Giovanni Sanguineti: Remember the Future | Recensione

Giovanni Sanguineti Nextrio ha pubblicato per la Davinci Publishing il disco Remember the future. Insieme a Sanguineti i musicisti Mario Zara e Nicola Stranieri e la partecipazione di Mattia Cigalini. Ecco la recensione di Blog della Musica a cura di Marco Pollice

mano di adulto e di bambino in copertina disco di Giovanni Sanguineti: Remember the Future

Giovanni Sanguineti Nextrio, Remember the Future

Remember the future è firmato dal trio costituito da Giovanni Sanguineti al contrabbasso, Mario Zara al pianoforte e Nicola Stranieri alla batteria con la presenza di un abile Mattia Cigalini al sax alto che aggiunge colori diversi quanto efficaci e ponderati alle composizioni.

Remember the future si pone già ad un primo ascolto come l’insieme di esperienze personali-musicali che coesistono e si integrano a vicenda dal punta di vista umano – esperienziale e poi musicale, in un racconto musicale fatto dai tre musicisti, che intervengono man mano. Queste visioni si coniugano e si arricchiscono vicendevolmente, diventando suggestivi componimenti, temi e soli. Ogni titolo ha il potere di evocare da subito chiari riferimenti sia oggettivi, ma anche e soprattutto soggettivi, facendo così immedesimare l’ascoltatore e immergendolo nella riflessione contemplazione di sé nella musica. Tutto porta a domande, a dubbi, a cambi di valutazione, e in questo sicuramente la musica del trio aiuta molto.

Once upon tomorrow

Nella prima composizione, dal titolo, Once upon tomorrow troviamo da subito un forte legame tra il passato e il futuro, un ossimoro nel linguaggio, che si riverbera nella vita e che si palesa mostrandosi in musica, dagli arcaismi degli accordi vuoti (pensiamo solo a quanta musica antica prevedeva l’uso proprio dell’accordo vuoto, con la sua imponenza e staticità, quel vuoto che oggi suona impersonale, o vago) , alle successioni accordali-modali, alle sonorità dei soli. E così da una breve introduzione basata sul dualismo I-VI del modo minore naturale siamo accompagnati al tema, semplice, elegante e spontaneo nella sezione A , più articolato e complesso nella sezione B. Anche queste due sezioni, così diverse ci riportano al dualismo “passato-futuro”, con tonalità lontanissime La minore (A) e Lab maggiore (B); uno spaccato temporale che riesce a legarsi in musica, da mondi così lontani all’unità musicale più piccola: il semitono. Il trio riesce a coniugare questi tempi nel presente, nell’attimo stesso in cui suona, unificandoli e portandoli ad una sintesi musicale, concentrata nel tempo-metro quanto nella melodia-armonia.

Curioso l’inizio del solo di Zara, singolare ed efficace, su un accordo di la minore il fraseggio del solo in la maggiore con una giustapposizione di due modi opposti!! Una chicca che rischia di passare inosservata nella sua originalità, che riecheggia dalla sezione B del tema e si protrae ancora per qualche momento nella sezione dei soli, senza dare scossoni o cambi repentini. Poi Zara, con fare sempre ardito, si addentra tra modalità e fraseggi diversi, sia dal punto di vista armonico che scalare. Mario Zara si muove allora (e ancora) tra “passato e futuro” tra scale e arpeggi con opportune estensioni, suonando in e out (un bell’esempio il fraseggio di reb maggiore su la minore!!!), infine spostandosi tra armonie per terze e per quarte.

