Cristina Meschia: Inverna | Recensione

La cantautrice piemontese Cristina Meschia pubblica Inverna, un disco ispirato dallo studio di Nanni Svampa e del Nuovo Canzoniere Italiano, canti di protesta e contro la guerra, di lavoro e d’amore, arrangiati in chiave folk jazz, che racchiudono canti della tradizione lombarda

Cristina Meschia - Inverna - copertina disco

Cristina Meschia, Inverna

Insolite coordinate quelle per addentrarsi in Inverna. Il nuovo album di Cristina Meschia è una raccolta di canti popolari in milanese, provenienti quindi dal folklore (e dalla tradizione d’autore).

Ma l’interpretazione vocale e l’arrangiamento spostano il baricentro verso una direzione “pulita”, nel jazz più vellutato. Non si tratta di un’operazione del tutto nuova, però questa peculiare direzione dà una sensazione d’incidente.

E l’era tardi di Jannacci, Bell’usellìin del bosch, Povre filandere e gli altri titoli subiscono questa trasfigurazione che le rende stranianti, rispetto alle loro provenienze. Assoli di pianoforte, di violino, di contrabbasso, di flauto, sorretti dalla batteria suonata con le spazzole, circondano le parole dialettali, spesso inzuppate dell’acqua delle risaie (come in Senti le rane che cantano e nella Bella ciao delle mondine, che riapre la questione delle origini del popolare canto partigiano, antecedenti alla guerra).

Parlando della malinconica Gh’è anmò on quaivun possiamo riassumere le intenzioni generali di Cristina: più fedele all’originale, quella di Mauro Ermanno Giovanardi, questa versione invece è un jazz soffuso, che però non svilisce il mood del pezzo; solo, lo traduce in un’altra lingua.

Ma El pover Luisin non segue questa direzione: dal doloroso originale per sola chitarra, il brano acquista un festoso groove che, seppur sobrio, stona un po’ con il racconto del moroso “che l’era mort in guera”. Solo il finale delicato dà un po’ di giustizia al povero Luigino.

Simpatica invece la marcetta De tant piscinin che l’era, trasformata in un’ironica bossa nova con tanto di shaker e assolo di chitarra elettrica pulita con toni chiusi.

Analoghe sensazioni di straniamento in O mamma la mè mamma il muratore, che fan pensare ad un operaio che ha appena finito di  lavorare, che entra stanco e coi vestiti ancora sporchi, in un cocktail bar dove son tutti in tiro. Forse è questo l’effetto sovversivo voluto; per ricordare con piacere le nostre origini, sia in senso sociale che identitario, in un contesto musicale solitamente filoamericano.

A cura di Gilberto Ongaro

Tracklist Inverna – Cristina Meschia

  1. E L’era tardi
  2. Bell’Usellìn del bosch
  3. Oh Mamma la mè mamma il Muratore
  4. Povre Filandere
  5. Bella Ciao (delle mondine)
  6. El pover Luisin
  7. Senti le rane che cantano
  8. De tant piscinìn che l’era
  9. Gh’è anmò on quaivun

Info: https://www.facebook.com/cristinameschiaofficial/

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