INTERVISTA | DIANA: shoegaze america, tra colori francesi e qualche sapore italiano

Roberta Arena diviene DIANA per la critica discografica e porta alla luce scritture private, qualcosa da cantare in inglese e altro da immortalare in italiano. Ed il disco che ne viene fuori è un concentrato di bellezza industriale, nebbia fitta, ma anche percorsi introspettivi in un suono che spolvera le bellezze post-atomiche di un genere che chiamano shoegaze.

Si intitola Andy you can’t build the night il disco di DIANA ed è forse la prima bella prova d’autore di un’artista di questa nuova scena italiana. A cavallo tra quel modo di fare americano, un colore francese come vedremo e l’Italia delle belle melodie popolari. Blog della Musica l’ha intervistata…

Partiamo dal tuo video che abbiamo presentato anche tra le nostre pagine. Raccontaci: immagini di alter ego, di possibilità irrisolte, di una decostruzione dell’io? Non vorrei essere andata troppo in là con la fantasia…
Assolutamente no, anzi ci hai beccato in pieno. Immagino sempre un alter ego in quello che racconto, perché nella maggior parte dei casi parlo di qualcosa di personale, di una situazione che ho vissuto però poi il finale, la reazione del mio alter ego, è quasi sempre diversa da come è andata veramente. Credo che ognuno di noi dentro di se, viva dei rapporti irrisolti, che non ha avuto la forza di chiudere o di dire esattamente cosa pensava in quel determinato momento e in quella situazione. Ecco il video di He was angry rappresenta proprio questo, ritrovarsi faccia a faccia con le proprie paure. Prima o poi dobbiamo affrontarle.

Folk che dall’America prende quel certo modo di concepire la semplicità. Ma anche un italiano che affiora di quando in quando. Come si trova un equilibrio simile?
L’arte è libertà. Bisogna sentirsi liberi di esprimersi e di non pensare troppo alle regole, di qualsiasi tipo. Ho fatto questo disco, ho buttato giù emozioni, ho creduto in ciò che ho fatto, e ho creduto soprattutto che questo poteva essere condiviso e compreso da altre persone. La cosa più bella è entrare in empatia con l’ascoltatore, con chi ti vede e ti ascolta, la cosa bella è “essere capita”. Non so se possiamo chiamarlo equilibrio, anzi forse equilibrio proprio non è, ma per me è pace, pace per aver fatto ciò che volevo e aver detto a parole mie quello che sentivo.

Guarda il video di He was Angry

Diana quindi è figlia dell’America dello shoegaze o dell’Italia melodica?
Mi piace pensare che sia figlia del mondo. Oggi sono questa, ma mi rendo conto che sono molto “spugna”, mi piace l’idea di assaporare cose nuove e rigettarle fuori a mio modo. Sono figlia di questo mondo ma non mi riconosco necessariamente in questo tempo.

Elettronica come da copione per i tempi che corrono. Per Diana cosa significa? Futuro o presente?
Per quanto mi riguarda l’utilizzo dell’elettronica è dato da un voler ricreare determinati mondi, colori e immaginari. Se domani pensassi che con le pentole e le padelle riuscissi a dire quello che penso le suonerei! Scherzo, ma non troppo! Credo che quello dell’elettronica sia un mondo così ampio che difficilmente potrei disinnamorarmene, almeno per ora. Sicuramente rappresenta il presente e un futuro vicino, più in là chissà!

Eppure da più parti si parla anche di colori francesi… o sbaglio?
Non sbagli, ma non so darti una vera e propria spiegazione. Credo che si tratti di sensazioni e immaginari, non di altro.
Sono sempre stata affascinata dal mondo di Amélie Poulain, dalla sua visione romantica e da quell’idea di guardare la vita attraverso gli occhi di una bambina. Lo stupore e l’immaginazione sono spesso alla base della mia scrittura. Credo che i “colori francesi” si riferiscano a questo.

Info: https://www.facebook.com/musicadiana/

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