Le identità di un giorno

Il titolo ci pone una domanda implicita sulla mutevolezza del nostro essere e del nostro agire quotidiano, e questo continuo cambiamento si avverte e si palesa in musica. Ecco che i programmi, le strutture e sovrastrutture musicali ne risentono, ma al contempo troviamo un’unità del linguaggio che garantisce coerenza e stabilità alla composizione. Allora la composizione del Nextrio risulta particolare, in quanto le nostre aspettative armoniche e melodiche potrebbero risultare disilluse, ma questo accade in musica come a maggior ragione nella nostra vita di tutti i giorni. Cambiamento… Sicuramente ambizioso l’accostamento di frasi così diverse, con pianoforte lirico ed espressivo che si appoggia su una scanzonata ballata in tre quarti, e i fraseggi mirabolanti del sax  che ci lascia a dir poco sbigottiti. Mattia Cigalini è il grande protagonista di questo brano, con un solo davvero funambolico, dove posso apprezzare grande gusto per la scelta delle note e dei fraseggi, dove le frasi sono bilanciate e il fraseggio sempre ricercato. Il giovane sassofonista denota grande padronanza dello strumento e una grande conoscenza timbrica dello strumento, tra growl, colori e suoni sempre vividi quanto precisi.

L’altro protagonista del componimento a mio avviso è Sanguineti, vera colonna portante del brano. Sanguineti unifica e rende unico ed uno il brano, evitando dispersione e assicurando coerenza. Originale la scelta mutevole-coerente del lancio delle sezioni con un fraseggio (anch’esso non scontato e mutevole) prima di seconda minore (mi-fa) e poi sul bicordo di terza minore (la-do). Ebbene questi due interventi unificano distanze lontanissime sia a livello agogico che metrico portandoci dal lento al veloce, dal riposo alla tensione, passando da un tenue e rilassato ¾ ad un medium in 4/4.

Utopsia

Interessante composizione dove l’incastro tra pianoforte e batteria cattura da subito l’interesse dell’ascoltatore su questi continui spostamenti di accento del rullante mentre gli incisi melodici vengono ripetuti dal pianoforte con fare ostinato quasi minimalista.

Il solo di Zara cambia direzione su armonie nuove, diverse ma altrettanto interessanti che portano a sperimentazioni cromatiche inusuali e passaggi out oltre a riportare e ribadire costantemente questi spostamenti ritmici, emiolie e armonie vaganti.

Protagonista assoluto del brano il batterista Nicola Stranieri, che da subito inizia a scomporre, dividere, segmentare, ridurre, minimizzare, escludere, spostare e cambiare direzione nelle frasi rimanendo comunque sempre all’interno del 6/8 tempo di impianto di Utopsia. La cosa più originale ed efficace è che tutto questo per assurdo riesce a ottenere l’effetto opposto con grande ardire dando unità, coerenza, dinamicità e scorrevolezza. Tutto sembra semplice e spontaneo e in questo sta la maestria e raffinatezza dei passaggi di Stranieri, sempre ricercato ma al contempo mai invasivo o disturbante.

Nextrio è riuscito a ribaltare gli assi stessi su cui costruire la composizione “standard”, per assurdo, quindi, il tema eseguito dal pianoforte di Mario Zara sembra quasi accompagnare le scomposizioni di Nicola Stranieri che continua imperterrito con questa continua disillusione ritmica portata alle estreme conseguenze per tutta la durata del tema (sia iniziale che finale). Il brano dal punto di vista melodico ricorda molto la scala esatonale di Debussy in un continuo vagare senza meta dove tutti i suoni hanno la stessa importanza perché equidistanti tra loro; e così il gesto melodico ripetuto e ripetuto ancora, ritorna su se stesso senza mai cambiare direzione con un frammento melodico che procede in senso discendente per tritono.

Questo dà modo all’ascoltatore di cercare un senso di orientamento che forse non arriverà mai dato il continuo a spostarsi di accenti e figure di poliritmia uniti all’intervallo più instabile di tutti: il tritono, appunto.

Di fatto il Nextrio conclude con una corona che lascia aperto il discorso musicale senza dare una vera risoluzione a quanto esposto precedentemente, sia dal punto di vista melodico che armonico che ritmico, lasciando per qualche secondo ancora in sospeso l’attenzione dell’ascoltatore, ancora smarrito, spiazzato, incredulo o forse basito.

La risposta? Arriva quando tutto si è compiuto. La chiosa finale è l’unica vera certezza ironica con un Valzer canzonatorio e provocatorio, sintesi finale dopo un continuo vagare senza meta.

