Es Nova sono un gruppo musicale che propone un progetto di ricerca e sperimentazione che è sfociato nella registrazione di un disco dal titolo Hyperestasy e noi li abbiamo intervistati…
Ciao ES NOVA, vi presentate brevemente ai nostri lettori?
Gli Es Nova sono gruppo che si costituisce circa un anno fa, venendo da passate esperienze musicali più o meno condivise. È composto da tre musicisti ed una visual artist: Erica Agostini alla voce, Nicola Rosti alle chitarre e sintetizzatore, dalla tastierista Alice Drudi che suona organi, electric piano e pianoforte e Loretta Militano alla pittura e arti plastiche, creatrice inoltre delle opere pittoriche del nostro disco.
ES NOVA, un progetto nuovo di ricerca e sperimentazione musicale. Ovvero? Potete spiegarci meglio in cosa consiste?
Il suono e la musica sono, come si sa, collocabili in molti contesti, più o meno rilevanti dal punto di vista discografico e del music business. La musicoterapia ad esempio, nelle sue molte diramazioni, testimonia di quanti usi, prospettive e finalità la musica possa essere fatta oggetto. Già nel 2013- 2014, insieme alla Dott.ssa Bentivogli, psicologa e trainer di classi di bioenergetica, abbiamo avviato dei laboratori sul rapporto suono-postura, constatando le enormi differenze che emergono attraverso il lavoro sul corpo, sulla postura, sulle componenti energetiche del musicista. In un’altra prospettiva, sempre esperienziale ed evolutiva, abbiamo lavorato sull’Enneagramma in chiave musicale, osservando come le diverse tipologie descritte da Naranjo potessero essere viste anche in un’ottica musicale, a beneficio della parte performativa e della propria ricerca estetica. È un lavoro molto complesso e affascinante, che testimonia della possibilità di un progressivo sviluppo ed elaborazione della propria identità sonora e della propria cifra stilistica. Il progetto Didattica Musicale Integrata è un ulteriore approccio alla formazione che stiamo promuovendo in collaborazione con il Modern Music Institute, progetto che guarda al musicale attraverso ambiti di esperienza come la Mindfulness, la Psicologia Cognitiva applicata alla musica, le teorie sui gruppi, gli studi sulla comunicazione e sulla Kabbalha, l’improvvisazione. il tutto, naturalmente, è un progetto in divenire, possibile solo grazie al lavoro e alla ricerca condivisa di numerosi specialisti nelle relative discipline, come la Dott.ssa. Antonella Scalognini, il Dott. Fabrizio Campagnoli, l’Ing. Giovanni De Padova e altri. Molto lavoro è stato inoltre dedicato al tentativo di chiarificare e sperimentare il rapporto fra la nostra estetica musicale e le ricerche di Lacan sul linguaggio in psicoanalisi, su quel rovesciamento operato in rapporto al significante che Lacan porta in scena in relazione all’esperienza analitica. Quello che cerchiamo di portare in studio e dal vivo è in parte il risultato di queste belle e a volte inusuali esperienze fatte con e attraverso la musica. Vedremo in seguito a quali risultati ci condurranno.
Sempre in questo progetto avete pubblicato infatti un disco dal titolo Hyperestasy, ce ne parlate?
Hyperestasy è in qualche modo l’esito di questo lavoro di ricerca e di decostruzione di cui siamo stati insieme testimoni. È stato prodotto da Nicola Rosti, raccogliendo l’idea condivisa di voler realizzare un disco interamente suonato insieme, senza alcun intervento di editing, nessuna idea di base, un disco che mostrasse il lavoro di costruzione in gruppo a partire dal sonoro e dalle emozioni del momento, vicino a Benenzon, un viaggio sonoro estatico appunto e nient’altro, fissato su nastro e pubblicato. È quello che ha potuto scorrere sotto le nostre dita e attraverso la voce lungo il tempo della nostra full immersion in studio.
