GB Project: Magip

Magip è il nuovo album firmato GB Project, formazione costituita da Alessandro ScalaGilberto MazzottiPiero SimonciniMichele Iaia con la partecipazione di Simone Zanchini e pubblicato da Alfa Projects. Ecco la recensione di Marco Pollice per Blog della Musica…

Gb Project MAGIP copertina disco

Gb Project, MAGIP

Magip è la nuova uscita discografica del GB Project per l’etichetta Alfa Project. Il GB Project è formato da Alessandro Scala (sax soprano e sax tenore), Gilberto Mazzotti (pianoforte e piano elettrico), Piero Simoncini (contrabbasso), Michele Iaia (batteria) e dallo special guest Simone Zanchini (fisarmonica).

Magip è un album di delicata e raffinata manifattura, con brani ben strutturati ed articolati lungo il percorso di composizioni sempre  organizzate dal punto di vista formale e compositivo. Accanto ai temi sempre ricercati ed efficaci si snodano improvvisazioni liriche ed espressive quanto a volte, se necessario, ricche di sperimentazione e una fervida ricerca verso l’ardito, l’inaspettato…

Si riescono ad assaporare tante atmosfere musicali, a volte vicine, a volte lontane. Musicisti sicuramente dotati di grande versatilità che li porta a muoversi più agevolmente dal funk al latin, dalla sperimentazione allo standard, dal jazz modale al contemporary jazz. Pregevole e ammirabile la scelta di riuscire a fondere tutto questo in un solo lavoro senza cadere nello scontato o nel pressapochista. Ai bravi musicisti va quindi sicuramente il plauso di questa scelta e anche, mi sia consentito, responsabilità!

Magip Track by track

Bells in dancing La prima traccia si apre con un obbligato di pianoforte con accordi che creano spazio, Gilberto Mazzotti crea un’apertura che dà l’avvio ad un ritmo incalzante e deciso, siamo in 11/8 con una melodia che si appoggia in modo naturale e semplicità, come semplici sono gli intervalli melodici che la caratterizzano. Il tema fruibile e ben costruito ci fa subito capire il linguaggio e la poetica del disco fatta di discorsi ampi, suggestivi e coerenti nell’ambito del jazz acustico, quello che si costruisce di ascolto, di note e silenzi, ma soprattutto di dialogo intenso e costruttivo tra chi suona. Un perfetto connubio tra improvvisazione, scrittura, composizione, arrangiamento e ascolto.

In Up La seconda traccia invece viene aperta da un obbligato del contrabbasso, anche questa volta viene scelto un tempo dispari, interessante, forte e ma mai invasivo. Siamo di fronte ad un nuovo linguaggio, sicuramente più sperimentale rispetto alla prima composizione, comunque sempre ricercato e coerente e non solo per gli accordi “spacing” del pianoforte elettrico. Collante e al tempo stesso solvente, la batteria che compone e scompone, attacca e stacca, svia per poi riprendere il ritmo con accenti e stop tanto interessanti quanto originali. Che ricchezza di inventiva! Le armonie si susseguono fino a un nuovo cambio di tempo (¾) e poi ancora un altro (4/4) per poi arrivare ad un classico swing in 4 con il basso in walking. In questo brano la ritmica tiene incollate le orecchie dell’ascoltatore intento ad ascoltare, ma anche intento a prevedere ciò che accadrà. Le aspettative non vengono di certo tradite, l’orecchio è così pronto a questi cambiamenti che suonano naturali, mai imprevisti, sempre ben legati dal contesto e dalla naturalità con la quale si passa da una suddivisione all’altra. In questo quadro sonoro tutti colori anche quelli complementari trovano il loro posto, si fondono e si confondono per diventare un solo  colore. Batteria e contrabbasso davvero sono i protagonisti di questa traccia che porta chiaramente ad atmosfere modali.

Magip SAX!Che groove per un minuto di solo sax, non si riesce a non ballare, scuotersi, muoversi e a partecipare con tutto ciò che ci circonda, io qui ho una penna, ormai consumata… Alessandro Scala ci scuote letteralmente, ci fa saltare dalla sedia!

