INTERVISTA | Ernest Lo, un incrocio tra Capatonda e Morrison

Una delle ultime uscite discografiche è quella di Io so essere macchina di Ernest Lo alter ego dell’abruzzese Remo Santilli, classe 1991, che sui social si definisce “un incrocio tra Maccio Capatonda e Jim Morrison”. Ecco quindi che non potevano mancare due chiacchiere con lui sul nostro Blog della Musica, cominciamo subito:

Come mai hai scelto Ernest Lo come nome d’arte e perché ti definisci un incrocio tra Capatonda e Morrison?
Perché è importante chiamarsi Ernest (cit. O. Wilde) in un ambiente (musicale) dove imperano la forma e l’estetica dell’immagine. In questo senso andava bene anche Dorian.

L’incrocio tra due artisti apparentemente molto distanti simboleggia la propensione al contrasto spiazzante, alla “macedonia postmoderna”, al collage di elementi molto differenti, caratteristica tipica del mondo globalizzato multimediale… E poi il “demenziale colto” capatondiano ha qualcosa in comune col mio stile. Jim Morrison è invece “il mito che ha incendiato una generazione” (cit. Oliver Stone)… È stato il mio idolo adolescenziale, mi ha influenzato fortemente.

Il tuo esordio musicale è stato nel gruppo EsseoessƎ, una decina di anni dopo, e una laurea nel mezzo, hai deciso di intraprendere una carriera solista con l’etichetta Music Force. Da qui lo sbarco a Musicultura dove sei arrivato tra i 16 finalisti, cosa ti ha lasciato questa esperienza?
Mi ha lasciato nuove consapevolezze, nuovi amici, un premio del pubblico e un po’ di galvanizzazione. C’è bisogno di gasarsi per andare avanti in questa giungla. Comunque, viva Musicultura, è stato tutto fantastico.

Proprio al prestigioso premio avevi portato Ssialaé, canzone che apre la tracklist di Io sono macchina, raccontaci un po’ di questo brano.
Nasce nel 2016 in forma acustica, poi il producer Micromega, per intercessione dell’etichetta Music Force con cui collaboro ormai da 3 anni, l’ha trasformata dandole una veste più moderna. È un esperimento: un brano pop ad alta orecchiabilità che mescola l’ironia col politicamente scorretto. La definirei anche una “decostruzione del brano mainstream”, oppure un brano d’amore, un po’porno, sì, ma un porno scientifico.

In “Errore 404” invece te la prendi con i social, quanto peso hanno questi luoghi virtuali nella vita di un artista?
Attualmente un peso fondamentale. I social creano reti di contatti immense, a patto che si “assecondi” l’algoritmo. Ecco, essere “realmente” rivoluzionari coi social è impossibile, il tuo messaggio non sarebbe mai portato in alto dall’algoritmo che favorisce solo elementi in linea. Dunque, si può essere ribelli, si può dissentire, ma il messaggio raggiungerà una certa ampiezza solo se è “ribelle secondo gli standard”. Un altro motivo è che la virtualità permette di applicare dei filtri e questi rendono più accattivante il prodotto proposto.

Spiega ai nostri lettori cosa vuol dire Io so essere macchina.
Significa che si può provare a stare al gioco della società; essa ti chiede certe competenze, ti chiede di comportarti così e non cosà, ti chiede di seguire il flusso, ti chiede di essere macchina. Io ho detto che so essere macchina… in realtà ci provo.

Quali sono i tuoi riferimenti culturali?
Tendo ad attingere un po’ dappertutto. Il romanzo moderno europeo è sempre stato fonte d’ispirazione (Kafka, Dostoevskij etc.), ma anche brillanti satiri come Flaiano, intellettuali come Pasolini, musicisti come Coltrane, Davis, geni tipo Carmelo Bene, opere illuminanti come Le Metamorfosi di Apuleio, fino a show televisivi contemporanei che sanno solleticare un certo gusto del trash (Ciao 2020, ad esempio). Ho amato profondamente Robert Wyatt, la Prog di Canterbury, la psichedelia dai Grateful Dead a Mac Demarco, il blues tutto quanto, la vapor wave, David Foster Wallace e pure Umberto Eco.

Io so essere macchina è composto da 10 brani ironici fino al punto di essere sarcastici, qual è il filo rosso che li unisce?
La voglia di giocare con la forma-canzone e, perché no, infastidire un poco i musicisti abituati al canonico. Poi, il tentativo di stimolare alcune riflessioni sulla contemporaneità.

Se volete capire a cosa mi riferisco, potete ascoltarlo su Spotify, Youtube o tutte le altre piattaforme di streaming. Il disco è uscito anche fisicamente e lo trovate in tutti i negozi, a partire dai giganti Amazon, Feltrinelli, Mondadori, etc., fino ad arrivare ad ogni negozio che vende musica. Intanto mi preparo per portarlo live, quindi seguitemi nel virtuale così sarete aggiornati. Grazie de core rega’.

Ringraziamo Ernest Lo per avere trascorso un po’ di tempo con Blog della Musica.

Ascolta il disco Io so essere macchina di Ernest Lo

Social, streaming e Contatti

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