Da un regalo di Natale, una batteria verde, è nato uno dei gruppi più importanti per la musica di ispirazione cristiana: il Gen Verde International Performing Arts Group, un gruppo formato da sole donne provenienti da 14 Paesi diversi… Ecco l’intervista di Blog della Musica
Ciao e un caloroso benvenuto su Blog della Musica al Gen Verde. Poche righe per presentarvi a chi ancora non vi conosce…
Ciao! Siamo il Gen Verde International Performing Arts Group, in totale 20 donne di 14 Paesi diversi. La nostra sede è in Italia, a Loppiano (vicino Firenze), ma facciamo anche tanti tour all’estero con inclusi progetti dedicati ai giovani, oltre i nostri concerti. Ora ci troviamo nello studio di composizione dove lavoriamo noi tre che vi parliamo: Colomba Bai dalla Corea, Jamaica Lyra del Brasile e Nancy Uelmen degli USA.
Il Gen Verde vanta quasi 50 anni di attività musicale: dall’inizio ad oggi come è cambiato il gruppo e il suo approccio con la musica?
Nancy: Tutto è incominciato nel dicembre del ’66 con un regalo di Natale ad un gruppo di ragazze: una batteria verde, che poi è diventato il simbolo del potente mezzo che la musica e le arti, in genere, possono diventare per costruire la pace, per creare il dialogo, per realizzare un mondo più fraterno. Erano anni di grande cambiamento sociale e quelle ragazze volevano portare la rivoluzione dell’amore basata sul Vangelo vissuto. Negli anni le componenti sono cambiate, ma oggi quello spirito è rimasto lo stesso.
Colomba: Essendo di tanti Paesi diversi, la ricchezza della nostra diversità culturale ha influito fortemente sull’approccio alla musica e questa è rimasta una nostra caratteristica fino ad oggi. Ma naturalmente, col tempo si è evoluta… Così, alcuni anni fa ci siamo accorte che c’era bisogno di avvicinarci di più al mondo dei giovani, con tutte le sue bellezze e le sue sfide. Sentivamo che sia i temi che affrontiamo nelle nostre canzoni che il nostro approccio musicale dovevano riflettere questa scelta. Questo significava a volte uscire dalla nostra “comfort zone” per comporre usando stili musicali per noi nuovi. Certo, perché questo sia possibile ci dobbiamo aggiornare continuamente per non fossilizzarci su certi cliché e allo stesso tempo rimanere noi stesse.
Jamaica: Di conseguenza un importante sviluppo degli ultimi anni è stato il progetto Start Now: un programma di 5 giorni in cui offriamo vari workshop di canto, danza, teatro e percussione preparando i giovani ad esibirsi in alcune parti del concerto finale insieme a noi. L’abbiamo fatto in tanti Paesi diversi – inclusi Centro America e Asia dove i giovani erano anche di varie religioni – e questa esperienza ci dà l’opportunità di lavorare molto da vicino con loro. È un grande arricchimento per noi anche come musiciste e influisce tanto su quello che scriviamo.
L’originalità del gruppo musicale è data anche dal fatto che è composto da sole donne. Questo tipo di formazione influisce sul modo di comporre e di scrivere?
Colomba: Direi di sì. Se il “genio femminile” consiste in talenti particolari come l’accoglienza, l’ascolto e la capacità di andare in profondità, queste sono caratteristiche che ci danno un certo vantaggio quando scriviamo e componiamo, sia individualmente che insieme.
La capacità di accogliere chi è diverso da me non significa non avere la mia idea o opinione; anzi, ciascuna deve avere molto chiara la propria idea. Ma essere disponibile nei confronti degli altri, accogliendo i loro suggerimenti e consigli, è molto importante nel processo di composizione e scrittura dei testi. Personalmente ho notato che fare così mi permette di migliorare sempre e mi aiuta ad aprire gli orizzonti del mio punto di vista. Infatti, quando si riesce a lavorare in questo modo (ispirazione-confronto-scavare dal di dentro e ri-donare), nasce tantissima creatività e contribuisce tantissimo alla nostra crescita umana.
Anche la capacità di andare in profondità ci aiuta a non rimanere nel superficiale dove c’è il rischio di scrivere solo per produrre belle parole o musiche accattivanti. La voglia di andare oltre ci stimola invece a tirare fuori il “vero” del nostro essere, della nostra vita e donarlo agli altri. Quando facciamo così, vedo che migliora la qualità della musica che scriviamo, diventa più autentica.
Sentite mai l’esigenza di confrontarvi musicalmente con altre realtà artistiche?
Nancy: Certo! Confrontarci musicalmente con altri ci fa crescere, ci arricchisce, ci invita a migliorare ed evolvere. Ascoltiamo attentamente quello che fanno altre realtà artistiche soprattutto se riescono a trasmettere cose che sentiamo essere vere e profonde, inoltre c’è sempre tanto da imparare da tutte le culture. Durante i nostri tour e nell’ambito di eventi internazionali (come ad esempio la GMG in Panama alla quale abbiamo appena partecipato), ci sono molte occasioni per conoscere e dialogare con altri artisti.
E sentiamo l’esigenza non solo di confrontarci musicalmente, ma anche di collaborare con altri. Questo ci apre gli orizzonti. A Loppiano, la cittadella internazionale dove abitiamo, c’è molta occasione in questo senso perché vengono persone di tutto il mondo, anche artisti. Ad esempio per uno dei nostri brani dell’ultimo album, This Is Our Name, abbiamo avuto l’opportunità di lavorare con un giovane violinista dell’Algeria, Rassim. Lui è musulmano. Collaborare con lui è stata l’occasione per conoscere di più la sua storia e la sua cultura e condividere anche noi la nostra esperienza.
Parliamo del vostro ultimo album From the Inside Outside, come è nato e cosa vuole trasmettere al pubblico che lo ascolterà?
Jamaica: Per riuscire a spiegare il nuovo album bisogna cominciare da quello precedente (2015) che s’intitola On the Other Side (che significa “dall’altra parte”). È un invito a guardare il mondo dal punto di vista dell’altro. Per le canzoni di quell’album ci siamo ispirate alle nostre storie ed esperienze, sia per i testi che per la musica. Di base è pop-rock, ma in molti brani si sentono anche i tocchi etnici delle nostre varie culture. Sono canzoni nelle 5 lingue che parliamo nel gruppo.
La reazione del nostro pubblico è stata molto positiva: abbiamo portato On the Other Side in concerto in tanti Paesi europei e asiatici e dappertutto molte persone ci hanno detto che erano colpite dall’autenticità della vita vissuta che hanno trovato espressa nelle canzoni. Hanno notato anche che la musica ha messo in risalto le caratteristiche di ciascuna di noi con la sua cultura e che, allo stesso tempo, ha fatto venire fuori l’insieme. Dunque, progettando il nuovo album, abbiamo voluto mantenere queste caratteristiche.
Nancy: Ma in From the Inside Outside ci sono anche delle novità. La nostra recente esperienza di lavoro con i giovani di diverse parti del mondo ci ha segnato profondamente. Rimangono nel cuore le loro bellezze e i loro talenti, ma anche le vulnerabilità: le paure per il futuro, le dipendenze e insicurezze, la mancanza di autostima. In realtà oggi tutti abbiamo bisogno di un’iniezione di speranza. Così, questa volta abbiamo voluto concentrarci sulla scoperta della forza che ogni persona porta in sé, sulla grande potenzialità che ognuno di noi possiede per accendere la luce che porta dentro e uscire da noi stessi verso tutti per costruire la pace. Vedere l’impatto di questo percorso sui giovani in questi ultimi tour del nuovo concerto in Gran Bretagna e in vari paesi dell’America Latina è stato a volte sorprendente e molto incoraggiante.
Riguardo le nostre scelte musicali, sentiamo forte l’esigenza di raggiungere e incontrare i giovani lì dove sono. Così questa volta si può cogliere di più l’influenza dell’elettronica che oggi si ascolta molto nelle loro playlist. Andiamo dal K-pop al pop-rock e il latin pop, come il reggaeton… e sentirete anche più rap – c’è perfino un brano in stile trap. E naturalmente in molti brani si sente un tocco etnico che ultimamente è diventato la nostra firma.
Per chi vi segue durante i vostri concerti, come verrà trasposto in versione Live questo album?
