La musica ci circonda e accompagna molti dei momenti importanti della nostra vita. Difficile immaginare anche solo una giornata senza ascoltare una canzone. Ma ci siamo mai chiesti perché abbiamo voglia di ascoltare musica? Qual è la funzione della musica oggi? Abbiamo cercato una risposta in una canzone, ultima realizzazione di Mico Argirò, accompagnata da un video ricco di spunti.
Quale sia la funzione che attribuiamo alla musica, qual è la funzione della musica oggi? è una domanda interessante e un po’ provocatoria che si presta a tante risposte diverse. Possiamo sicuramente dire che la musica ci aiuta a rilassarci, ci permette di allontanarci momentaneamente da quello che ci circonda e di ricaricarci. Ci aiuta a rasserenarci ma anche a riflettere, spesso ci porta a confrontarci con noi stessi, con i nostri sentimenti, ad esprimere gioia e ad affrontare momenti bui. È anche un mezzo per socializzare, condividere con altri momenti, esperienze, emozioni.
La musica è arte, il suo scopo è di cercare il bello, regalare emozioni che raggiungano l’anima. È questo che cerchiamo, magari inconsciamente, quando decidiamo di ascoltare una canzone. Ne deriva, di conseguenza, che chi fa musica è (o dovrebbe essere) un artista, ossia una “persona dai gusti raffinati ed eccezionalmente sensibile alla bellezza, che esprime attraverso l’arte la sua personalità”.
È quindi riduttivo parlare solo di intrattenimento. La musica ispira e insegna, ha una funzione educativa e sociologica che non va dimenticata. E questo prevede, forse, che abbia anche delle responsabilità.
Musica, arte e marketing
La musica è una forma di arte, eppure risulta difficile parlare di arte quando a controllare il mercato, anche musicale, sono i numeri. Visualizzazioni, like, share… se la funzione della musica è di trasmettere emozioni, anche queste vengono strumentalizzate e pilotate nell’ottica di creare profitti.
Si preferisce trattare temi “di tendenza”, non importa se banali e scontati. Si punta a “fare colpo”, a stupire, ma senza che a questo stupore si debba necessariamente dare una connotazione positiva. E una casa discografica investe su di un artista non in base a quello che crea ma in base al peso della sua presenza sui social.
Cosa fare allora? Esiste un modo per interrompere questo meccanismo e ridare dignità a quella che è una delle più alte forme di comunicazione create dall’uomo?
Uno spunto di riflessione: la funzione della musica
Lo spunto per questa riflessione ci arriva oggi da una nuova canzone firmata da Mico Argirò, Le canzoni divertenti. Il titolo farebbe pensare ad un pezzo più leggero, di intrattenimento, e invece è un susseguirsi di provocazioni che si condensano in un’unica grande domanda: qual è la funzione della musica, oggi? Può essere quella di stupire, di divertire oppure di far riflettere, di omologarsi o di andare contro corrente…
Ne abbiamo parlato con l’Autore per cercare di capirne di più:
La prima domanda è scontata: da cosa nasce questa canzone?
Essendo la musica la mia vita, il mio lavoro e la mia passione mi trovo spesso a fare ragionamenti sull’arte… in quei giorni ricordo che mi incazzai non poco per delle canzoni visibilmente create a tavolino per piacere (e infatti piacevano) e per uno spettacolo teatrale così radical chic da provocare conati. Fu troppo: dovevo esplodere. Il pezzo è strano perché segue tutto l’andamento del pensiero, dall’ironia alla rabbia fino all’introspezione e all’autoanalisi.
Le canzoni traboccano spesso di luoghi comuni, a tuo parere è una scorciatoia che risulta più comoda per chi le compone, o è una scelta dettata da quella si ritiene essere l’aspettativa del pubblico?
Entrambi, sicuramente. È più facile comporre su un cliché ed è più facile che venga recepito bene. Ma non è una cosa nuova, è da sempre così e rompere i cliché è difficile e ti pone in posizione scomoda rispetto all’ascoltatore, soprattutto in un momento storico in cui l’ascoltatore “ha voglia di niente”.
Spunti ecologisti, non espressamente citati nel testo, sono evidenti nel video della tua canzone, il bello deturpato dai rifiuti abbandonati. I disegni abbozzati sembrano suggerire spunti di una realtà diversa da quella che vogliamo vedere e che, nel bene e nel male, tenta di attirare la nostra attenzione. Prendere coscienza della realtà è scomodo, è più faticoso e impegnativo andare contro corrente che non assecondare le mode. E a volte è anche meno redditizio…
Hai colto benissimo. Nel video l’ecologia è una metafora del tema della canzone, di questo dualismo sul seguire una moda o incoraggiare la propria arte, è una metafora così come lo è l’immagine di copertina e sulle magliette. C’è la dualità, c’è la maschera…
“Il mio nemico sono io”, vale per tutti, per te come artista, per noi come persone che fanno parte di questa società. Ci spieghi meglio quando diventiamo i nostri stessi nemici?
Io purtroppo sono un maestro in materia di autosabotaggio… Diventiamo il nostro nemico quando spegniamo il cervello, per paura, per automazione, quando vince la nostra parte negativa. C’è bisogno di uno sforzo enorme per andare oltre sé stessi, oltre quello che crediamo, oltre quello di cui abbiamo paura, oltre le mode e le sicurezze, oltre le imposizioni della società. Parliamoci chiaro: è più comodo spegnere il cervello davanti a un cellulare, incoraggiare il mito dell’eroe moderno che non esce di casa e si abbuffa di Netflix sul divano, è più facile diventare uno stereotipo piuttosto che essere un sé stesso di difficile comprensione per gli altri. Andare oltre tutto questo impone uno sforzo, prima di tutto di intelligenza e mi rendo conto che questo non è né facile né scontato.
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Ti faccio un’ultima domanda più generale, forse un po’ polemica. Si è parlato molto di canzoni che trasmettono messaggi negativi, ad esempio istigano all’uso della droga o danno una visione del ruolo della donna ancora relegata ad oggetto. Spesso si tratta di canzoni rivolte ad un pubblico molto giovane e più influenzabile avendo una capacità critica ancora incompleta. Esiste, secondo te, una responsabilità morale di chi fa musica?
Questa domanda è complessissima, grazie per mettermi in posizione scomoda. La musica, per come la vedo io, non ha un dovere morale, forse ha l’esatto opposto: un dovere amorale, di scandalizzare, di sconvolgere. Però, se ci pensi, questi temi chi dovrebbero sconvolgere?! Dov’è la novità nel parlare di droga o di donne-oggetto? L’arte per scandalizzare oggi dovrebbe sovvertire questi paradigmi o dire qualcosa di nuovo e rivoluzionario. Questi temi non hanno niente di amorale, sono, anzi, la convenzione, lo stereotipo. Io mi vergognerei a cantare certe cose.
Conclusioni
Ringraziamo Mico Argirò per il suo intervento e per questa canzone che vi invitiamo ad ascoltare, attraverso la quale ci arriva un approccio per nulla presuntuoso al tema della funzione della musica oggi, l’autore non ci da delle risposte preconfezionate ma le cerca. In primo luogo per se stesso, e nel frattempo instilla la stessa domanda anche in noi che lo ascoltiamo. E noi, ascoltatori, cosa ci aspettiamo da una canzone? Qual è la funzione che attribuiamo alla musica?
A cura di Annalisa Balestrieri
Credits Fotografici
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