Qualche aggettivo? Bene… ehmm… direi energia, forza e intenzione funky! Tutto suonato con “botta” e “tiro”… mi perdonerete i due aggettivi tra virgolette ma è stata la prima cosa cui ho pensato. Sapete quando il tema viene pensato con poche note, ma quelle giuste? Quelle che si ricordano e si canticchiano imitando i suoni della batteria? Bene, ecco ci siamo, siamo vicini. Poche note e tante pause, stop che ti lasciano con il fiato sospeso per poi riprendere tutti insieme all’unisono con energia ritrovata.

E che dire del solo di Rhodes? Quando si dice che il Rhodes Fender non è un pianoforte! Gilberto Mazzotti ci proietta fra ritmi e frasi che solo questo meraviglioso strumento sa dare!

Che gusto ragazzi! Tutto si fonde in modo armonico e al tempo stesso ritmico, tra ghost notes e accenti della sinistra che rimangono nello sfondo e questo solo porterà a una nuova scena, uno shuffle dove sarà protagonista il sax di Alessandro Scala.

Altro elemento sicuramente non trascurabile gli obbligati che danno ampio spazio alla batteria di Michele Iaia. Pregevoli incastri ritmici, dinamiche (un uso pazzesco del charlie!) e rielaborazione del tema in contesto ritmico. A chiudere il tutto le poliritmie che portano ad un finale tutto d’un fiato.

Quintino

Particolari quanto intense le atmosfere che sa creare sin da subito Quintino in un duetto serrato tra Piero Simoncini e Simone Zanchini. Atmosfere moderne che vanno chiaramente oltre la tonalità. Poi arriva il tema come un fulmine a ciel sereno con un ritmo in cinque serrato dinamico e carico di energia, con questo l’ascoltatore viene proiettato verso nuovi scenari musicali, per ritornare poi di nuovo alla sperimentazione dove oltre alla fisa, suonata in modo mirabile da Simone Zanchini, e contrabbasso, si aggiungono Mazzotti e Scala. Discorsi spezzati e dialoghi concitati che arrivano a descrivere un nuovo scenario, più ampio, disteso con un suono riverberato di sax e atmosfere più distese e poi si ritorna al tema che conduce a coda e finale senza però tralasciare un inserto swing raffinato ed efficace. Un cameo, una piccola finestra che si affaccia nelle emozioni e sensazioni finora evocate.

Aria Mediterranea

In Aria Mediterranea troviamo sonorità morbide, liriche che sognano e fanno sognare. Uno struggente brano in modo minore che sa toccare sicuramente le corde giuste per farci vivere al meglio queste armonie. Sicuramente una traccia che ricorda ed evoca paesaggi italiani nonché il gusto ovviamente italiano di far musica e questo si riflette sia sul solo di piano che di sax con interventi mirati e frasi sempre intellegibili e capibili sin dal primo ascolto.

Union

Union è sicuramente un brano rappresentativo dell’album, a mio avviso uno dei più riusciti che racchiude riassumendoli tutti gli aspetti dei brani sinora visti. Una sorta di riassunto musicale, sempre però originale e mai scontato, per questo motivo riesce a racchiudere la poetica del disco senza cadere nel già detto, nello scontato, anzi riesce a reinventare nuovi tessuti e orizzonti complici anche le frasi di fisa e sax che riescono a dialogare in modo sinergico e assai efficace. Ritroviamo allora uso di obbligati, i stacchi e stop, cambi di intenzione dalla sperimentazione al latin, passando per la musica folklorica/popolare e le sperimentazioni modali.

Volo

Chiude l’album Volo un brano che sicuramente si discosta dagli altri a partire dal groove di batteria che accompagna solido sin dall’inizio. Volo rievoca atmosfere fusion/easy listening care alla GRP. Protagonista assoluto il pianoforte di Gilberto Mazzotti.

A cura di Marco Pollice

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