sono una jazzista pura.
Io del jazz prendo a riferimento compositori come Porter e Gershwin le cui composizioni si traducono in una forma-canzone dove di libertà- e quindi di improvvisazione- ce n’è poca o niente.

Parte della critica (oltre che Sergio Caputo, nelle note all’album Non inizia bene neanche questo weekend) l’ha accostata a Mina. E’ un’artista che ama?

Sono un’esteta del belcanto, infatti sono diplomata al Conservatorio in canto lirico e in quanto tale non posso non amare una voce così immensamente ricca.
Amo di quella donna, forse ancora di più, il modo di intendere la voce come mezzo di espressione autentica della personalità.

Come mai, secondo lei, quest’anno è sfumata la possibilità di partecipare, con l’attore Alessandro Haber, al Festival di Sanremo? Quali sono le sonorità del brano “scartato”?

Se riuscissimo a girare la domanda ad Amadeus, lo scopriremmo!! Ahahah!
Con Sabrina sul petrolio ci siamo spostati dallo swing per puntare più decisamente verso la canzone d’autore.

Che ruolo gioca l’ironia nella sua poetica? E nel suo quotidiano?

L’ironia è l’unica filosofia possibile.
A prendersi troppo sul serio ci si ammala di noia e di routine.

L’affare di famiglia è il singolo apripista del nuovo album, di prossima uscita. Può darci qualche anticipazione sul nuovo lavoro?

Il nuovo lavoro si chiamerà Sabrina sul Petrolio. Ci saranno canzoni nuove, canzoni vecchie e, di differente, rispetto ai due dischi precedenti, c’è una cover di Sergio Caputo, Blu Elettrico, grazie alla quale abbiamo avuto il piacere di suonare col Caputo in persona!

Ascolta il brano L’Affare di famiglia

Il libro che ha attualmente sul comodino?

Ho appena finito La Fattoria degli animali di Orwell che- ahimè- non conoscevo e quindi adesso ne sto approfittando per rileggere qualcosa dell’amata Amélie Nothomb. Sul comodino ho l’Espresso.

Da insegnante di canto, una dritta su come scaldare la voce prima di cantare?

Prima di tutto riscaldare il cuore con un bel bicchiere di vino.
Per la voce un modo pratico ed efficace c’è ed è la sirena: simulare il suono di una sirena di un’auto blu; attiva sostegno, maschera e proiezione in un sol colpo.

Quanto incide la capacità di osservazione, chiamiamola così, “antropologica” sul canzoniere di Cantisani- Del Vecchio?

Più che incidere diremmo che è la condizione necessaria.
Io e Del Vecchio raccontiamo storie e non sono tutte le nostre, bisognerebbe vivere troppe volte e in troppi posti!

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