Max Fuschetto commenta Musica Sottile: il nuovo libro di Girolamo De Simone nelle parole del compositore campano…
Musica Sottile è il nuovo libro del musicista e compositore Girolamo De Simone, edito per Guida Editori.
Ci sono libri che hanno il dono di farsi ponti. Attraversano e si lasciano attraversare per condurre, pur vivendo al presente, qua e là nel tempo. Musica sottile di Girolamo De Simone (Guida Editori) è uno di questi. È un libro di musica ma che pensa alla musica come qualcosa che appartiene alla vita e che la contiene. L’esperienza del suono si mostra come nodo di una rete che non sente confini, in cui tutto arriva e altrettanto riparte.
Il libro si mostra essenziale ma denso, si muove nella direzione della scoperta di nessi tra idee che provengono da luoghi diversi della conoscenza e quindi della vita, come ad esempio quelli dell’esperienza mistica e spirituale. Idee che sorprese nella loro adattabilità a nuovi contesti, come quelli dell’arte, hanno il potere di gettare luce su quello che è stato fatto e quel che di nuovo si può realizzare. Ed ecco che muovendosi nel testo con libertà di direzione, come tra l’altro l’autore suggerisce già nella pagina introduttiva dell’ Ingressa, i concetti di complessità e semplicità, così abusati nella musica e ricondotti a volte a pregiudizi di qualità – ciò che è complesso ha più valore di ciò che è semplice perchè il semplice inclina sempre e pericolosamente verso ciò che è banale –, ritrovano una natura trasparente per cui, come nelle Scritture, la complessità intesa come impossibilità a cogliere il senso ultimo, come stratificazione di significati, vive nella semplicità più grande. Qui Girolamo De Simone riprende l’esperienza di Qaf, il suo ultimo lavoro discografico (Konsequenz 2015), tra le più belle esperienze della discografia di questi anni, dove l’essenzialità di scrittura consente la visione del suono vis a vis, anzi il suo attraversare il tempo in sospensione offre la possibilità di seguirne le parabole, il disegno delle linee, gli incontri armonici fino ad approdare ad un’ esperienza totalmente interiore.
“A colui che cerca” potrebbe essere la dedica di Musica Sottile al lettore. E così ad esempio, nel terzo capitoletto dedicato al Sacro Graal, De Simone propone una interpretazione dell’oggetto-simbolo ai più sconosciuta, quella di Richard Barber, che ritrovando tra le grafie esistenti anche quella di “Gradual”, il libro dei canti che accompagnano la Messa, ipotizza che il Graal sia un libro di preghiere. Di preghiera cantata osserva De Simone, quel pregare che con più forza si innalza al cielo. E l’esperienza atemporale e mistica di un canto gregoriano, che riempie lo spazio come fosse puro spirito, si presta ad una serie di corrispondenze con le diverse descrizioni pervenuteci del Graal, come ad esempio quella di librarsi da solo nell’aria, di assumere forme cangianti, via via fino a sfumare in qualcosa che sfugge al mondo fisico perchè va al di là di esso.
Le traiettorie nel testo sono molteplici.
Così, se il linguaggio a contatto con la musica cambia stato, va oltre, anche la musica non si sottrae all’ esperienza di lasciarsi plasmare da pratiche e modi provenienti da altre forme espressive. Così la musica strumentale che accoglie le sfumature e le inflessioni della parola, e della parola che si è fatta canto, può rivelare risonanze provenienti da lontano, da quei mondi arcaici che l’hanno generata e proiettare quei significati in un tessuto nuovo, tutto contemporaneo. E di questa intuizione poetica, che si realizza nel fare compositivo, troviamo qui e là, nell’ultima discografia da Inni e Antichi Canti (Konsequenz 2010), primo disco della “Trilogia bianca”, fino a Qaf, dei piccoli gioielli di scrittura. L’inno di San Giovanni, nella personalissima rilettura di Girolamo De Simone, è uno degli approdi reali di questa esperienza.
Ma altre idee trovano luogo nelle pagine del libro. Espresse in maniera minimale consentono la sosta, e la riflessione. Il silenzio, anzi i silenzi, prima di depositarsi sulla musica scoprono stati dell’essere: il pensiero silenzioso, che può trasformarsi in relazione profonda con l’altro perchè predispone allo sguardo, alla comprensione, all’empatia.
E il suo rovescio, il silenzio inevaso dell’amore. Lì dove avrebbe potuto esserci una parola, una presenza, un gesto esso è mancato. Fino ad arrivare a quella musica che nasce dal guardare in filigrana, dal togliere l’inessenziale o anche l’essenziale perché ad esso si può alludere per congiungersi infine a quella musica del silenzio di cui Musica Sottile è un satellite.
Ad attraversare il libro, come traccia in trasparenza per poi rivelarsi in un capitolo a parte, è l’investigazione sul senso. Anche qui la dimensione dell’arte e quella umana trovano necessarie corrispondenze, necessarie per chi fa dell’arte una dimensione profonda dell’esistenza. L’attacco del capitolo è la cifra con cui poter seguire il pensiero nel suo dispiegarsi: il rapporto tra indicibile e sublime. Così la narrazione prende le sue direzioni, una può intendersi verso l’Alto, che poi è anche quella verso l’Uomo nel suo insondabile mistero, l’altra verso il dentro, il sé, che è la percezione anzi la vibrazione del mondo che non ha necessariamente bisogno della quantità di cose per ritornare all’esterno e offrirsi all’altro ma di una qualità che, nel caso della musica, può esprimersi anche nella nuda semplicità dell’accostamento di un suono all’altro, che spinge nella direzione dell’altro ancora, in un gioco sensibile di rimandi per cui il senso colpisce i sensi e ad essi va a rivelarsi qualcosa che si pone al di là: l’indicibile, l’inesprimibile che può manifestarsi anche nella forma del sublime.
In questo libro-zibaldone, come lo definisce lo stesso De Simone, che rinuncia al voler dire tutto per procedere libero in modo da dire altro, troviamo, inoltre, temi rilevanti nella riflessione contemporanea sulla musica, e non solo, come quello relativo alle tecniche e alle tecnologie, al rapporto sempre cangiante e ricco di prospettive inedite tra il suono e l’immagine, alle estetiche che sorgono improvvise o ritornano con implicazioni non previste, al rapporto mai lineare delle arti con la cultura, la politica e il potere.
Max Fuschetto
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