E le sonorità musicali di Hyperestasy invece? Che strumentazione utilizzate?
Per questa produzione abbiamo scelto il Duna Studio di Ravenna, registrando insieme al sound engineer Ivano Giovedì. Tutti gli strumenti e i diversi set sono stati microfonati e resi disponibili in sala di ripresa. Abbiamo realizzato solo qualche percussione sovraincisa, ma per il 95% il disco è esattamente così come è stato suonato in studio, senza alcun intervento di editing. Il disco è stato registrato su nastro 24tracce, mixer MCI, tanto outboard analogico, soprattutto reverberi vintage e delay. Abbiamo usato diversi microfoni a nastro, carbon e costruzioni custom fatte con vecchi telefoni. Le chitarre sono state riprese in triamplificazione, utilizzando amplificatori Fender per i suoni wet e Orange per i puliti. Altre chitarre sono state fatte con Mesa Boogie Caliber e microfoni Beyer M160 e Sennheiser 441. I suoni di tastiere vengono dalla Nordstage, da un Hammond con Leslie e un piano a coda. È stato poi missato su banco in modo dinamico, interagendo con il programma in modo libero, lasciando così anche alla fase di mix un importante ruolo creativo e strutturale, decisivo soprattutto per i piani sonori e le dinamiche del disco.
Nei vostri live troviamo diverse arti visive che interagiscono. Che cosa volete far arrivare al pubblico che vi segue? È anche il pubblico parte delle vostre performances? In che modo?
Così come il disco, anche le performance live sono del tutto frutto di improvvisazioni fatte intorno a temi ogni volta differenti: l’acqua, il caos, il viaggio… L’interazione fra le arti, di certo non una novità, è fatta però in collaborazione con il pubblico, il quale partecipa con disegni, scritti, immagini oniriche, poesie, le quali vengono date al gruppo e riproposte in musica dopo essere state discusse insieme al pubblico stesso. Questo assetto permette di veicolare delle risonanze e delle energie molto forti, facendo entrare nel campo di gruppo in modo attivo anche gli spettatori. In un altro contesto, Alberto Rino Chezzi, artista fondatore del Neo Simbolismo che ha collaborato con noi in diverse occasioni, ha realizzato due grandi ali su tela per una performance dal titolo: “Timore ed Estasi”. Il pubblico, quando sentiva di essere in un momento di “pienezza”, si alzava e si collocava in piedi fra le grandi ali dell’angelo, immortalato poi dai fotografi. Ha potuto realizzare così centinaia di scatti, esposti successivamente in una mostra dedicata al Neo Simbolismo a San Marino. Vorremmo che il pubblico, partecipando attivamente alle performance, diventasse parte del campo di lavoro, facendo di queste un laboratorio creativo oltre che un concerto; ci piacerebbe che con la sua anima mettesse al lavoro se stesso, sentendosi chiamato in causa come libero protagonista e non solo come spettatore, sentendo che qualcosa dentro di lui è potuto cambiare, maturare, elaborarsi durante le performance.
Loretta Militano: le arti visive entrano in dialogo con la musica: partendo dalle teorie di Kandinsky, le sperimentazioni di Vedova e il rapporto con Lacan, l’arte astratta e la performance, le esperienze artistiche collimano in un rapporto di scambio, ascolto, dialogo e osmosi per esteriorizzare il processo creativo in continuo divenire dove nel gesto, (plastico o pittorico) sono registrate le voci, i suoni, le vibrazioni, i rapporti armonici e le sonorità; il processo creativo in “divenire”, improvvisato è uno specchio esso stesso dell’esperienza musicale alla ricerca di una sinestesia fra le parti, una “traduzione” in musica del gesto, del colore, della materia e in arte del suono, della vibrazione e della voce. L’intervento del pubblico è percepito a livello vibrazionale, come partecipazione attiva e presente del gesto e del suono in divenire in cui partecipa “attivamente” secondo il proprio sentire e secondo la propria esperienza pregressa; l’occhio dello spettatore può viaggiare e trasformare il proprio pensiero seguendo i movimenti della forma e del suono, può immaginare e sentire intimamente tale processo intraprendendo un viaggio dentro sé stesso attraverso i sensi.
