A Galzignano, sui Colli Euganei, in mezzo al verde e alla tranquillità lavorano Carla Frezzato e Cinzia Laura di Mattia, due donne che con tanta passione per la musica hanno aperto una bottega famosa in tutto il mondo dove costruiscono clavicembali: la Frezzato & Di Mattia Harpsichcord
Diamo il benvenuto su Blog della Musica a Carla Frezzato e Cinzia Di Mattia titolari della Frezzato & Di Mattia Harpsichcord: ma come vi siete ritrovate a costruire clavicembali? Ci raccontate gli inizi?
La nostra esperienza ha inizio nel 2008 a Milano. Ci occupavamo della manutenzione dei pianoforti e degli strumenti antichi delle Scuole Civiche di Musica “Claudio Abbado” quando una sera, tra racconti e aspirazioni abbiam deciso di creare una bottega tutta nostra, di accettare una sfida firmata Frezzato & Di Mattia Harpsichcord . Misurarsi con un’arte antica, così eletta per la ricchezza dei capolavori storici che i Maestri cembalari hanno lasciato in eredità, è stato come scalare una montagna. E così, passo dopo passo, abbiamo aperto la prima bottega nella città di Rovigo, ci siamo poi spostate in altro laboratorio ad Este (PD) ed infine sui Colli Euganei dove ci troviamo attualmente.

“Rivisitare gli equilibri di un’arte antica è compito arduo. La vita delle fibre è un connubio sonoro che ammaestra e diletta ogni sapiente orecchio. La qualità è il rispetto di un linguaggio che prescinde dalle personali interpretazioni dell’uomo. Essa, affida alle tastiere il compito di trovare armonia con il componimento e dar voce ad uno strumento che possiede anima.”
Frezzato & Di Mattia Harpsichcord
Da dove nasce la passione per questo “mestiere”? La realizzazione di un clavicembalo richiede una conoscenza di diverse discipline come fisica acustica, le molteplici proprietà del legno, vari aspetti musicali: esiste una scuola in cui poter imparare tutto questo o è un percorso personale?
Questa passione nasce con Carla. La sua è una famiglia di musicisti. Si è diplomata in pianoforte, specializzata in acustica e accordatura e presto ha scoperto un interesse per le tastiere storiche ed insieme alla capacità di indagare i meccanismi della costruzione, la sua passione è diventata una scelta. In questo modo, di bottega in bottega, presso i costruttori più noti del settore, ha imparato l’arte di costruire un clavicembalo. Non aveva ancora realizzato un suo laboratorio sino a quando, dalle pendici dell’Etna con il mio carico di passione per la scrittura e la musica ci siamo incontrate. Ho suonato per molti anni il clarinetto ed ho appreso come si costruisce uno strumento dalla sua ammirevole passione. Non esistono scuole dove poter apprendere come costruire un clavicembalo o un fortepiano. Esistono le botteghe dei costruttori, spesso poco generosi nel concedere il proprio tempo e le competenze ad un’allieva/o. Questa però è un’altra storia.
Parliamo un po’ del principe di questa intervista, ovvero il clavicembalo. Da dove si parte, qual è il percorso che intraprendete per realizzare uno strumento?
Ben detto, un principe, un’opera d’arte. Si inizia dalla corretta, per quanto possibile, interpretazione del disegno tecnico. Esistono diversi modelli di clavicembali. Ogni modello è riportato su un disegno. I restauratori/curatori dei Musei, che si occupano della conservazione di questi beni storici, indagano gli strumenti originali e riportano su carta, come una vera e propria fotocopia tecnica, l’intera struttura con il dettaglio di tutti i componenti che costituiscono lo strumento. Si prosegue poi con la realizzazione vera e propria dei componenti lignei e si assemblano. Chiaramente la risposta a questa tua domanda è piuttosto succinta. Non è semplice spiegare una grande complessità in poche righe.

Come avviene la scelta dei materiali? Quali sono i tipi di legno più adatti? Il famoso “legno di Stradivari” colpito duramente dalla tempesta Vaia qualche anno fa, è adatto anche per costruire clavicembali?
La scelta dei materiali è per noi una scelta di qualità ed è per questo che abbiamo deciso di costruire interamente a mano ogni singolo elemento. I legni utilizzati per la costruzione devono essere di pregio. L’aspetto decorativo non è certamente un elemento trascurabile, ma la qualità del materiale è fondamentale per la ricerca del suono. Viviamo in un’epoca in cui tutto è cambiato. La stagionatura del legno è affidata ai forni e non è quella di una volta. Difficilmente si trovano legni stagionati naturalmente. Nelle nostre ricerche facciamo in modo di trovare partite di legno stagionato. Le tavole armoniche sono realizzate in abete di risonanza o in cipresso. La Val di Fiemme e la Svizzera sono i luoghi prescelti per i risultati che abbiamo ottenuto lavorando sull’aspetto sonoro. Resta inteso che un buon suono è il risultato dell’equilibrio di tanti fattori.

