I 5 migliori dischi inglesi di musica prog

Oggi per la rubrica “Le pillole di Lele” vi presentiamo 5 dischi inglesi di musica prog fondamentali dal punto di vista storico, dischi che conservano ancora una grande energia anche a distanza di molti anni…

Tutte le volte che si fa una sorta di lista/classifica bisogna fare una doverosa premessa, e io non mi voglio sottrarre a questo rito, poiché elencare solo cinque titoli di musica prog significa automaticamente escluderne altri, senza che ciò significhi che valgano meno. Ad esempio qui non troverete nomi quali Genesis, Yes e Pink Floyd, o i Colosseum di Valentyne Suite. Parlando dei Pink Floyd oltretutto siamo davanti a un nome che i generi li ha quasi inventati, vedi alla voce psichedelia e prog, quindi meriterebbero pagine e pagine a loro dedicate.

Comunque andiamo a vedere i nomi che ho scelto nel compilare questa mia piccola lista di dischi inglesi di musica prog.

Al primo posto, ma solo casualmente, troviamo l’esordio dei Van Der Graaf Generator, The Aerosol Grey Machine, pubblicato nel 1969, nato in origine come progetto solista di Peter Hammil, un disco ancora legato a suoni decisamente psichedelici, ma già proiettato verso la ricerca sonora jazz e prog degli anni seguenti.

I King Crimson di In the Court of the Crimson King ci offrono un’opera monumentale e suggestiva, a partire dalla splendida copertina. Resto particolarmente affezionato a due pellicole in cui fanno capolino le musiche di questo disco: Buffalo ‘66 dell’esordiente Vincent Gallo e Tutto l’amore che c’è di Sergio Rubini.

Ritroviamo Greg Lake negli Emerson, Lake & Palmer, il cui esordio discografico del 1970 è il trionfo del suono barocco del prog rock inglese, instillato in brani come Lucky Man e Take a Pebble, senza dimenticare Tank, divenuta sigla di TV7, un appuntamento informativo della Rai del venerdì sera. Tutti questi brani sono entrati nella storia e nella memoria collettiva, e anche a distanza di decenni restano tra il meglio della musica degli anni Settanta.

Forse i meno conosciuti di questa mia personale classifica, ma non per questo meno amati, sono i Gentle Giant, immensi musicisti, sempre sospesi tra fantasy, rock e jazz. Di questa band ho scelto Octopus, ma va detto che l’intera discografia resta costantemente su alti livelli.

Chiudo con Thick as a Brick dei Jethro Tull, dalla singolare copertina a forma di quotidiano, sicuramente il disco più prog del gruppo di Ian Anderson, un album concettuale senza alcuna pausa, se non quella necessaria per girare il vinile sul piatto dello stereo e ascoltare la seconda parte. La ricerca sonora si allontana dai precedenti lavori della band, maggiormente legati al rock blues, per dipanarsi in territori più vasti, inoltre si abbandonano gli schemi tipici della canzone, in primis la regola secondo la quale un brano musicale non deve durare più di qualche minuto.

In conclusione, ho scelto cinque album che credo siano fondamentali dal punto di vista storico e che hanno generato in me molteplici suggestioni fin dal primo ascolto, tanto tempo fa. Credo che pochi dischi conservino un’energia così grande, anche a distanza di tanti anni, tuttavia, come ho già sottolineato in precedenza, mancano altri titoli che meriterebbero una menzione: non mancherò di inserirli in una mia prossima lista.

Guarda il video dei 5 migliori dischi inglesi di musica prog

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