Entrofobesse: Sounds Of A Past Generation

Sounds Of A Past Generation il nuovo album degli Entrofobesse: psichedelia, space rock, tanto noise, super fuzz, echi 70’s, atmosfere nebulose e oscure contraddistinguono questo disco e mostrano un essere alla ricerca di una sacralità ideale realizzabile nella mente solo attraverso la musica…

Entrofobesse, Sounds Of A Past Generation

Entrofobesse, Sounds Of A Past Generation

Un ritorno al passato verso modelli di convivenza più genuini, il dissenso intransigente verso i sistemi che mettono in commercio strutture mentali preconfezionate. Il malessere di vivere in un mondo nel quale è crescente la decadenza eco-umana.

Sounds Of A Past Generation (Seltz, Audioglobe, 2016), registrato da Carlo Natoli e masterizzato da Lorenzo Stecconi, è il nuovo disco della band siciliana che torna sulla scena indie a sette anni di distanza dal precedente Behind My Spike (Wild Love, 2009).

Psichedelia, space rock, tanto noise, super fuzz, echi 70’s, atmosfere nebulose, oscure e tanto tanto sudore, contraddistinguono le tracce dell’album e mostrano gli Entrofobesse come un essere in continua mutazione, alla ricerca di una sacralità ideale realizzabile nella mente solo attraverso la musica. Sono ospiti nel disco anche Carlo Natoli e il bluesman ibleo Stefano Meli.

La copertina dell’album mostra un’opera del pittore Paolo Stefanelli intitolata “Agonismo dell’assemblaggio umano n 1”.

Ma leggiamo ora il track by track di questo disco. Si comincia da  It’s A Good Day To Die: La presa di coscienza che la vita è in prima istanza il presente, assaporarlo nella maniera più profonda e prolungarlo quasi a renderlo una piccola infinità rende tutto ciò che vediamo nel bene e nel male più chiaro.

Revolution Day: La ritmica iniziale è stata in assoluto una delle prime invenzioni di Tano alla chitarra. Uno dei punti di partenza di questo disco. Nel pezzo la rabbia e la voglia di cambiare le cose sono l’unica sola prerogativa.

Big Sky: Quando siamo a Niscemi, spesso, nel tempo libero ci troviamo a passeggiare e a chiacchierare per il centro storico. Quando arriviamo al Belvedere, una panoramica che si affaccia sulla piana di Gela, da dove è possibile ammirare l’infinità del cielo, la verde pianura segnata dai campi coltivati, il mare e dove il petrolchimico è un punto remoto inghiottito dalla foschia, puntualmente ognuno di noi rimane in silenzio, le chiacchiere si bloccano e per lunghi momenti restiamo lì, ognuno con i nostri pensieri. Dopo andiamo via e ritorniamo ai nostri discorsi e alle nostre chiacchiere. Quel momento d’intima quiete è Big Sky.

Promise Land: Viene da una session alla quale abbiamo per lungo tempo lavorato senza essere mai certi di averne definito i contorni. Durante le registrazioni Carlo Natoli ha scritto un testo e lo ha cantato in una parte della canzone. È stato il tocco finale che mancava. La voce principale che sentite è la sua.

Black Empire: Punto focale di tutto. È il passato, il presente e nostro malgrado il futuro. Noi non ci muoviamo da dove siamo e il cuore nero continua a gonfiarsi facendo diventare la sua ombra sempre più soffocante. La brillante idea di rallentare il ritmo nel finale è stata di Carlo Natoli. Ha contribuito a palesare in maniera più intensa il nostro nichilismo.

Sound Of A Past Generation: Non è “primitivismo”. È la voglia o ancora meglio la necessità di avere una socialità ma anche un ambiente di vita più genuino, più vero, più sincero, insomma più naturale. E allora viene spontaneo guardare indietro al punto in cui nessuno aveva infettato niente.

Big Black Heart: Questo è uno dei pezzi che a nostro modo di vedere più si avvicina alle nostre passate composizioni. È uno scenario di lotta. Il cuore nero è il principale nemico degli Entrofobesse. È stato il primo pezzo composto con la nuova formazione che vede Tano nel ruolo di chitarrista – cantante.

Human Condition: È uno dei pezzi che più di tutti abbiamo definito durante le registrazioni del disco. Fondamentale è stato l’intervento di Massimo Caruso che ha inserito le parti di piano e quello di Carlo Natoli con gli inserti apocalittici nell’incipit e in alcune fasi del pezzo.

Suzanne’Silver: Quello che sentite nel disco è il remix di Carlo Natoli del pezzo che proporremo durante i concerti. Tutto è nato di getto in sala prove quando su una ritmica che apparteneva al finale di un altro pezzo è comparsa questa parata di personaggi del nostro immaginario pop, alcuni noti, alcuni meno, alcuni del tutto inventati come Rover Jack. Quest’ultimo è stato il titolo che abbiamo dato all’inizio al brano. In seguito, visto che nel testo figurano anche i Suzanne’Silver, abbiamo pensato di omaggiarli, perché è una band che amiamo molto.

Gli Entrofobesse provengono da Niscemi (CL). La formazione attuale è composta da Tano Di Rocco, Giuseppe Randazzo, Massimiliano Di Rocco e Massimo Caruso. Il disco uscito a Giugno 2016 per Seltz/Viceversa è distribuito da Audioglobe su tutti i migliori stores digitali.

Tracklist Entrofobesse Sounds Of A Past Generation (Seltz/Viceversa Records / Audioglobe)

1 It’s A Good Day To Die
2 Revolution Day
3 Big Sky
4 Promise Land
5 Black Empire
6 Sound Of A Past Generation
7 Big Black Heart
8 Human Condition
9 Suzanne’Silver

Info: https://www.facebook.com/Entrofobesse-49196036834/?fref=ts

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