Elisa Francescon, diplomata in pianoforte al Conservatorio “B. Marcello” di Venezia e laureata in Giurisprudenza a Padova, è consulente legale per il mondo dello spettacolo, pianista, insegnante di pianoforte e fondatrice di Diritto&Musica. L’abbiamo intervistata per capire il difficile mondo del music business e del diritto d’autore.
A naturale completamento dell’attività giuridica e dell’attività artistica condotte sempre in parallelo, Elisa Francescon si è specializzata nel settore dello spettacolo e della cultura con il corso di Alta Formazione in “Music and Entertainment Law” (AFMEL) – IV edizione presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Nel 2023 Elisa fonda Diritto&Musica con lo scopo di creare una realtà in cui i saperi delle due discipline si integrino e dialoghino tra loro sulla convinzione per cui l’espansione incontrollata della conoscenza può rendere un professionista uno specialista, in tal caso del music business.
Blog della Musica oggi ospita Elisa Francescon, pianista e consulente per il mondo dello spettacolo. Benvenuta sulle nostre pagine. Ci racconti qualcosa di te? Come sei riuscita a fondere insieme queste due professioni così diverse?
Buongiorno a tutti e buongiorno a te, Silvia. Grazie per avermi dedicato uno spazio nel tuo blog. Credo che il modo migliore per raccontarvi qualcosa di me sia affermare che sono l’incarnazione del mio brand, “Diritto&Musica”, considerando che dentro di me convivono due anime: quella del giurista e quella del musicista. Sin da quando sono entrata al Conservatorio per diplomarmi in Pianoforte e poi all’Università per laurearmi in Giurisprudenza, ho condotto il mio percorso formativo e professionale in parallelo finché sono riuscita a fondare una realtà in cui le due discipline si collegano in un dialogo interdisciplinare. Sono riuscita a farlo perché conosco la Musica, conosco il Diritto, ho condotto una formazione di eccellenza in tutti i rami del Diritto specializzandomi, anche, da ultimo, nella Legislazione dello spettacolo che ha in sé il germe di un collegamento tra le due discipline. Inoltre, sono riuscita a fondere due professioni così diverse perché non ho mai assecondato quel pregiudizio in mezzo al quale sono cresciuta ovverosia che il diritto e la musica sono due discipline dissonanti – per utilizzare un termine musicale. È un pregiudizio che ho toccato con mano perché per tanti anni mi sono sentita chiedere dai giuristi perché facessi musica e dai musicisti perché facessi diritto. C’è da dire, comunque, che questi quesiti mi venivano posti da persone che non avevano alle spalle i miei percorsi e che, probabilmente, non consideravano che nel mondo antico il Diritto e la Musica erano due saperi collegati: nelle opere liriche è pieno di citazioni giuridiche, Platone – nelle Leggi – utilizzava il termine Nomos, che individua la norma, per riferirsi anche al canto. Questo a conferma di come la scissione tra il Diritto e la Musica sia tipica della società moderna che, purtroppo, vive di sovrastrutture rispetto alle quali cerco di rifuggire.
Nel 2023 hai fondato “Diritto&Musica”, che cosa ti proponi di fare con questa nuova realtà?
Anzitutto sfatare il pregiudizio accennato, ma soprattutto coltivare una ragione più profonda: fare qualcosa di buono per gli altri. È un afflato che ho sempre sentito dentro di me e tenendo conto delle mie capacità artistiche, giuridiche e manageriali ho deciso di agire a servizio degli artisti.
Diritto&Musica è il primo studio professionale ibrido in Italia in cui il diritto e la musica dialogano come saperi complementari; l’obiettivo è creare una realtà esclusiva in cui gli artisti possano interfacciarsi con una figura unica che svolge attività artistica, giuridica e manageriale e che possa aiutarli a sviluppare strategie di carriera mediante le competenze che ho e che posso mettere a servizio loro.

All’interno di Diritto&Musica sto già facendo tante cose, infatti, perché mi sono resa conto che gli artisti hanno bisogno di essere seguiti su più fronti: svolgo consulenze sul diritto dello spettacolo e sul diritto d’autore; mi occupo di contrattualista (come scritture di musica classica, contratti discografici); collaboro con un’etichetta discografica specializzata nella musica classica a cui ho curato il marketing – anche digitale – e la contrattualistica; svolgo attività di manager; a naturale completamento di quanto detto svolgo attività musicale.
Ho creato un account Instagram (il nome utente è elisafrancescon__) a scopo divulgativo-didattico finalizzato a sensibilizzare i musicisti su tematiche che toccano la loro sfera giuridica e delle quali non sono informati in modo possano acquisire strumenti di autotutela in ambito professionale; oltre a questo, l’obiettivo dell’account è anche quello di divulgare i principi del music business in modo che i musicisti possano essere informati sulle diverse opportunità di guadagno che derivano dall’industria musicale trasformandoli in veri professionisti del settore.
Ovviamente Diritto&Musica è una realtà nata da poco e sarà in evoluzione.
Ad ogni modo, a un certo punto della vita bisogna unire i puntini – come diceva Steve Jobs – e ho voluto creare una realtà che sia e che sarà espressione dei valori più forti che sento dentro di me: la giustizia, l’arte e l’attenzione verso gli altri.
Vorrei chiederti un commento su una tua frase che ho letto: “c’è del diritto nella musica e c’è della musica nel diritto”…
Per rendere più concreta l’idea ti racconterò degli aneddoti.
Recentemente mi è capitato di seguire un Maestro che aveva un problema giuridico su un’opera derivata: gli ho risolto il problema giuridico dandogli una soluzione artistica cioè ho trovato un escamotage musicale per aggirare il problema giuridico che non gli avrebbe consentito di realizzare il prodotto artistico che voleva. Questo l’ho potuto fare perché conosco la Musica, il Diritto e, peraltro, sto scrivendo un’opera derivata e il problema giuridico che aveva il Maestro riguardava proprio un’opera di questo tipo.
Ecco, questo è sicuramente un esempio di come la musica può entrare nel diritto.
Quanto al diritto nella musica, la risposta è più semplice! A lezione di pianoforte i miei allievi vogliono sapere di diritto della musica sia per essere aiutati nell’orientamento del loro percorso artistico sia per conoscere le opportunità di carriera che offre l’industria musicale, che non siano solo suonare o insegnare uno strumento. Considerato che il diritto della musica, in una società complessa come la nostra, è un elemento irrinunciabile per la formazione di un musicista, ritengo che offrire agli allievi nozioni di questo tipo sia altamente formativo.
Un altro aneddoto di come il diritto può entrare nella musica attiene alla mia attività di manager: di recente ho trovato una strategia per tutelare un ragazzo che sto seguendo nella carriera e che aveva un evento rispetto al quale non c’era un contratto e il compenso era alto. Questo è un altro esempio di come il diritto s’inserisca nella musica considerando che un manager non deve solo trovare eventi, ma seguire un artista a 360 gradi e, quindi, anche da un punto di vista giuridico.
Secondo Elisa Francescon quanti musicisti in Italia sono consapevoli dei diritti e dei doveri che spettano loro?
Non credo siano in molti considerando che le fondamenta dell’argomento difettano a partire dai sistemi Istituzionali; probabilmente chi ha fatto o sta facendo molta strada nella carriera conosce maggiormente i principi del music business.
Per un verso, sul piano giuridico – almeno con riguardo alla mia esperienza universitaria – l’Università non attribuisce molto valore al Diritto d’Autore: è possibile che ci siano persone laureate con lode e con percorsi giuridici di rilievo che, magari, non conoscono diffusamente la Legge 633/1941. Questo perché il Diritto d’Autore – almeno con riguardo alla mia esperienza universitaria – non è una materia affrontata nel modo in cui si dovrebbe, considerando che le opere dell’ingegno di carattere creativo oggetto di tutela della Legge in discorso sono espressione dell’attività intellettuale dell’uomo che dovrebbe essere l’attività più nobile che esiste. Io ho dovuto spostarmi a Milano per specializzarmi sull’argomento.
Per altro verso, sul piano artistico, difetta, purtroppo, una sensibilità giuridica tra i musicisti che non sempre comprendono l’importanza di conoscere le tematiche giuridiche al fine della carriera musicale. Si aggiunga che, oltre al fatto che non tutti i Conservatori di Musica presentano un corso afferente alla Legislazione dello Spettacolo, i programmi ministeriali, talvolta, non contengono le informazioni che più possono essere utili per la carriera.
Come mai in Italia c’è così molta disinformazione su questa disciplina? Si potrebbe dire che forse manca un “rispetto” di fondo per la professione artistica in generale?
La disinformazione su questa disciplina, dal mio punto di vista, è retaggio di una cultura che tende a separare i saperi piuttosto che a collegarli. Quanto al rispetto, mi capita spesso di sentire gli artisti lamentarsi perché quella del musicista non è socialmente riconosciuta come una vera professione; allo stesso tempo, tuttavia, gli artisti che sono riusciti a far carriera trovano sicuramente soddisfazione nel loro mestiere, quindi non mi pare corretto generalizzare.
Ora, dopo essermi confrontata con qualche amico musicista e cantautore, vorrei chiederti se puoi rispondere a qualche curiosità… che ne dici?
Certamente.
Come mai un artista può guadagnare di più conoscendo i principi del music business?