Il vostro manifesto dice: ES NOVA, verso un nuovo realismo musicale. Commentateci questo titolo…
Più che un manifesto si tratta più semplicemente del tentativo di chiarificare, a noi stessi in primis, alcuni aspetti del nostro lavoro. Realismo musicale, ha per noi diversi significati. Da una parte sottolinea l’idea di voler portare in scena, dal vivo e in studio, il momento creativo al suo nascere anziché a posteriori, esponendosi anche al rischio che non emerga nulla, o comunque qualcosa di banale. Si inverte in qualche modo il rapporto figura-sfondo, mettendo in primo piano l’interno del fare opera, i livelli generativi che nascono da un’altra scena e non l’opera musicale finita, che spesso emerge solo a tratti. Vengono evocati così i processi che si accompagnano, in gruppo, allo sviluppo e alla ricerca di un’idea, di una suggestione, di un punto di inizio che poi si dirama e prende vita. Allo stesso tempo indica l’intenzione di produrre musica senza interventi di editing o post produzione, lasciando sul disco incertezze, errori, pause. Ci affascina l’idea di riuscire a rovesciare ciò che di solito si intende per brano o produzione, mettendo in primo piano il lato reale, concreto di quello che è accaduto in sala di ripresa, quasi come se il disco fosse in realtà il back stage di una produzione cinematografica e non il film compiuto. È un’idea più vicina alla situazione analitica, dove è il lavoro dell’inconscio, il rovescio del discorso comune, la parola piena, con i suoi silenzi, formazioni, aperture sul reale a poter trovare posto. Per questo la struttura improvvisata, estemporanea del lavoro che proponiamo, è forse lo strumento che più cattura questa idea di fondo iniziale, senza veli, così com’è, nel bene e nel male. È una sfida affascinante, sia teorica che tecnica che per il momento si sta rivelando interessante.
Gli ES NOVA da cosa si fanno contaminare? Che cosa li ispira?
Ogni membro del gruppo è impegnato in un suo personale ambito di ricerca e di lavoro, ambiti che vanno dalla musicoterapia, alla filosofia, alla psicologia del profondo, alla chirofonetica. Cerchiamo di comprendere se e come questi sguardi sul sonoro e sull’uomo possono apportare modi differenti di ispirare il lavoro artistico, di fare musica, di interpretare il compito comunicativo dell’arte nelle sue varie forme e prospettive. Ci sono tantissimi ambiti di ricerca che possono nutrire tanto l’artista quanto il suo modo di impostare il discorso musicale. Noi tentiamo di cogliere alcune di queste prospettive traducendole nel nostro lavoro di preparazione del gruppo e di lavoro dal vivo. Non ultimo ovviamente ci sono le tante correnti musicali da cui siamo ispirati e che vanno dalle sonorità di Stockhausen, ai Massive Attack, Kenny Werner, Demetrio Stratos, Portishead, Cocteau Twins, l’idea di happening, fluxus, Marina Abrahmovic, Luigi Nono, Varese, i Pink Floyd, Miles Davis, Zappa e molti altri. In generale ci spinge l’amore per la ricerca e il piacere che proviamo quando insieme realizziamo qualcosa che al nostro orecchio suona “ok” e ci sorprende e che al tempo stesso lascia libera espressione alle singole individualità.
Prima di lasciarci, raccontateci quali progetti avete in serbo per questo 2017.
Un secondo disco e l’uscita di due live registrati quest’anno, commentati dalle immagini del video maker Andre Parolo. Vedremo poi cos’altro accadrà.
Info: https://www.facebook.com/musicartvisualesnova/