RITRATTI MUSICALI | La storia di Frank Johnson

Il compositore Frank Johnson, prima del boogie, prima del ragtime, prima delle parade bands di New Orleans, stava già provando, negli States, a miscelare i dettami della scuola euro colta e le irregolarità della tradizione afroamericana: e non in una taverna o a un incrocio polveroso del Sud, ma nelle sale da concerto per “gente perbene”

Oggi parleremo di Frank Johnson, compositore. Nel post “padre” riguardante il pianoforte afroamericano abbiamo notato come l’approccio dei neri allo strumento mettesse in evidenza l’elemento ritmico rispetto alla quadratura metrica e alla struttura armonica dei bianchi. Ma, avanti che i songster di colore pensino a contaminare la pop song con sincopi, controtempi e sporcature timbriche, è nell’alveo della musica colta d’insieme che si sviluppano le avvisaglie del nuovo corso: è qui, nelle esecuzioni bandistiche di Frank Johnson – e, come vedremo in seguito, nelle partiture del creolo L.M. Gottshalk – che, per la prima, volta, la musica americana incontra il ritmo.

New Orleans? No, Philadelphia!

Nonostante la vulgata sostenga che i primi incontri fra la prassi bandistica classica e l’approccio disinibito dei neri avvenga in quel calderone multicolore che è New Orleans, non a caso detto “la culla del jazz”, la storia ci racconta un’altra verità: e cioè che in molti borghi del Nord e del Midwest – e con un anticipo di cinquant’anni, nella prima metà dell’Ottocento – stanno in realtà svolgendosi processi analoghi.

Il caso più noto, e con maggiore documentazione a supporto, è quello di Philadelphia. Città da sempre culturalmente aperta, liberale e poliglotta, fra i suoi maggiori musicisti di sempre annovera un nero: il capobanda Frank Johnson.

Francis Johnson, ritratto
Francis Johnson, ritratto

Chi è Frank Johnson (Francis Johnson, 1792-1844)

L’afroamericano Francis “Frank” Johnson nasce nel 1792 a Philadelphia: fonti precedenti ne fissavano i natali in Martinica, ma ricerche recenti confermano invece la nascita nella capitale della Pennsylvania, uno stato che ha abolito formalmente la schiavitù da appena tre anni.

Della sua infanzia si sa poco: ma nel 1812, a soli 20 anni, Frank è già conosciuto e citato come violinista e virtuoso suonatore di “keyed bugle” (una sorta di cornetta arcaica).

Nel 1818 diviene il primo afroamericano a pubblicare ufficialmente una propria composizione con tanto di copyright, e, parallelamente, la sua fama di capace band leader cresce.

Il complesso bandistico di Johnson, per un certo numero di anni composto interamente da afroamericani, riceve pian piano le attenzioni del pubblico bianco, ed è chiamato ad accompagnare alcuni dei più importanti raduni mondani dello Stato, tanto che, nel 1824, Frank Johnson è incaricato di comporre le musiche per le cerimonie in onore del generale Lafayette, al suo ritorno negli States.

Il periodo a Londra

Nel 1837 Frank Johnson si imbarca per Londra, dove entra in contatto con le ultime novità, e soprattutto con il “promenade concert”: spettacolo musicale di ideazione parigina, ma che proprio nella capitale inglese, ai Vauxhall Gardens, sta riscuotendo successo.

Il ritorno in Patria

Tornato in patria presenta al pubblico di Philadelphia la sua idea: un programma di musica all’aperto, con arie operistiche, ouverture e quadriglie, avvolte dalla quiete bucolica del parco. In questa circostanza, Johnson integra l’organico con nuovi strumenti, come la cornetta a pistoni e l’oficleide.

La fama di Johnson aumenta vertiginosamente: riconosciuto come il maggior direttore di banda del Nord, fa tournée in tutto il paese, Sud compreso, accumulando una quantità inusitata di primati: è il primo musicista nero a sviluppare una scuola per artisti di colore, il primo a effettuare concerti formali con una banda, il primo ad allestire spettacoli interrazziali, e il primo musicista americano in assoluto – e non solo nero! – a compiere tournée in Europa.

La morte di Frank Johnson

Prima della morte, avvenuta improvvisamente nel 1844, Frank Johnson pubblica oltre duecento spartiti, comprendenti cotillon, quadriglie, danze, ballate sentimentali, inni patriottici, e persino canzoni minstrel: tutti programmi a forte vocazione teatrale, dove abbondano imitazioni di voci umane fatte con gli strumenti, rumori di battaglia, fischi di locomotiva, e quant’altro.

Spartiti da bianco, ritmo da nero!

Francis Frank Johnson, un suo spartito
Francis Frank Johnson, un suo spartito

Tutto bello, interessante, curioso… Ma cosa c’entra nel nostro discorso? Per capirlo dobbiamo tornare nella sua città, Philadelphia, e osservarne l’opera più da vicino.

Gli spartiti di musica bandistica di Frank Johnson sono sopravvissuti esclusivamente in forma di arrangiamenti per pianoforte solista: partiture stilisticamente in linea con la produzione coeva dei contemporanei meno illustri, e che paiono presentare poche novità. Eppure, stando ai testimoni dell’epoca, Johnson è popolarissimo, e gode di un rispetto incondizionato da parte di tutti, pubblico e musicisti. Qualcosa sembra sfuggire…

Scorrendo le cronache, si legge di come fosse abile a

distorcere una canzone semplice trasformandola in un reel, in una giga o una contraddanza

tradotte nel gergo moderno, queste parole lasciano supporre una capacità di infondere complessità metriche inusuali anche agli spartiti più lineari…

Johnson, molto probabilmente, è il primo di una teoria di musicisti a capire, istintivamente, quanto le “anomalie ritmiche” afroamericane possano rivelarsi attraenti per il pubblico bianco, e ad usarle per “colmare” lo spazio fra la pagina scritta e l’esecuzione dal vivo.

Francis Frank Johnson, la Silhouette
Francis Frank Johnson, la Silhouette

Conclusioni: Frank Johnson e il ritmo nella musica americana

Frank Johnson non è certo l’unico band-leader nero del Nord: anzi, in una zona storicamente disposta alle politiche abolizioniste, l’abitudine di ingaggiare le orchestre di colore nei luoghi di villeggiatura è un fatto comune.

Le loro sono melodie graziose, ritmate e briose, con passaggi virtuosistici obbligati, e simili ai modi allora in voga: ma, come abbiamo visto, è nelle performance dal vivo – e di quelle di Johnson in primis – e che potrebbe nascondersi la novità… Il primo momento in cui, appunto, la musica americana incontra il ritmo.

a cura di Francesco Conti “Chiccoconti”

Fonti

  • Eileen Southern, La musica dei neri americani, tr.it., Milano, Il Saggiatore, 2007;
  • A.A.V.V., La musica colta afroamericana, atti, Roma, S.I.S.M.A. – Società Italiana per lo Studio della Musica Afroamericana, 1995;
  • John Tasker Howard, George Kent Bellows, Breve storia della musica in America, tr.it., Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1963.