Un musicista che si laurea al Conservatorio o che – a prescindere da un titolo – svolge la professione potrebbe non conoscere i vari ruoli che il music business offre proprio perché – come dicevi – c’è una disinformazione sul punto. L’industria musicale presenta opportunità di carriera ulteriori rispetto all’insegnamento e all’attività concertistica soprattutto se un artista è dotato di ulteriori competenze rispetto a quelle artistiche che può unire a queste: ad ognuna di queste opportunità di carriera corrispondono competenze e diritti diversi che sono nozioni che si apprendono mediante la conoscenza dei principi del music business. Inoltre, il fatto che un musicista sia molto talentuoso artisticamente non implica che egli sappia trarre il denaro che merita dal proprio lavoro: anche questa è una competenza che si sviluppa mediante la conoscenza dei principi del music business oppure avvalendosi di alcune figure del music business che mettano le proprie competenze a servizio dell’artista in modo che questo possa ottenere la posizione che merita nel mercato musicale.
Si aggiunga che ulteriori forme di guadagno possono acquisirsi mediante la conoscenza delle fondamenta del funzionamento di SIAE e delle Collecting Societis.
Da ultimo, la tecnologia digitale ha avuto un impatto enorme sull’industria musicale: di conseguenza l’utilizzo delle piattaforme digitali è una competenza ulteriore che un artista dovrebbe acquisire nello svolgimento della propria attività artistica rientrando tali piattaforme tra gli strumenti di autopromozione dello stesso.
Quali sono i principali ruoli che un artista può svolgere all’interno dell’industria musicale?
Dunque, i principali soggetti del music business sono l’autore del testo, il compositore (l’autore della musica), l’artista interprete e l’artista esecutore (c.d. AIE), l’editore musicale, il produttore di fonogrammi (c.d. casa/etichetta discografica), il produttore musicale, l’organizzatore di concerti, le Agenzie musicali, il direttore artistico, il produttore di videoclip, il manager dell’artista. Sono quasi tutte figure che, oltre alle competenze musicali, richiedono l’unione di altre abilità.
In Italia ci sono delle realtà che si occupano prevalentemente di tutela dei musicisti?
La realtà più rappresentativa del settore musicale in Italia è “Note legali” che è un’Associazione di Promozione Sociale fondata a Bologna nel 2006 con lo scopo di tutelare e migliorare la professione del musicista. Il Presidente, l’Avv. Andrea Marco Ricci, è uno dei docenti del corso AFMEL che ho frequentato in Università Cattolica a Milano. È una di quelle persone che fanno la differenza in un sistema come il nostro, non solo per l’attenzione altruistica che dimostra di avere verso gli artisti, ma anche per il modo di fare formazione che definirei “fuori dagli schemi” e che ho apprezzato moltissimo. Rientra sicuramente tra quei professionisti che vedono le cose in modo differente o – per dirla come Steve Jobs – tra quelle persone che sono dei geni perché cambiano le cose.
Pensi che essere musicista e anche giurista ti aiuti meglio a comprendere la parte artistica delle persone che segui? Cioè di sicuro l’essere un musicista è per te un valore aggiunto, come lo metti a frutto?
Anzitutto perché posso risolvere alcune questioni giuridiche aggirandole mediante soluzioni artistiche che un mero giurista non conosce. Poi, sicuramente la mia parte artistica mi aiuta a comprendere meglio le persone che seguo: gli artisti hanno un loro mondo e un loro linguaggio che bisogna saper comprendere. Sono convinta che quando un artista ha un problema giuridico o ha bisogno di qualcuno che gli suggerisca una strategia per la carriera e s’interfaccia con una persona che oltre ad essere giurista è pure musicista – non solo perché ha un titolo di studio, ma perché fa anche musica – è possibile vengano superate le barriere di comunicazione che un artista potrebbe sentire di fronte a un mero giurista.
Per chiudere: puoi dare un consiglio ai musicisti che leggeranno questa intervista?
Sì, vorrei dire ai musicisti che faticano nel raggiungimento dei propri sogni di abbracciare la propria unicità perché il mio percorso di vita mi ha fatto capire che è solo accogliendo la nostra diversità che faremo la differenza per la vita di coloro che si affideranno a noi e al nostro lavoro.
Studiate e ragionate con la vostra testa. Diritto&Musica sorge sulle ceneri di alcune porte chiuse in faccia a causa del fatto che le persone dovevano per forza incasellarmi e non capivano, invece, che questo mio dualismo era un valore aggiunto per ciascuno dei ruoli che ho sempre rivestito; a un certo punto ho capito che, per fare davvero un buon lavoro che mettesse a servizio degli altri tutte le mie competenze, la realtà me la dovevo inventare io, a misura mia.
Abbiate fiducia in voi stessi, ma soprattutto nella vita e nel suo processo perché la vita ha più fantasia di noi e alla fine ci regala quello che siamo. È avendo fiducia in quello che capita che troverete la strada e, anzi, è possibile che sarà la strada alla fine a trovare voi.
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