Gianni Salamone: La mia verticalità | Recensione

copertina del disco di Gianni Salamone, La mia verticalità

La Mia Verticalità è il nuovo concept-album di Gianni Salamone. Un’ora e un minuto di contaminazioni musicali con 12 brani che vanno ascoltati nell’ordine stabilito per apprezzarle a pieno. Gilberto Ongaro l’ha recensito per Blog della Musica

L’album La mia verticalità di Gianni Salamone è stato presentato il 22 Aprile 2023 al Teatro Florida di Firenze, evento speciale all’interno di Materia Prima Festival.

Togliamoci l’imbarazzo subito e partiamo dalla voce. Quella di Gianni Salamone sembra familiare, assomiglia a più voci che conosciamo, ma a nessuna di loro fino in fondo. A volte ricorda Lucio Battisti (pure negli arrangiamenti di chitarra e nell’approccio ritmico), a volte Zucchero, a volte Eugenio Finardi e di sfuggita pure Mango, e se si mette ad urlare note alte (come nella titletrack dell’album), Lucio Dalla resuscita… Come capite da questi riferimenti diversi, abbiamo a che fare con un timbro particolare e personale, ma di certo emozionante.

Chiudendo la parentesi vocale, siamo di fronte a un cantautore e compositore di tutto rispetto. La mia verticalità è un concept-album, come se ne sentono pochi, in questi anni frettolosi. L’album è fatto di dodici canzoni, e vanno ascoltate nell’ordine stabilito, per apprezzarle a pieno. Io comunque, vi descriverò qualcosa in maniera disordinata, per non togliervi il piacere del primo ascolto.

Gianni Salamone al microfono
Il cantautore Gianni Salamone

Accade spesso: non è il cosa, ma il come a fare la differenza. Ci sono tante canzoni su una storia d’amore che finisce, ma poche intense e ben costruite come Un giorno di febbraio. C’è cura nei testi e nella struttura musicale.

Ad esempio, ne “Il mare sincero”, si parla di un uomo che ha sparato ad un gabbiano, e percepisce un senso di colpa, d’improvviso si trova nel punto di vista dell’animale. Il cambio del punto di vista è musicalmente rappresentato, dal cambio dalla voce piena al falsetto. Oppure, ne L’essenza e l’assenza (Konichiwa), a un certo punto, da visioni terrestri si passa allo spazio: “Ma questo viaggio interstellare che dovrebbe allontanarti da me, fa un lungo giro e ti riporta ancor più bella nei miei occhi, cos’è?”. Proprio durante questi versi, parte il sax, che non può non far pensare a David Bowie, al suo Major Tom e a Blackstar.

Immancabile, in un concept album odierno, un riferimento distopico, a questo Grande Fratello o a questo 1984 in cui ci troviamo. Ma anche qui, non è il cosa ma il come a fare la differenza; e nella sua Distopia, Gianni indica una soluzione originale per non morire di fame: “Coltiveremo le parole proprio come se ce ne dovessimo nutrire”. E non è il primo esperimento sinestetico, perché l’album inizia proprio con Sinestesia, analizzando il concetto: “Una contaminazione che modifica la percezione, su tutti i sensi prende il sopravvento (…) e ogni colore è un piatto, un pasto intero”.

Ascolta il disco La mia verticalità di Gianni Salamone

La fine è l’inizio paragona l’autenticità dei bambini africani contro l’Occidente, che racconta bugie nei libri di scuola. Noi bianchi europei, parlando del continente africano, facciamo sempre fatica a non inciampare in qualche stereotipo; e anche qui, questi bambini sono un po’ “generici”. Ma è solo un piccolo appunto, in fondo possiamo concordare con la riflessione generale: “Ah, ma quale mistero, siamo noi che creiamo o uccidiamo un pensiero”. E nel finale, compare un testo in wolof, lingua parlata in Africa Occidentale (Senegal, Mali, Mauritania…), quindi c’è un riferimento a una zona più precisa.

Inoltre, le intenzioni di Salamone sono sempre trascendenti, perciò il contatto con la concretezza è importante fino ad un certo punto, fino a quando aiuta a distaccarsi da essa. Ci sono più riferimenti espliciti alla cultura del Nirvana, al concepire la vita come illusione, e al fatto che abbiamo un potenziale che non tutti esplorano.

Ne è prova il catartico brano finale Il lungo sonno: “Tu mi parli di saggezza e di catastrofi ambientali, ma io so solo che tra poco sarò polvere di stelle (…) Con un battito di ciglia piego il tempo come voglio, ora ho solo 4 anni e mio padre è un ragazzo, solo che io non lo sapevo, e a me sembrava tanto vecchio”. Per poi innalzare la voce con forza nel messaggio a cui Salamone tiene: “Quando ci sveglieremo da questo eterno lungo sonno, e apriremo gli occhi finalmente sulla sostanza delle cose, ci accorgeremo di far parte dello stesso sentimento e che la vita non è altro che un eterno movimento. Sorvoleremo in un istante tutti quanti gli universi, e la velocità costante sarà quella del pensiero. E non ci perderemo mai più”.

Avete pensato a Franco Battiato? Beh per forza. E Salamone imita lo stile del grande artista di Milo, con la canzone L’entropia nelle parole, ambientato in spiaggia, su un palm muting di chitarra rock che accompagna una base synth pop, e chiuso da un ironico coro in latino. Le canzoni girano attorno a questo stile pop d’autore, che ricorda i grandi cantautori nelle loro fasi mature, e qua e là ci sono divagazioni e trasmutazioni musicali.

Come in Effetto Doppler, che inizia con chitarra acustica e fisarmonica, per finire omaggiando la coda psichedelica di “Non è Francesca” del citato Lucio Battisti. E anche qui si cerca costantemente “nell’anima mia, un segno importante di questa energia”. O come nella suddetta “Distopia”, che inizia rock e finisce balcanica!

Altro brano spiritoso è Dissonanze e deja-vù, su ritmo beguine, dove ridendo e scherzando, emerge il concetto quantistico per cui, come spiega il fisico Rovelli, il tempo non esiste: “E mi accorgo che il tempo non è che un’enorme stronzata, e poi che tu non sei una fata”.

Ho lasciato per ultima la canzone de La mia verticalità che più mi ha colpito: Immaginare universi. È qui che si sente la potenza vocale e interpretativa di Gianni Salamone al massimo. Esprimendo anche qui pensieri trascendenti: “Ci siamo persi da millenni, due labirinti viventi, noi pianeti allo sbando in disarmonia (…) I miei pensieri li vedi, non sono tracce nascoste, parole antiche dell’anima mia”. Parole antiche, qualcosa che ci tramandiamo anche a livello inconsapevole. E non sarebbe bello entrare nella consapevolezza?

Gianni Salamone è l’artista di cui abbiamo bisogno. Adesso!

Social e Contatti

  • Website: https://www.giannisalamone.com/
  • Facebook: https://www.facebook.com/giannisalamoneofficialpage