Gaston: Opalka feat. Marco Killah | Video

Gaston, rapper, pubblica il video del nuovo singolo Opalka, estratto dall’album Per il Clap vol. 1 con la partecipazione di Marco Killah. Guardiamolo insieme…

Opalka è il nuovo singolo estratto da Per il Clap vol.1, il nuovo album di Gaston. Avevamo già ascoltato la title track, Rime di notte n.1 e Berlino non lo sa. Con Opalka arrivano i primi featuring: questa volta il beat è del tarantino Daniele Bleedz che nelle ultime settimane ha ufficializzato un nuovo progetto che lo vedrà produrre sotto il nome di DNL BLZ; mentre al microfono con Gaston, troviamo Marco Killah, uno dei nomi più interessanti del panorama pugliese, che lo scorso Aprile ha pubblicato il suo primo album ufficiale, Tonet.

L’idea di fondo si evince dal titolo, un tributo a Roman Opalka e alla sua poetica. L’artista franco-polacco ha portato avanti per tutta la vita due progetti che hanno segnato la sua carriera: OPALKA 1965/1-∞, un lavoro con il quale l’artista ha votato la sua esistenza al tentativo di intrappolare lo scorrere del tempo. Un processo affascinante che consiste nel dipingere su tele di dimensioni sempre uguali (196×135 cm) con il colore bianco la numerazione progressiva crescente di numeri razionali interi dal numero 1, all’infinito; e una serie di autoritratti, ognuno dei quali è stato scattato di sera, non appena l’artista posava il pennello, per ritrassi sempre impassibile, vestito alla stessa maniera. Alla base della sua poetica, un sfida intrapresa contro Crono, la necessità di non lasciarsi sfuggire neanche un’istante del carpire del tempo e la convinzione di aver lasciato un tratto indelebile e personale del proprio passaggio nel mondo, che proprio la morte, nemica dell’uomo, sancisce come tale.

Scrivere, diventa per i due rapper, un modo per lasciare la propria impronta – “Impressionare è stato sempre un obbiettivo; un po’ come impersonare, come ritrarre me che vivo”, dice Marco Killah. Le rime dei rapper entrano in perfetta sintonia con il beat di DNL BLZ e con il video di Federico Durante che spiega: “Invece di inquadrare e scattare, inquadravo e filmavo, e cosi mi sono ritrovato un archivio di “videografie”. C’è un po’ tutto.. Lecce, Catania, Venezia, Bologna e anche un viaggio di 21 ore di ritorno da Nürnberg. E ci sono un po’ tutti, Laura, Riccardo, Luca, Angelo,  Giulia, Fabrizio e Ryan”.

Opalka – Testo

Un sogno in meno ogni giorno che passa,
prendi uno spazio grande abbastanza
da non vedere che è sempre una gabbia con altri cento, quindi più larga.
E conto il tempo Roman Opalka,
il segno che lascia, la scia dell’inchiostro che sbava.
Piove su un mondo di carta, tanto l’ho registrata.
Ed è per sempre, come un’istantanea scattata per gioco che ti rende forte
e più niente come chi per strada ci campa, divide una panca la notte.
Alla gente rispondi che intanto che tornerà il sole avrai aperto le porte
e che splende soltanto se vuole, non si commuove, non si corrompe.
Al galà della grandi apparenza ballano un tango le luci
e le ombre ad un tratto qualcosa si spezza,
cadono insieme la voglia e la sorte il popolo contro la corte, la corte si lava le colpe,
i sogni sfondan le porte, tu brilla forte che hai un istante come una scintilla per lasciare un segno,
qualcosa che resta occhio con teschio nella pupilla, oltre la fine,
ritratto su tela per vincere il tempo, scultura greca, tappeto di Persia, antica bellezza.
E fedele alla stessa promessa è amore proibito, la Morte a Venezia.
Si son presi tutto luce e buio, resteremo soli in questi versi io e te.
E il tempo non si ferma dopo il punto, ho deciso di scriver da capo da me.
Impressionare (impressionare)
È stato sempre un obiettivo un po come in te suonare (in te suonare)
Come ritrarre me che vivo o come te solare Mi chiedi che so fare?!
Ho capito un po come addolcire ogni coniugazione del verbo desolare
Un vorrei È come una corda sta un po in tensione
E mi da un po’ l’impressione Di essere insicura sul da farsi oppure su quale sia l’intenzione
Ora che Pressa poco messa fuoco resta più o meno mezza porzione
E Una manciata di crampi che costringono a dormire in mezza torsione
E allora calma Marco e allora calma Marco
Le rughe sul volto solchi d’esperienza e l’usura dei fogli di un almanacco, di quest’almanacco
E quest’alba intanto rende me te sinuosi
In una metempsicosi che mi tiene intatto e mi preme il fatto che Una maledizione
il tempo è una maledizione
E cerco di fargli capire che sbaglia sbagliando a mia volta perché vado male in dizione Marsala versava
Mentre l’ultima nuvola passava al tramonto a Varsavia

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