Cortex si confessa: Ama un popolo presente

Cortex, cantautore triestino, pubblica Amo un popolo presente e si confessa nell’intervista al Blog della Musica…

Proprio così. Il cantautore triestino  torna in scena e denuncia la sua voglia di riscatto e la sua speranza di trovare un popolo ancora presente contro un sistema che ci proietta verso un’omologazione dei gesti, delle monde e del pensiero. Un testo scritto da Paola Cacchio e un bellissimo video incorniciano questo nuovo singolo dal titolo “Amo un popolo presente”. Ospitiamo CORTEX in una bella intervista.

Un nuovo singolo prima di un EP. Che significato ha oggi fare un EP piuttosto che un disco?
Oggi ormai il concetto di disco è passato, ne parlava anche Jovanotti se nn sbaglio… comunque nel mio caso la scelta di fare un EP piuttosto che un disco nasce dal fatto che ho scritto i pezzi in momenti diversi della mia esistenza e sento che questo lavoro sia più un lavoro per i singoli che per un disco, nel senso che è come una raccolta di canzoni che non hanno però un vero filo conduttore (secondo me), che è la particolarità dei dischi…quindi ho scelto di fare un EP e puntare sui singoli.

Cortex contro la crisi. In questo singolo di sicuro c’è il tuo punto di vista. È un tuo modo di reagire questo?
Cortex contro la crisi, ovunque c’è crisi lo leggo nei visi cantava il mitico Bugo, beh secondo me la crisi che viene dipinta dai media è più grande di quello che in realtà è, il popolo si è trasformato in massa ed ha perso i suoi valori e di conseguenza quel poco potere che poteva esercitare sui potenti che continuano a tirare i fili di noi ingenue marionette.

La musica? Come risponde la musica a questa crisi sociale? E la tua musica?
La crisi della musica!!! È sempre più difficile trovare concerti perchè la burocrazia mette sempre i bastoni tra le ruote dei locali o delle associazioni che vogliono organizzare eventi, poi ci sono i dj ed i selecter che rimpiazzano una band in qualsiasi situazione. Io cerco di portare il cuore sul palco, cantarlo ed empatizzarlo con la gente… la musica è crisi… il blues nasce da quello…

L’omologazione e il qualunquismo. Noi oggi siamo figli di questo male. Ma secondo te prima, i nostri genitori o i nostri nonni, vivevano qualcosa di simile?
Il mondo ai tempi dei nostri nonni e dei nostri genitori era differente, non c’erano i cellulari e non c’era internet e tutti vivevano un poco più per loro stessi e nella loro quotidianità. Oggi il mondo è così frizzante veloce e vicino che si fa tutto per tutti, perdendo i veri valori della vita della terra e acquistando futilità e tempo libero da vivere in maniera frenetica. Non so, ma più passa il tempo e più il mondo diventa veloce e frenetico…

Quanto pensi sia presente questo popolo che canti? Scusa la mia ottica appena pessimista: serve esortarlo alla rivoluzione?
Comincia tu che io sto male… ho anche cantato, il mio pessimismo in qualsiasi forma reazionara da parte degli italiani che non sia legata a qualche partita della nazionale, è evidente, non siamo come i francesi che hanno fatto la rivoluzione. Noi italiani l’abbiamo pensata poi ci siamo messi a discuterla… insomma siamo un popolo che ha tirato le monetine a Craxi e nulla è cambiato in fatto di corruzione, abbiamo esultato quando Berlusconi è uscito dalla politica ed ora è nuovamente in campo, l’Italia è fatta di regioni bellissime, ha le sue caratteristiche, bisogna prendersi per quelli che siamo e capire che non ci si metterà mai d’accordo…

Questo brano porta la firma (nel testo) di Paola Cacchio. Come mai? Da dove nasce questo “matrimonio”?
Lei si chiama Paola Cacchio ed è un’autrice di L’Aquila. L’ho incontrata al CET di Mogol, proprio pochi giorni dopo il disastroso terremoto. Lei mi propose il testo, mi piacque e l’abbiamo elaborato e così abbiamo collaborato. Nulla di stano o di speciale, succede spesso di collaborare in ambito musicale. Poi l’ho registrato con AbbaZabba nel mio home studio e l’ho mixato con Alessandro Altamura agli studi della Sae di Milano. Ed eccoci qua. “Amo un popolo presente”.

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