INTERVISTA | Gianpaolo Gallian e il progetto Lineaquattro

Gianpaolo Gallian ha cominciato a suonare la batteria all’età di nove anni. Ben presto inizia a studiare Strumenti a Percussione al Conservatorio di Rovigo, corso che ha frequentato per otto anni, passando poi a frequentare seminari e masterclass di batteria in tutto il Paese. Ritorna poi agli studi accademici, conseguendo la Laurea Magistrale in Discipline Musicali Jazz nel 2021 accompagnato dai Lineaquattro. L’abbiamo intervistato ed ecco cosa ci ha raccontato

Benvenuto a Gianpaolo Gallian su Blog della Musica. Ciao, come nasce il progetto Lineaquattro e chi ne fa parte?

Grazie, Silvia, è un piacere per me. Il progetto Lineaquattro nasce nel 1998 dalla collaborazione musicale tra me e mio fratello Cristiano, attualmente (dopo diversi cambiamenti dall’inizio) la line-up è la seguente: Marco Baxa – chitarre e voce, Marco Pollice – tastiere; Cristiano Gallian – chitarre; Nick Muneratti – basso; Gianpaolo Gallian – batteria

Quali sono i tuoi ascolti e riferimenti musicali?

Una bella domanda, Silvia. Credo che il mio imprinting musicale risalga ai tempi dei primi anni ’80, quando un’emergente etichetta dal nome GRP si faceva strada nel mondo del jazz contemporaneo, con un roster di artisti davvero impressionante: tra questi batteristi come Steve Gadd, Harvey Mason, Peter Erskine, Vinnie Colaiuta & Dave Weckl, e gruppi come la Chick Corea Elektric Band o gli Yellowjackets. Il tutto fondato dal tastierista e compositore Dave Grusin e il produttore Larry Rosen. Sono tutti nomi associati a forti ricordi ed emozioni per tutti quelli che sono del settore, ma non solo.

In un periodo storico dove la tendenza musicale è puramente individualistica, come riuscite a collaborare a distanza ed essere al tempo stesso così amalgamati, a maggior ragione componendo e registrando brani propri e non covers?

Beh, Silvia, il segreto è quello che si potrebbe definire un segreto di Pulcinella: abbiamo infatti iniziato a collaborare insieme in tempi in cui, per fortuna, tutto questo contesto ancora non si era formato come ora, e abbiamo avuto tutto il tempo di trovarci a provare per tre volte alla settimana nella nostra sala prove per molte settimane all’anno, e per molti anni… ora siamo tutti più “distanziati”, ma grazie alle attuali tecnologie è possibile per ciascuno di noi lavorare la propria parte nel proprio studio e condividerla con gli altri attraverso la rete: quando siamo partiti tutto questo non c’era, quindi vedi che ogni situazione e serie di scelte è figlia dei propri tempi…

Quali sono secondo te le tappe fondamentali che hanno portato a sviluppare il vostro linguaggio?

È stata sicuramente una serie di tappe legate allo studio e alla formazione personale di ciascuno di noi, comprovati dal banco di prova delle esecuzioni live e dalle sessioni in studio, che hanno formato il carattere musicale di ciascuno dei componenti della band. Poi c’è sicuramente stato il fatto dell’interscambio e della condivisione: gli stessi ascolti e riferimenti musicali per molti di noi, il fatto di aver lavorato, sempre tra di noi, in formazioni ridotte come il trio, o il duo… Tutte queste cose assieme assicurano che si parli uno stesso linguaggio all’occorrenza su un palco, o in studio.

Quali scelte stilistiche ti portano a usare una batteria elettronica piuttosto che una acustica?

Vedi, Silvia, la scelta della batteria elettronica la definirei una scelta più dovuta a un fatto di ordine pratico che stilistico. Io sono nato come batterista acustico, e nonostante abbia passato molto tempo ad esaminare con attenzione la meccanica con l’uso di pad muti, non ho veramente mai posseduto né suonato una batteria elettronica almeno fino a qualche anno fa. Il fatto è che oggi, per ottenere dei suoni competitivi con quelli dei grandi dischi americani, per un batterista si richiedono spese non indifferenti: ambienti insonorizzati (decine di migliaia di euro), microfoni altamente professionali (migliaia di euro), schede sonore professionali e outboard gear ancora una volta da migliaia di euro. Come vedi non è un mondo per tutti. È vero che negli ultimi anni si è parlato di una vera e propria recording revolution: ed in effetti registrare bene costa sempre di meno. Ma anche l’acustica è una scienza e come tale ha le sue regole. Allora ho pensato, perché non rivolgersi alle ultime tecnologie in fatto di VST e pilotare tutto da dispositivi USB (batteria elettronica e multipad)? Dopotutto, anche se la spesa per l’acquisto dei banchi sonori potesse essere più alta all’inizio, non raggiungerà mai i livelli di spesa della sua controparte acustica (e così è stato).

