Abbiamo incontrato ed intervistato il rapper veneto ENDI in diverse occasioni qui sul Blog Della Musica ma l’ascolto del disco, con opportuna maturazione e tempo, mi ha dato voglia di scriverne ancora e raccontarvelo, per quanto possibile, nelle poche righe di una recensione.
In questo nuovo lavoro Ci Vorrebbe La Felicità il nostro Enrico Petillo (in arte ENDI) si mette a nudo e, con gusto e ingenuo mestiere, mette a nudo chi riesce a misurarsi con le sue righe. Sarebbe fuorviante per tutti fermarsi a catalogare l’opera dal suo singolo di lancio “I Love Bombolone” tanto uscito in radio e ben girato anche nei media di rete. Il bellissimo video anche da questo link – http://www.blogdellamusica.eu/endi-i-love-bombolone-official-video/
Andiamo oltre e ripartiamo dalla prima traccia “Ci vorrebbe un mondo” e torniamocene in America… e da li non muoviamoci, non scomodiamoci. Canta la provocazione, canta la denuncia e canta la speranza il nostro ENDI:
Ci vorrebbe un mondo senza la televisione…ci vorrebbe un mondo in cui non si muore più per malasanità
…e via decantando luoghi comuni (ma neanche tanto) e sa come incastrarli in una metrica rilassata e ben gestita sempre, segno di maturità, con un gusto seducente e accattivante all’orecchio, anche quello più profano. Travolgente nel suo ritmo da balera notturna “Questa Notte” che già anticipa il leitmotiv scanzonato e divertente che ritroveremo più volte durante la tracklist come ad esempio nella già inflazionata e citata “I love bombolone”. E poi si passa in un bellissimo metraggio pop attualissimo in chiave rap (ovviamente) dal titolo “Ti guarderò danzare” dove al beat digitale modernissimo incastonato tra arrangiamenti che si fanno notare c’è un bel piano vintage, mal suonante quasi a dare un senso di canzone retrò dal gusto italico anni 60. E così scorre il tormentone ormai famoso e poi via via la track list si fa consumare in brani che restano più confinati nel “normale” come “Cercami in un sogno” oppure brani che assolutamente bisogna ascoltare più e più volte per liberarsi dalla loro presa e mi riferisco a “Uso confuso” (mai titolo fu più adatto per dare idea del grande intreccio ottimamente gestito tra parole, metriche ed espressione) e la bellissima “Underground” che chiude il disco di ENDI: siamo davvero nei ghetti delle periferie dove resta in mente, nel cuore e nelle vene l’arrangiamento di quella sirena che danza armonicamente alla voce e alle sue parole. Bello ma, se posso permettermi, con un filo di scontentezza in più (vista anche l’opera che ho consumato nell’ascolto) la voce femminile di Gloria B Vega: bella, ben cantata, ben arrangiata ma soluzione questa spesso inflazionata, resa celebre al popolo tutto dal rap e hiphop degli Articolo31… e chissà quanti ancor prima di lui. Forse avrei sperato anche lì un bel punto a segno con una genialità inaspettata…però va bene…certo che va bene così.
Ci piace il gioco di arrangiamenti che al monotono incedere dei beat disegnano un corredo melodico di grandissimo gusto, territorio e tavolo di gioco in cui accade la sfida, quella vera, di chi è ormai maestro del genere. Bel disco Endi…