Il valzer costruito sulla successione I IV in si Maggiore, è la sintesi vera e propria di quel tritono continuamente esposto precedentemente, forse rimasto non spiegato, od oscuro, ma questa volta spiegato e chiarificato sotto un profilo tonale molto chiaro e preciso così tutto diventa più chiaro, risolto, in un efficace cambio di prospettiva . La nota lasciata aperta e vaga dalla corona diventa componente dell’accordo che dà l’avvio a questo piccolo Cameo-valzer.

Distopia

Un Medium Fast interessante dal punto di vista ritmico con continui spostamenti di accento e di illusioni ritmiche che ci portano a pensare che il pezzo sia scritto in chissà quale tempo magari dispari!! Allora si cercano appoggi, si muovono le dita per cercare di dare una spiegazione a questo gioco di accenti.

In realtà nulla di così complesso, il pezzo è sempre in quattro quarti, ma la maestria del Nextrio ci fa capitolare perdendo spesso di vista gli appoggi dell’inizio battuta con scomposizioni, sincopi e poliritmie che di fatto costruiscono l’intero asse ritmico e metrico di Distopia.

Il brano è molto corto, conciso, concentrato ma altrettanto coinvolgente ed efficace. Il tema che sia in fase iniziale che finale viene ripetuto due volte, è costruito su fraseggi simmetrici che si ripetono a distanze di intervalli diversi ed è costruito su un arpeggio che sottolinea la quarta dell’accordo rendendolo di fatto sospeso (sus).

Un discorso reiterato con finalità e sfumature diverse, un pavimento mobile che sposta di volta in volta la nostra attenzione su qualcosa di sempre diverso…

Il pianismo di Mario Zara è in primo piano sia nell’esposizione del tema che nel solo articolandosi tra modalità e accordi quartali senza mai perdere di vista il lirismo e l’espressività.

When air becomes breath

Quando l’aria diventa soffio? Alito? Respiro? Sicuramente quando dà vita, movimento ed azione. Senza il soffio, l’aria, la vibrazione nessuna musica potrebbe muoversi, nessuna nota, se non messa in vibrazione potrebbe arrivare alle nostre orecchie ed essere apprezzata. Ebbene, il titolo riassume sicuramente quanto sto ascoltando. Ogni suono, nasce e viene percepito nel proprio essere e nella propria essenza grazie a quest’aria, un fiato musicale-vitale.

Nell’aria l’introduzione sembra sospesa tanto nel tempo (lontano e sospeso), nel suo incedere, nel suo progredire, quanto nelle armonie quantomai modali che ci riportano ad antichi sentori medievali e antichi. Questo brano trova la sua giusta posizione in chiusura di album essendo a mio avviso una somma delle poetiche e dei linguaggi visti lungo tutto l’iter dei componimenti che ho avuto il piacere di ascoltare più e più volte, sia in cuffia che in impianto.

È un punto fermo, un modo per riassumere tutto quanto è stato detto ribadendone gli stili, e linguaggi, la sensibilità di ogni musicista.

Il clima, generale è disteso, sereno, rilassato e ha lo scopo di accompagnarci per mano con delicatezza all’esposizione del tema, impreziosito dal sax contralto di Cigalini.

Anche il tema, come l’introduzione è disteso, equilibrato, spontaneo e rarefatto nelle armonie quanto nelle tensioni che porta, sempre tenui, contenute e raffinate.

Il solo di Mario Zara continua in modo classico e bilanciato continuando a muoversi in questi giochi di ombra e luce tra modo maggiore e modo minore relativo.

Più frammentario l’inizio di Cigalini che con fare ardito quanto moderno riesce ad aggiungere un tocco in più di contemporaneità e ricerca, senza rinunciare però ad un fraseggio sempre intellegibile quanto raffinato.

Poi tutto arriva a compimento, si rilassa, si adagia e si posa sulle atmosfere già viste durante l’intro con paesaggi sonori ampi e armonie che lasciano libere le menti di viaggiare, appunto, “Ricordando il futuro”.

Il disco Remember the future di GiovanniSanguineti Nextrio è pubblicato dalla Davinci Publishing.

A cura di Marco Pollice
Pianista e Compositore

Ascolta Remember the future di Giovanni Sanguineti Nextrio 

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