GiaGGio (Claudio Mazzarago) batterista, percussionista e producer, ha pubblicato l’album BAN FROM ALL AREAS un progetto nato dall’idea dell’artista di uscire dal coro di distinguersi dallo stereotipo, del producer, del dj. GiaGGio ci racconta tante belle cose in questa intervista per Blog della Musica…
Diamo il benvenuto a GiaGGio su Blog della Musica. In poche righe ti puoi presentare ai nostri lettori?
Ciao, mi chiamo Claudio, ho ventisette anni e sono sobrio da tre giorni… ehehe, scherzo! Non mi piace molto presentarmi ma credo che alla fine di quest’intervista mi conoscerete un po’ meglio.
Come ti sei avvicinato alla musica?
Ho iniziato a studiare batteria e percussioni a quattordici anni prima in Puglia e successivamente a Roma, dove ho vissuto per sette lunghi anni e dove ho anche iniziato a produrre le mie prime cose.
Contaminazioni e ispirazioni. GiaGGio ascolta molto la musica di…?
A periodi, ma porto sempre con me tutto il bagaglio musicale, che negli anni si è arricchito di Rock, Fusion, Prog, Jazz, Pop, Elettronica, Techno, Dance e chi più ne ha più ne metta…
Un percorso musicale di tutto rispetto all’estero ed ora approdi in Italia. Quali le differenze tra il fare musica fuori e in Italia?
È strano in effetti. Credo che fare musica sia uguale e allo stesso tempo differente ovunque, il pubblico risponde in modo positivo o negativo in Italia come all’estero.
Ricordo ad esempio di un concerto fatto a Santa Cruz, in California dove il pubblico era completamente assorto nelle sue conversazioni e la mia musica era semplicemente un accompagnamento per loro, mentre Los Angeles mi ha dato un bellissimo pubblico e parliamo di poche centinaia di miglia da Santa Cruz.
In generale ci sono luoghi dove ogni volta la gente ti accoglie (o almeno questo è quello che è successo a me) incuriosita ed è aperta a ciò che non conosce: mi vengono in mente Berlino ad esempio o Barcellona, ma mi è successo anche in Italia.
Ogni luogo è differente, ogni pubblico è differente e non c’è nulla che tu non possa fare, se non iniziare a suonare e cercare di entrare in contatto con il pubblico il più velocemente possibile… e questo non cambia mai!
Essere emergenti ora. Che Italia discografica ti trovi davanti?
Ah, bella domanda! Fino a qualche anno fa (uno o due al massimo) ti avrei risposto che erano i talent a farla da padrona, ma oggi credo che anche quelli siano alla frutta, sinceramente… Gli artisti legati alle generazioni più “vecchie” si portano dietro la loro fan base da anni ma la fruibilità del web ha rimescolato le carte: è da qui che credo arrivino la maggior parte della musica innovativa. Arriva alla velocità della luce e si muove e modifica alla stessa velocità. In questo contesto la discografica è cambiata rispetto a come la pensavamo qualche anno fa e si evolverà ancora, secondo me.
Parlaci del tuo album di debutto BAN FROM ALL AREAS.
È un disco che ho scritto in circa un anno e mezzo intervallato da momenti di piena attività creativa ad altri di secca totale e racchiude quindi tutti questi periodi. Ci sono evoluzioni di stile e stili differenti proprio perché i brani li ho scritti quasi tutti a grande distanza l’uno dall’altro. Si discostano tra loro pur mantenendo quella linea emotiva che è il filone dell’intero disco e che è la voglia di scardinare lo stereotipo del producer\dj privo di contenuti. Pur non avendo parti cantate e quindi testo in nessuno dei brani, ho cercato di trasmettere, con le melodie ed i suoni, le emozioni che sentivo mentre componevo.
Parlaci delle sonorità musicali di BAN FROM ALL AREAS. Che strumentazione utilizzi? C’è un suono particolare che ricerchi e che vuoi trasmettere?
Con Giacomo e Daniele degli ANUDO, che sono stati miei produttori artistici per il disco abbiamo cercato di utilizzare il più possibile (ma sempre rimanendo al servizio del brano) strumenti analogici, soprattutto Synth vintage. Le mie orecchie sono letteralmente esplose quando abbiamo iniziato a “spippolare” (termine tecnico ehehehe) sul Moog Voyager ad esempio. La “grossezza” del suo suono me ne ha fatto innamorare e l’ho voluto su molti dei brani.
Abbiamo utilizzato però anche un Juno-106, un Polysix, un Jupiter-6, un Prophet e vari modulari, ma anche un pianoforte a muro con una stranissima accordatura… insomma realizzare questo disco è stato davvero divertente!
Di quale messaggio vuoi essere portatore con la tua musica?
Non so se davvero me la sento di lanciare un messaggio. Chi sono io per dire a qualcun altro cosa fare o cosa no o come farla!? Quello che però mi piacerebbe sarebbe che la gente iniziasse a riscoprire il piacere di andare ad un concerto o ad un festival o su una pista da ballo in modo totalmente aperto e pronto a scoprire l’artista\band\dj\producer\musicista\cantante\ecc… che in quel momento sale sul palco, che altro non è se non una persona che in quel momento si sta mettendo completamente a nudo e sta permettendo al pubblico di entrare nel suo mondo.
Per chiudere: esordire oggi, cosa significa per te?
Sinceramente sono già proiettato oltre, perché come diceva a ragion veduta un mio caro compaesano, e collega “Il secondo album è sempre il più difficile, per la carriera di un’artista!”.
Info: https://www.facebook.com/giaggiomusic/