Il gruppo Lineaquattro
Il gruppo Lineaquattro

Come si sviluppa un pezzo dei Lineaquattro? Quali sono le caratteristiche musicali di ognuno di voi che fanno sì che i pezzi scritti abbiano un’unica direzione a livello di arrangiamento e di suono globale?

Allora, un pezzo dei Lineaquattro di solito nasce con un qualcosa di già registrato, magari una semplice melodia con la relativa parte armonica, qualche sequenza ritmica, una struttura di base e magari un foglio guida, quello che in gergo è chiamato lead-sheet, per tenere tutto il gruppo sulla stessa forma. Di solito a indicazioni stilistiche stiamo appositamente scarsi all’inizio, e lasciamo che sia la musica e guidare quelli che saranno gli esecutori che, a turno, registreranno le parti. Un esempio potrebbe essere un brano di quelli da me scritti per la laurea, composto al piano e creato nella forma di un piccolo arrangiamento con GarageBand per iPad. Poi la sessione potrebbe spostarsi a casa di mio fratello che metterà le chitarre, a quel punto assieme a Marco Baxa creeranno una seconda tessitura di chitarre, differente dalla prima. Poi Marco Pollice, dopo aver ricevuto i files della sessione online, potrebbe registrare una decina di tracce diverse tra pianoforte, synth e programmazioni che contribuiranno a dare un forte carattere al pezzo. Alla fine di solito sarà il turno di Nick Muneratti al basso che spesso registra dopo le chitarre o il pianoforte, per ultimo. Come ci si sente a suonare per ultimi bisognerebbe chiederlo a lui, ma lui è bravissimo e non si nota niente! Le caratteristiche che rendono possibile questo modus operandi credo di averle elencate proprio al punto quattro.

Qual è il vostro rapporto con la tecnologia, i VST, e l’home recording? Qual è il vostro modus operandi da un’idea base alla realizzazione completa del prodotto musicale?

Ecco, a questa domanda credo di aver già risposto: ciascuno di noi si registra nel proprio home studio, ma lo studio centrale, quello dove avvengono mixaggio e mastering, è quello di mio fratello, quindi oltre alle fasi elencate vi si aggiungono queste due fasi finali, mixaggio e mastering, che producono delle master che puntualmente vengono inviate al gruppo per la verifica. In queste ultime due fasi in particolare utilizziamo una certa quantità di VST, soprattutto perché viste le limitazioni di spazio è necessario sopperire alla mancanza di outboard gear in maniera virtuale (tape machine, compressori, etc.)

Come Definisci il vostro Sound?

Il nostro sound attinge sicuramente al mondo sonoro del pop e del jazz più moderno, quello post anni ’80, per intenderci, e il linguaggio fa altrettanto: siamo in grado di scrivere in forma canzone se vogliamo, ma l’improvvisazione è sempre un elemento fondamentale e imprescindibile. Potremmo scrivere in futuro dei brani che non la prevedano, ma fino ad ora non abbiamo mai pensato di farlo.

Quali sono i prossimi progetti che vedono coinvolti Gianpaolo Gallian e i Lineaquattro? Che cosa ci dovremo aspettare? Un disco?

Oltre alla recente pubblicazione sui canali di streaming e vendita online del nostro primo disco omonimo, sono in arrivo un EP (singolo) contenente i cinque brani eseguiti al mio concerto di laurea dal nome “Master Graduation”, e un nuovo disco in arrivo per il primo quarto del 2022, dal nome Magenta. Non so cosa ci riserverà il futuro, ma probabilmente ci troverà impegnati a produrre nuovo materiale musicale, quando arriverà.

Guarda il Master Graduation Concert di Gianpaolo Gallian e i Lineaquattro

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