Colomba: Infatti, abbiamo già iniziato a portare il nuovo concerto con tutte le canzoni dell’album nei nostri ultimi tour. Per alcuni brani è stata una vera sfida preparare la versione live. Il nostro concerto precedente era più rock e dunque più facile da portare sul palco. Adesso però diversi brani hanno un groove che poggia molto di più sugli elementi elettronici. Ora la batteria acustica è abbinata con i pad elettronici e c’è qualche loop in più per certi groove. Anche per le parti della tastiera bisognava fare uno studio più approfondito sui suoni: ormai usiamo principalmente suoni virtuali anche per il live. Anche nelle nostre coreografie si sente tutta una nuova energia scaturita da queste novità musicali.
Uno dei vostri dischi passati che più mi ha colpito per la bellezza, non solo musicale ma soprattutto testuale, è Il Mistero Pasquale, un lavoro liturgico di alto livello, uno di quei dischi che “più lo ascolti, più lo scopri”, potete raccontarci qualcosa del periodo di scrittura e lavorazione di questo album?
Nancy: Grazie di questo commento, ci fa molto piacere! Io facevo parte dell’equipe della composizione per quel progetto e l’esperienza mi è rimasta come un periodo in cui abbiamo potuto veramente andare in profondità spiritualmente anche col nostro lavoro. Ho imparato moltissimo. Da tanti anni, per i nostri progetti liturgici, collaboriamo con Pierangelo Sequeri, compositore e teologo molto stimato in questo campo. Nelle fasi iniziali di questo progetto, ci ha aiutato a scoprire tutta la bellezza che caratterizza la liturgia specifica di ogni parte del Triduo pasquale.
Tocca a noi musicisti tirare fuori e far sentire attraverso le nostre composizioni quella “partitura invisibile” che c’è già in ogni parte della liturgia e così aiutare chi partecipa ad entrare dentro per fare un’esperienza di vera preghiera, insieme a tutta la comunità. Così l’atmosfera di ogni parte suscita le scelte musicali e i testi. Riguardo il Giovedì Santo, attorno alla mensa dell’ultima cena, il Vangelo suggerisce un clima creato dall’incertezza dei discepoli e dalla minaccia del tradimento, e allo stesso tempo ci sono grandi segni dell’amore smisurato di Gesù. Per esprimere quest’atmosfera, nella musica per questa liturgia, abbiamo usato più contrasti e tensioni nell’armonia. Invece, nel Venerdì Santo, la musica è molto più spoglia, intensa e scavata. Infine quella della Veglia pasquale vuole essere un crescendo di gioia profonda.
Ne seguirà uno simile per il periodo natalizio?
Nancy: È un’idea che abbiamo considerato, e chissà, magari nel futuro! Ma forse non un progetto strettamente liturgico… ci stiamo pensando. Per ora ci stiamo concentrando più sul repertorio pop.
Per chiudere questa breve chiacchierata vi chiediamo quali saranno i vostri prossimi progetti artistici.
Jamaica: Abbiamo appena finito un progetto grosso con l’ultimo album e concerto. Poi siamo subito partite per i grandi tour. Così solo ora cominciamo a pensare ai prossimi progetti artistici. Una cosa che vorremmo fare è rinnovare un il nostro concerto acustico (dove realizziamo versioni più spoglie delle canzoni, con un’atmosfera più semplice e intima rispetto al concerto grande e che ci permette di suonare anche in posti più piccoli). Oltre al concerto grande, offriamo un concerto di questo tipo da qualche anno, ma vogliamo arricchirlo con le canzoni dell’ultimo album.
Forse quest’anno nascerà anche qualche canzone nuova pensando specificatamente alle tematiche che toccano più da vicino la gente dei posti dove andremo prossimamente (ad esempio in Portogallo e Germania quest’anno e l’anno prossimo, speriamo, negli USA e in Canada). Sogniamo di tornare anche in Brasile dopo tanti anni e visitare anche molti degli altri paesi in Ispano America che non abbiamo potuto visitare l’ultima volta.
Comunque, se volete sapere come ci andrà, potete seguirci sul nostro sito www.genverde.it e su Facebook e Instagram dove postiamo tutte le novità! Potete trovare le nostre canzoni anche su Spotify e nelle altre piattaforme in streaming.
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