Formal Deide: Dreadlockdown | Recensione

copertina del disco dei Formal Deide, Dreadlockdown

Dreadlockdown è l’album d’esordio per la band campana Formal Deide di Pietro Lanza, Daniele Russo e Giuseppe De Gregorio. Ecco la recensione di Blog della Musica

copertina del disco dei Formal Deide, Dreadlockdown
Formal Deide, Dreadlockdown

Dreadlockdown è un album che fin dal titolo svela due dei suoi riferimenti essenziali. Da una parte il reggae e le sue varianti, sedimentate lungo il percorso dei membri della band. Dall’altra la pandemia, determinante non solo come soggetto poetico ma come effettiva concausa dello stesso progetto. Le registrazioni, infatti, hanno preso il via quando la nuova pratica dello smart-working ha permesso al frontman Pietro Lanza di far ritorno in Campania, ricongiungendosi con Giuseppe De Gregorio e Daniele Russo, già con lui ai tempi dei Beltrame.

«I testi di Dreadlockdown – dice Lanza – hanno visto la luce proprio durante l’esplosione della pandemia, dalla quale sono scaturiti quei sentimenti di collera che ho cercato di catturare in brani come Chi me sape. È una collera che sembra diventare quasi furia omicida, ma che alla fine è destinata ad arrendersi e ad accettare i mutamenti nel nostro modo di vivere».

Dreadlockdown è un album fortemente segnato dall’attualità, di cui racconta i vizi più che le virtù. La «rivoluzione da divano» (Storie), la socialità virtuale (Vertigine), l’ambizione ereditaria generatrice di infelicità in Bomboklat, titolo dettato da un’espressione giamaicana di disgusto e sgomento: «L’ho scritta pensando a come cambiano le cose quando si diventa grandi. Da bambini crediamo sia tutto una favola… [“L’Italia senza mala è favola” canta nel brano]. Da adulti siamo sempre più in competizione e puntualmente commettiamo l’errore di trasmettere ai bambini quella stessa ambizione frenetica che li renderà solo infelici». E poi l’opinionismo sfrenato tipico dei nostri giorni (Non ‘o ssai) e l’invadenza di paese, tradotta musicalmente nelle linee sospese di basso e batteria del refrain di A chi appartene. «L’informazione è totalmente cambiata. C’è chi sente l’esigenza di esprimere quello che ha appena ascoltato in tv, aggiungendo magari considerazioni personali, chi pensa che sia tutto in complotto del “sistema”…».

Per Giuseppe De Gregorio, quello della band è «una sorta di percorso a ritroso: dall’album — che in genere è il traguardo che una band raggiunge dopo la gavetta dal vivo — al live. Abbiamo utilizzato il lavoro in studio, durato un anno (durante il quale la musica sembrava ormai finita) per colmare un vuoto con la speranza, la voglia e l’impegno per poterlo suonare dal vivo».

Leggendo il titolo come Dreadlock-down, inoltre, si ottiene un ulteriore indizio musicale, segno di un ampliamento della base reggae e ska, verso «un modo diverso e più completo, con predominanza di distorsioni e ritmi più quadrati, sperimentando quello che pensiamo sia una sorta di crossover».

Una ricchezza espressiva che si rivela già all’ascolto delle primissime note — nell’attacco della opening track Ma chi me sape — così come nei riff di Illuso, ricchi di citazioni funk da RHCP, Stevie Wonder e Jimi Hendrix, nella chitarra e nel basso ostinato di Storie e in generale nella varietà timbrica e ritmica ottenuta dal gruppo. «Non abbiamo abbandonato però il levare, il groove e quella misticanza di dialetto e lingua italiana/inglese che, da quando suoniamo insieme, ci ha sempre contraddistinto».

Oltre al trio di base (con Daniele Russo che per buona parte ha collaborato agli arrangiamenti e alle registrazioni «in DAD», incidendo tracce di basso e tastiere a distanza), Dreadlockdown vede la partecipazione di vari ospiti — Gabriele Ivo Moscaritolo (tastiere) Francesco Brusco (chitarra elettrica e bouzouki), Andrea Saldutti (chitarra), Inga Baskeviciute e Esther Elvira Annicchiarico (cori) — per una formazione cangiante attorno al nucleo formato dal duo Lanza-De Gregorio.

La line up che si appresta a promuovere l’album dal vivo li vede accompagnati da Manuel Brusco al basso e alla voce e da Emanuele D’Elia alle chitarre. Iniziate nel febbraio del 2021 presso il My World Recording Studio di Luca Sirignano a Mirabella Eclano (Av), le registrazioni si sono protratte fino al gennaio 2022, procedendo parallelamente alla scrittura e agli arrangiamenti, «fatti in casa, nel vero senso della parola!», dichiara De Gregorio, «con due chitarre acustiche, intorno al tavolo di una cucina. Lì abbiamo fatto il grosso del lavoro creativo pensando alle melodie, alle armonie e a come strutturare musicalmente i tanti pensieri che affollano la mente di Pietro e che lui segna, molto diligentemente… nell’app note del suo smartphone! Ogni qualvolta avevamo pronta struttura e melodia di uno o due  brani, ci recavamo in sala per registrarne le relative guide. Non appena le abbiamo terminate, abbiamo iniziato a dedicarci singolarmente alla registrazione dei singoli strumenti, fase in cui abbiamo abbellito e cesellato il lavoro fatto in casa. Non è stato affatto semplice costruire un album in questo modo, ci è voluta una grande di capacità di… non mi ricordo come si dice!» [ride].

Ascolta il disco Dreadlockdown su Spotify

La formazione dei Formal Deide in studio

  • Pietro Lanza: voce e chitarra ritmica
  • Daniele Russo: basso e tastiere
  • Giuseppe De Gregorio: batteria, chitarre e synth loop

featuring

  • Francesco Brusco: bouzouki in Vertigine e guitar solo in Stop The Time
  • Gabriele Ivo Moscaritolo: tastiere in Non ‘o ssai
  • Inga Baskeviciute e Esther Elvira Annicchiarico: cori in Stop The Time
  • Andrea Saldutti: chitarra in Non ‘o ssai

La formazione live

  • Pietro Lanza: voce e chitarra
  • Manuel Brusco: basso e voce
  • Emanuele D’Elia: chitarre
  • Giuseppe De Gregorio: batteria e voce

Video di presentazione: https://ne-np.facebook.com/formaldeideband/videos/dreadlockdown-2022-promo-album/682683719759719/

Tagged with: