Oggi incontriamo Giorgio Albiani e Omar Cyrulnik, ovvero DuotanGO dopo il concerto alla rassegna di musica da camera ItalienMusiziert a Stoccarda diretta dal M° Francesco Maggio…
Un caloroso benvenuto al DuotanGO! Al ricco trascorso di due chitarristi di enorme professionalità si aggiunge l’idea di unire le forze nel segno del tango. Come nasce la vostra formazione, e quali sono stati i passi più significativi?
Da un primo incontro occasionale ad un festival in Francia nel 2012, dove noi abbiamo partecipato suonando come solisti, è nata l’idea di creare un progetto che connettesse la musica al tema della migrazione. E che cosa c’è di meglio, trattandosi di un duo costituito da un argentino e un italiano, che iniziare con la musica argentina scritta da autori italiani? Fu così che arrivò la nostra prima presentazione, fatta nella stagione concertistica dell’Oratorio del Gonfalone a Roma, nel marzo del 2013. Il destino ha voluto che la data di questo concerto fosse il giorno dopo l’ascesa del nuovo Papa al Soglio Pontificio, un argentino figlio di immigrati italiani. Fu questo, per noi, un segnale che il nostro progetto, sviluppato sull’importanza del rapporto tra la cultura e l’immigrazione, avesse un senso e un concreto motivo di esistere. In seguito incidemmo il nostro primo disco Verdemar la musica degli italiani in Argentina con un repertorio di tango e di musica tradizionale argentina, poco dopo si presentò persino la splendida opportunità di offrire una copia del cd al S.S. Papa Francesco. Oggi il DuotanGO porta in giro per il mondo il frutto del suo lavoro.
La chitarra, in sé, è uno strumento che molto facilmente si presta a generi musicali diversissimi tra loro, e la fusione di due strumenti simili non può che aumentare il range delle possibilità espressive. Qual è la risultante delle commistione delle vostre due sonorità, e come meglio combinarle assieme?
Per DuotanGo un elemento di grande importanza è la certezza che il suono sia un ponte potentissimo, tale da giungere al nostro cervello fino a dove la parola non può arrivare. Ne consegue la grande responsabilità di ogni musicista nell’influire direttamente sulla parte emozionale delle persone, con effetti benefici a molti livelli. La famosa frase che descrive la musica come un linguaggio universale non resta per noi solo una frase, essa è una vera scommessa per la ricerca di un mondo migliore. Se questa ricerca si fa con due chitarre, con altri strumenti o semplicemente con la voce non ha importanza: noi siamo musicisti e vorremmo essere “messaggeri del suono”, persone che hanno deciso di utilizzare il suono come un modo di cercare di capire almeno una piccola parte del meraviglioso mistero che è la vita.
Il Festival Italien Musiziert vi ha invitati quest’anno sul palco Haus der Musik im Fruchtkasten di Stoccarda. Com’è stato partecipare al prestigioso festival?
Una fantastica esperienza per la quale dobbiamo ringraziare sinceramente il nostro collega Francesco Maggio per l’invito. Suonare sul palco di un luogo pieno di meravigliosi strumenti, con un pubblico attento e partecipe che ha ascoltato in profondo silenzio, è stata per noi una meravigliosa ed intensa esperienza.
Se uno dei propositi del Festival è di portare in Germania il talento italiano voi avete a vostra volta portato con voi musica geograficamente “lontana”. Su cosa si è incentrato il programma?
Come si diceva prima DuotanGo lavora, in questo momento, sul percorso di quello che l’Italia ha portato culturalmente, come popolo migrante, al resto del mondo. È proprio questo il focus della nostra azione: l’impronta che l’Italia ha lasciato e ancora lascia in un luogo come l’Argentina, dove la base culturale è profondamente italiana. Peraltro la lontananza geografica viene a scomparire del tutto attraverso l’arte. Un programma di musica argentina scritta da italiani e suonato in Germania da un duo che risiede in Italia, ci sembra un interessante avvicinamento geografico.
Tango, gato, chacarera, milonga… Queste le forme che compaiono tra i brani da voi proposti, volete parlarcene brevemente per aiutarci a capire di cosa si tratti?
Abitualmente si pensa al tango come la vera musica argentina ed invece è solo la musica della città di Buenos Aires, una piccola parte della provincia di Buenos Aires. Sono invece tantissimi i ritmi e gli stili musicali Argentini. DuotanGo propone la commistione di tali di musiche che, dal nord al sud e da est a ovest, costituiscono l’ampio spettro e patrimonio della musica argentina.
All’attivo vediamo numerose tournée in tutto il mondo. Quali sono state le tappe più significative e come si potrebbe confrontare la situazione musicale italiana con quella estera?
Per il tipo di lavoro che fa DuotanGO ogni tournèe è una nuova opportunità di scambio nella quale oltre che dare si riceve, grazie ad una intensa comunicazione umana.
In quanto al confronto tra la situazione musicale italiana e quella estera non si dirà nulla di nuovo dicendo che l’Italia è un centro artistico mondialmente riconosciuto che sempre sarà un punto di riferimento culturale non indifferente. Non c’e’ dubbio che l’Italia potrebbe fare di più sul piano della valorizzazione di un patrimonio che a volte sottovaluta sia sul piano della formazione che sul piano della comunicazione e della produzione. Noi crediamo molto alla possibilità italiana di conservare e produrre cultura, al punto di aver creato ad Arezzo l’accademia D.I.M.A nella città di Guido d’Arezzo nel cuore della Toscana, la quale sta diventando centro di una rete internazionale con U.N.A., Universidad de las Artes de la Republica Argentina, la Corporacion Cultural de Vina del Mar e Universidad de Playa Ancha del Cile, l’Universidad de las Artes di Patagonia e il Conservatorio Maderna di Cesena e altre Istituzioni europee.
Come sempre, chiediamo ora qualche consiglio per i giovani artisti che vogliano emergere attraverso il loro talento. Quale monito vi sentireste pronti a dare loro, alla luce della vostra esperienza?
L’arte è una delle forme più limpide d’amore e di passione, in questo senso ha bisogno di grande audacia, richiede di fare con la vita una scommessa, mantenendo viva una grande curiosità di conoscere, muovendosi il più profondamente possibile tra le esperienze che la percezione offre in rapporto alla realtà. Tutto questo si può sviluppare solo con una grande disciplina e una viva attenzione. Artista è colui che sa che il premio del suo lavoro sarà sempre e in qualsiasi caso la possibilità di andare, indipendentemente della possibilità oggettiva di arrivare ad una meta finale, alla ricerca della verità. In questo senso il consiglio, se veramente fossimo in grado di consigliare qualche cosa, è quello di non arrendersi mai di fronte a nessuna difficoltà, perché sarà dal confronto con la difficoltà che si sviluppa la vera esperienza della passione e dell’arte.
Grazie!
A cura di Nicola Rigato
Info: https://www.facebook.com/IstitutoItalianoDiCulturaStuttgart/