Duo Blanco Sinacori: Alessandro Blanco e Giuseppe Sinacori in duo per il disco Hacked Arias (Almendra Music). Due chitarre gemelle e speculari, due pirati delle sei corde. Oggi rispondono alle domande del Blog della Musica…
Innanzitutto permettiamo ai nostri lettori di inquadrare meglio il Duo Blanco Sinacori: Come e quando nasce il Duo, e quali sono i punti salienti del vostro sviluppo artistico?
Alessandro Blanco: Il primo brano suonato con Giuseppe risale all’agosto 2009 quando, per gioco e per evidente simpatia reciproca, ci venne chiesto di aggiungere un brano in Duo al termine di nostre performance solistiche. Da quel momento, si iniziò a pensare seriamente ad un progetto comune che nel 2012 prese il via, dapprima al Vincenzo Bellini di Catania con Giovanni Puddu e poi all’Accademia Incontri col Maestro di Imola nella classe di musica da camera di Antonello Farulli. I due maestri, Puddu e Farulli, sono di fatto i nostri mentori.
Giuseppe Sinacori: Altra importante evoluzione del percorso la attribuiamo agli strumenti con cui ci esibiamo in concerto. Dolo l’utilizzo di strumenti molto diversi l’un dall’altro, nacque l’esigenza di avere due chitarre che avessero una forte personalità. Venne in nostro aiuto il liutaio siciliano Vincenzo Candela, grande professionista e papà di due splendide chitarre gemelle costruite per noi sotto specifiche richieste. Un passo, questo, fondamentale per la costituzione del nostro suono.
Quale repertorio avete scelto di trattare eventualmente e come, eventualmente, questo è venuto a focalizzarsi su quello operistico?
A.B. Considerando il “ludico” contesto da cui iniziammo (le prime esibizioni, come avrete inteso, facevano quasi esclusivamente da bis ai nostri recital solistici), i primi brani trattati avevano tutti matrice sudamericana, utili, dunque, allo scopo: suonavamo Jongo di Paulo Bellinati (il nostro primo brano), alcuni tanghi di Astor Piazzolla, brani di Sergio Assad. Giunti al 2012, e, dunque, ai primi concerti come Duo Blanco Sinacori, nacque l’esigenza di confrontarci con brani originali fra i più significativi del repertorio chitarristico in duo, un passo obbligato soprattutto in riferimento all’esigenza di creare amalgama sonora e di intenzione musicale. Costruimmo il nostro ‘far musica’ grazie a brani come la Sonatina Canonica di Castelnuovo-Tedesco, Toccata e Tarantelle di Pierre Petit, Tango Suite di Astor Piazzolla, Sonate di Scarlatti, Fantasie op. 54/bis di Fernando Sor e Variazioni Concertanti op. 130 di Mauro Giuliani. In particolare, lo studio delle opere di Giuliani fu determinante: seguendo la moda dell’epoca, nel suo periodo viennese Giuliani trascrisse per due chitarre parecchie ouvertures d’opera, fra cui quella tratta da Il barbiere di Siviglia di Rossini, brano che, nella sua trascrizione originale, fece parte del nostro repertorio per circa un anno. Fu grazie a Farulli che germogliò l’idea di aggiornare il linguaggio di trascrizione già avviato da Giuliani con le moderne tecniche chitarristiche, cercando di riportare alla luce la vivacità di quella musica. Fu un lavoro entusiasmante!
G.S. Proprio il fatto di aver studiato con Antonello Farulli, non chitarrista ma bensì violista, ci permise di volgere lo sguardo a fattori musicali e interpretativi che non credevamo possibili. Farulli ci spronava costantemente a non fermarci ai limiti strumentali, ricercando sempre il risultato più vicino alle velocità, alle sonorità e agli effetti orchestrali. In questo contesto divenne una naturale conseguenza continuare a trascrivere per la costruzione di un programma interamente operistico.
La spinta a trascrivere per il proprio strumento arie d’opera è sempre stata viva, specialmente nell’Ottocento, il più delle volte al fine di giocare con materiali melodici ben noti al pubblico, ricamandoli con i più arditi slanci tecnici. Pare invece che, nel calibrare la massa sonora di due chitarre e tentare di “rinnovare” il materiale musicale scelto, non ci sia soltanto questo intento.
In particolare veniamo all’ultimo album, Hacked Arias (vol. 1: Giacomo Puccini), uscito in Giugno 2017 con Almendra Music. Perché proprio Puccini?
A.B. La genesi di Hacked Arias è simile a quella del nostro Duo. Nacque tutto da un bis! Volevamo che gli eventuali bis rimanessero in un contesto operistico e volevamo capire se le nostre trascrizioni potevamo alludere in maniera convincente anche alla potenza espressiva della voce. Pensammo a quale fosse l’Aria italiana più rappresentativa nel mondo, pensammo a quale fosse quella con un potenziale espressivo indiscusso e ci venne in mente Nessun Dorma. Fu davvero un grande successo! Puccini ci piaceva e decidemmo di continuare a studiarlo, tirando fuori un progetto organico che, grazie ad Almendra, prese forma in un periodo di tempo strettissimo.
G.S. Una passione sconfinata per Puccini iniziò quando ero bambino grazie a mamma che studiava canto lirico in conservatorio. Le opere che più ascoltavo erano Turandot, Bohème e Tosca, ascoltate tanto da imparare a memoria i testi di molte arie. Da sempre sognavo di riportare sulle nostre due chitarre quelle emozioni che lo stile pucciniano riesce da sempre a trasmettermi.
Non deve essere una semplice interpretazione, considerando la ricchezza del linguaggio Pucciniano. Che cos’è che davvero deve essere a tutti i costi trattenuto nella trascrizione di un’opera, qual è quell’essenziale che va preservato? In cosa invece può una data musica essere rinnovata?
A.B. Ti ringraziamo per la domanda perché ci dà modo di scrivere su un argomento a noi molto caro che ci ha tenuti impegnati per un anno intero.
Quando trascriviamo, il concetto che perseguiamo è quello di “traduzione” da un organico strumentale ad un altro. Quel che cerchiamo di tradurre è il messaggio musicale, la potenza espressiva di una melodia, l’effetto timbrico di un momento strumentale. Nel caso specifico delle arie, abbiamo analizzato quali fossero i momenti espressivi caratterizzanti, alludendo alla voce e ai suoi continui ritenuti, prendendo in esame i punti salienti delle composizioni anche in riferimento al significato contenuto nel testo. Il rinnovamento di questa musica avviene quasi naturalmente nel momento in cui usiamo due chitarre per esprimere il concetto di Aria.
G.S. Il nostro è uno strumento molte volte escluso da importanti contesti musicali, ma è al tempo stesso uno strumento estremamente vicino alle sensibilità di tutti, dotato di grande espressione e cantabilità. Con un po’ di astuzia ed inventiva, le sue caratteristiche aiutano il nostro compito.
Grazie per averci dedicato il vostro tempo.
A.B. Grazie per lo spazio, un affettuoso saluto a te ed ai lettori.
G.S. Felice di aver risposto alle vostre domande. Un saluto a tutti voi.
Info: https://www.facebook.com/duoblancosinacori/