INTERVISTA | Gimbo: Come l’uomo della Luna, tra viaggi, sogni e speranze

Come l’uomo della Luna è il titolo dell’ultimo album del cantautore romano Giampietro Pica in arte Gimbo, pubblicato da Redgoldgreen Label

Come l’uomo della Luna è quasi un concept album questo di Gimbo, con una linea netta tracciata dal viaggio, dai sogni e dalle speranze. Se si ascoltano i brani dall’inizio alla fine, si attraversano ballad, pezzi andanti dal gusto patchanka, reggae, folk e country. Tutti diversi, ma, appartenenti allo stesso viaggio.

Si parte dall’Europa fino ad arrivare in America Latina per poi tornare. E quello che il disco riporta a casa, sin dal primo brano, è un tributo al cielo, alle stelle, agli spazi aperti, alla natura che in tante culture mesoamericane e amerindie dialogano costantemente con i sogni. Il mondo, come casa che viaggia nello spazio infinito, non ha confini ma solo avamposti da cui ripartire.

L’ultimo singolo che hai rilasciato dall’ispirato concept album Come l’uomo della Luna è “Lontano da tutto” che riprende un po’ i temi del disco: il viaggio, il sogno, il guardare verso l’alto. Come è nato lo storytelling del video?

L’idea del soggetto mi accompagna da un po’, diciamo da prima dell’album con la pubblicazione del singolo “Sin miedo” (2019). Poi c’è stata la realizzazione della copertina del disco e l’intuizione di “animarla” in un video con delle marionette. Probabilmente, senza i problemi “logistici” legati alla perdurante situazione di difficoltà, questo sarebbe stato il primo videoclip ufficiale dell’Album. Pensavamo di girarlo all’interno di un luogo speciale a Roma, un teatro che è una sorta di “santuario” delle marionette stracolmo di oggetti di scena e invenzioni magiche. Ma quello che non è stato possibile in quel momento lo abbiamo fatto a conclusione di tutto il lavoro dedicato al disco. Per realizzarlo ci siamo ispirati al Cinema del Fantastico di Georges Méliès e ai viaggi immaginati da Jules Verne. Volevamo creare più che un video un vero e proprio scherzo della fantasia, magari semplice però capace di coinvolgere. Credo che il risultato sia piaciuto e per questo, per il lavoro ed il sostegno, devo ringraziare l’etichetta RedGoldGreen Label, l’artista e scenografo Mouhim Hicham che ha creato il protagonista e tutte le scene ed Alternative Production che ha curato la realizzazione del video.

Il disco è nato da un viaggio che hai fatto in Sud America. Quali sono le tappe che ricordi con maggiore piacere e che ti hanno ispirato di più nella scrittura?

L’Amazzonia. Per diverse ragioni, è un’esperienza che mi ha dato tanto. Mi ha dato l’euforia di conoscere cose neppure immaginabili ed il senso di gettarsi nelle esperienze. Ripercorrendo i momenti creativi legati al disco, ricordo i giorni trascorsi a casa mia vicino ad Amatrice, nel centro Italia (li sono nati diversi brani), poi c’è stato il balzo dalla Spagna all’America Latina. Tornando a casa dal viaggio avevo “qualcosa” in più. Si dice che tutti i viaggi “facciano” qualcosa e nel mio caso ha fatto tutto questo.

È un disco intriso di speranza e in un momento storico difficile è necessario aggrapparsi a questa e anche ai sogni, la musica può aiutare secondo te?

Secondo me si. Credo la faccia costantemente. Per carità non voglio dire che sia per tutti la stessa cosa, ma non sono certo il primo a pensarla così. Anzi, direi che le riflessioni di pensatori e le citazioni sul tema sono innumerevoli. Qualcosa significa.

C’è un gran lavoro a livello di arrangiamenti e ti sei avvalso di eccellenti collaborazioni. Ti va di raccontarci di questi incontri artistici e cosa hanno apportato in più al disco?