I clavicembali sono opere d’arte
Ogni vostro clavicembalo è un progetto a sé e soprattutto oltre al progetto artistico c’è prima di tutto una ispirazione che lo rende unico… Ad esempio il clavicembalo dedicato alla pittrice Artemisia Gentileschi che vediamo in copertina. Ci parlate di questa vostra unicità?
I clavicembali sono opere d’arte, non ci stancheremo mai di dirlo. Ogni progetto è singolare perché ha vita propria. Nasce dalle nostre mani ma durante la sua realizzazione è proprio lo strumento ha dettare le regole del suo compimento. Il cembalo di Artemisia Gentileschi è nato da un sogno. Tra le varie forme d’arte quella pittorica ha una grande influenza su di noi. L’arte per sua natura è rivoluzionaria, è libertà espressiva. Artemisia Gentileschi è stata ed è pioniera di una rivoluzione profonda che ha a che fare con il ruolo sociale delle donne. Durante lo studio delle sue opere, sono state tante le similitudini riscontrate. Le donne sono ancora bersaglio di discriminazione. Rafforzare il concetto di Artemisia Gentileschi, il suo messaggio, e farlo riproponendo sul coperchio di un clavicembalo la sua altisonante opera “Giuditta e la Fantesca Abra” è quasi doveroso. Ogni clavicembalo deve comunicare qualcosa che va oltre la costruzione. Così come il cembalo che abbiamo realizzato ispirato a Kandinsky e ancora Il cembalo che ripropone sul coperchio un motivo architettonico rinascimentale ispirato alla Basilica di Santa Maria Novella di Firenze.

Quindi possiamo dire che ogni vostro strumento è portatore di un messaggio? Era così anche anticamente?
Chi crea, consapevole o meno, ha sempre qualcosa da dire. L’atto della creazione ha dei contenuti che desideriamo siano visti. Letti, interpretati, compresi. Forse qualche artista crea per sé stesso ma raramente ne abbiamo incontrati.
Due donne che fanno un lavoro che finora è sempre stato una prerogativa maschile. Come vi sentite a far parte di questo mondo? Come siete viste dai colleghi: “perle rare” o si sentono intimoriti da voi?
Come siamo viste non lo sappiamo, per il semplice fatto che poche persone hanno la voglia di esprimere ciò che pensano. Certamente si percepisce del pregiudizio, qualche volta curiosità, e chissà cos’altro, ma questo mestiere di bottega non è solo prerogativa di un bravo artigiano ma un viaggio personale. Desideriamo che il cembalo si racconti, e che non esegua solo della nobile musica. Desideriamo che sia riconosciuto il valore perché è riduttivo ridurlo ad un semplice mezzo espressivo. Nell’arte cinematografica, al regista spesso si attribuisce gran parte del merito per la buona riuscita di una pellicola, ma la storia raccontata è frutto della mente dello sceneggiatore, al quale raramente si fa menzione. Ebbene, questo paragone parla dei cembali e della loro collocazione nel mondo della musica antica.
Chi di voi due è lo spirito artistico e chi invece quello più imprenditoriale di questa attività? Come vi dividete i compiti?
Noi siamo estremamente complementari. Diversamente trascorrere insieme tutto questo tempo sarebbe complicato. Gli strumenti non hanno suono senza armonia e noi ne abbiamo tanta. In bottega entrambe dobbiamo essere in grado di far fronte alle problematiche, quindi ci alterniamo in relazione alle esigenze. Per rispondere alla tua domanda, Carla ha specificità per gli aspetti tecnici della costruzione mentre le decorazioni, i lavori di ebanisteria sono di mia preferenza. Il progetto imprenditoriale lo sviluppiamo insieme, così come la promozione o una nuova costruzione.
I vostri clavicembali vengono suonati in giro per l’Italia ma anche all’estero da importanti musicisti, eppure è difficile ottenere un riconoscimento o aiuti per il tipo di lavoro culturale che voi svolgete…
È complicatissimo perché non è in nessun modo riconosciuto dal mondo politico. Chi ha potere decisionale in termini economici non ritiene di dover investire sulla cultura in generale, ancora meno per la diffusione e promozione della musica antica. Investono piuttosto nei concerti di musica pop per mezzo dei quali fanno numeri popolari. E un argomento vasto e talmente ricco di contraddizioni che è difficile connotarlo in una sola motivazione. Posso solo dire che non abbiamo ricordi di facilitazioni o di aiuti di nessuna natura.

Vi piacerebbe poter diffondere la cultura e la grande passione per questo lavoro avendo magari la possibilità di creare una vostra scuola per costruttori di clavicembali?
La nostra più grande ambizione è far dono delle esperienze apprese. La realizzazione di una scuola di specializzazione centrata sulla valorizzazione di questo strumento è una costante che abbiamo in mente. Vivere questo mestiere per alimentare solo l’ego è privarsi di una bellezza rara. T’insegna a vivere la vita in modo diverso, a concepirla in modo diverso. Credo che non sia per tutti, e non perché occorre genialità ma serve avere il coraggio di mettersi in discussione sempre, di saper osservare il dettaglio.
Il prossimo strumento che costruirete? A chi sarà ispirato?
E una scoperta anche per noi. Abbiamo tante idee. Quando sarà il momento di quella giusta, la percorreremo.
Grazie Carla Frezzato e Cinzia Laura Di Mattia per il vostro tempo. Buona musica!
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