I milanesi Colpi Repentini tornano con l’EP Duomo ore dieci, un disco difficile da catalogare: è più pop o più folk? Quanto c’è di rock o jazz? E quelle atmosfere gitane, quelle ritmiche funky, quel fascino un po’ retrò? Ce ne parlano in questa intervista…
Ciao Colpi Repentini e benvenuti su Blog della Musica. Chi siete e cosa fate? Raccontateci qualcosa di voi…
Ciao! Siamo cinque ragazzi di Milano: un organizzatore di eventi, un ingegnere gestionale, un giornalista, una guida museale e un designer di interni. Sembra l’inizio di una barzelletta: forse è per questo che non ci piace prenderci troppo sul serio. Nella nostra vita dopo le sei di sera facciamo anche i musicisti, con un progetto a cui da molti anni dedichiamo gran parte del nostro tempo libero.
Quali sono le vostre contaminazioni musicali? Che musica ascoltano i Colpi Repentini?
Anche in questo caso ognuno di noi esprime una personalità diversa: abbiamo un batterista di formazione jazzistica, un tastierista patito del pop anni ’80, un cantante fanatico dei Deep Purple, un bassista in fissa con l’acid jazz e un chitarrista che in macchina alterna il black metal alle colonne sonore della Disney. Uno dei nostri numi tutelari è senz’altro Tom Waits, mentre nel panorama italiano contemporaneo ci piacciono soprattutto i Calibro 35 e le Capre a Sonagli.
Duomo ore dieci è il vostro nuovo album? Ce ne parlate?
Si tratta del nostro secondo EP, che come format ci è parso finora congeniale rispetto a un album in senso stretto. Il disco in realtà rappresenta un piccolo bilancio di tutta la nostra esperienza musicale perché contiene brani vecchi e nuovi, persino brani originariamente di altre nostre band riarrangiati (è il caso della title track).
In questo disco, che devo dire mi è piaciuto molto, c’è un po’ di rock, di pop, di folk, jazz… come siete riusciti a far convivere tutto questo?
Grazie! Noi scriviamo i pezzi così, senza pensarci. Per intenderci: non è che ci mettiamo a tavolino e decidiamo di fare questo pezzo più folk e quello più funky. Di solito partiamo da un giro di accordi e un’idea di melodia e sulla base di ciò arrangiamo poi il pezzo nella maniera che ci viene più spontanea. Il tutto poi viene fatto “convivere” all’interno di uno stesso disco soprattutto grazie al lavoro di mixaggio del grande Ale Camagni, che ringraziamo, che rende decisamente più omogeneo il sound.
C’è un suono particolare che ricercate e che volete trasmettere?
Veramente no. Possiamo dire che in generale siamo più inclini a sonorità che potremmo definire vintage: siamo quel tipo di persone che per abituarsi alle novità devono prima capirle e metabolizzarle. Ma così si passa inevitabilmente per nostalgici.
I testi dei brani di Duomo ore Dieci che cosa ci raccontano?
Raccontano storie di avari, hipster, mondi lisergici, viaggiatori, sognatori, assassini: un carosello di ispirazioni tanto variegato quanto quello delle suggestioni musicali. Non pretendiamo di dispensare verità assolute: guardiamo sempre con sospetto quelle persone che pendono dalle labbra dei cantanti, ci divertiamo piuttosto a trasformare in musica la nostra immaginazione e il nostro personale punto di vista sul mondo.
Se potessi ascoltare un unico brano del vostro nuovo disco, quale dovrei ascoltare? Perché?
Ti diremmo di ascoltare Hipster. Perché è orecchiabile e scanzonato, perché ha un bell’impianto pop che non ci vergogniamo di esibire, perché prende-per-i-fondelli-cose-che-non-sopportiamo-ma-alla-fine-volemosebbene, ma soprattutto perché ha un bellissimo videoclip che ci siamo divertiti un sacco a girare.
Prima di lasciarci, raccontateci quali progetti avete in serbo per i prossimi mesi.
Stiamo ragionando soprattutto sul versante video: vorremmo riprendere un bell’house concert e magari buttare fuori qualcosa di completamente diverso per un altro pezzo di Duomo Ore Dieci. Certo, poi le idee per un nuovo disco non mancano.
Grazie ai Colpi Repentini per essere stati con noi.
Info: https://www.facebook.com/colpirepentini/?fref=ts