Il disco prende forma con l’idea che avrebbe dovuto funzionare già “voce e chitarra”. Poi, io e Paolo Santambrogio (che è il produttore del disco), abbiamo immaginato a chi proporlo per la collaborazione artistica. I brani si prestavano ad un lavoro particolare con le corde di vari strumenti tipici di diverse zone del Mondo, con le voci ed i fiati, le percussioni e così via.  Da qui l’incontro con Fabrizio Bosso, Javier Girotto, Francesco Bellani, Rastablanco, Giulio Ferrante, Raina Boot-loop music e tutti i musicisti grazie ai quali si sono incontrati diversi “mondi musicali”. Credo che per un disco sul viaggio e “da viaggio” le atmosfere che abbiamo creato tutti insieme siano state caratterizzanti, contribuendo in modo significativo all’identità del disco.

Cercare la Luna è da sempre un topos letterario, tu leggi molto? Qual è un libro che ti porti dentro e uno che ci consigli particolarmente?

Leggo e per ogni situazione ho più di un libro da ricordare. Ad esempio per tutto quello di cui stiamo parlando c’è un libricino che mi porto dietro e dentro: “Patagonia Express di Sepulveda – Appunti dal Sud del Mondo”. Mi piace ricordarlo perché è un libro “di viaggio” e per il viaggio un po’ come il mio disco.

In “Di notte” canti “Sognando il mondo sono a casa mia”. È quasi un invito in questo caso a fare un viaggio tra le mura domestiche, ha inciso il lockdown?

Più che altro è una considerazione che nasce dalle mie esperienze: ogni posto o luogo è in grado di accoglierti e di darti qualcosa come fosse casa. Certo bisogna vedere cosa si intende per “accoglienza” però tendenzialmente è questa cosa qui. Per quanto riguarda il lockdown è stato qualcosa di assurdo perché improvvisamente ha cristallizzato la vita; in quel momento tutti hanno cercato un escamotage per venirne fuori: credo che la musica abbia fatto il suo anche li.

“Adentro” è l’unico pezzo in spagnolo, chi è la cantante con cui duetti e pensi che farai mai uscire una sua versione in italiano?

Mi fa piacere questa domanda. Ricevo molti attestati di stima per “Adentro” e questa è una delle occasioni in cui ne posso parlare più approfonditamente. Il brano è stato scritto mentre ero a Granada, ospite di mia sorella Valentina che l’ha anche cantato nel disco. Era una sera di inverno (dicembre, per le festività natalizie). Ci trovavamo insieme, di notte, a suonare e cantare in una piccola piazzetta dell’Albaicin. All’inizio eravamo soli, c’era la neve e l’alhambra sembrava d’oro, poi improvvisamente il vociare di persone che stavano ascoltando questo brano che era appena nato. Si dice che Granada sia un luogo magico e per me quella notte fu così. Questa è la storia che lega la musica di Adentro a ricordi e posti che porto con me.

Parliamo di attualità: è uscito il cast di Sanremo 2022, ci sono davvero pochi cantautori e c’è pure poca Roma, solo Fabrizio Moro. L’unica nota underground è Giovanni Truppi. Come ti spieghi questa scelta e qual è la tua previsione per il festival che sarà?

A dire il vero più mi avvicino a “concorsi”, “bandi”, “premi” o “festival” e meno capisco. O meglio capisco tante cose ma, soprattutto, capisco che questi contesti hanno logiche specifiche tutte loro. Ho la sensazione che i cantautori non facciano il giusto scalpore, non siano i “personaggi” che lo show business cerca, usa e poi… La situazione è questa, difficile farci qualcosa. D’altronde, una considerazione che in molti fanno è quella che il mercato fagociti gli artisti che durano, spesso, non più di una stagione. Mi auguro di essere smentito dal Festival. Soprattutto, spero, che possa dare un contributo a tutto il settore della musica, perché vorrei ricordare che tanti addetti ai lavori sono veramente in difficoltà.

Ascolta il disco Come l’uomo sulla Luna di Gimbo su Spotify

Social e Contatti

  • Facebook: https://www.facebook.com/gimbomusica/
  • Instagram: https://www.instagram.com/gimbo_musica/
  • Youtube Channel: https://www.youtube.com/channel/UCHN4aTSM9pla5Aew-yTChIQ

Tagged with: ,