Across the River è l’album di debutto di GiuMont, cantautore e chitarrista umbro con la passione per l’indie folk, pubblicato per Ars Spoletium. Blog della Musica l’ha intervistato
Cominciamo la nostra intervista: chi è GiuMont?
GiuMont è un songwriter e chitarrista italiano che vive in Umbria. Da ragazzino mia zia mi regalò una chitarra classica e da allora non me ne sono più liberato. Crescendo ho iniziato a suonare in diverse rock band locali e con il passare del tempo ho deciso di intraprendere seriamente un percorso musicale iscrivendomi al Saint Louis College of Music di Roma, dove ho studiato per tre anni chitarra e composizione Jazz/Blues.
Nel corso degli anni ho suonato in diverse band e ho collaborato come compositore per alcuni spettacoli teatrali, poi, dal 2018, ho deciso di dedicarmi totalmente al mio progetto solista, che ha visto la sua concretizzazione con l’uscita del mio primo album Across the River, pubblicato nell’Ottobre 2019.
Da dove nasce la passione per l’indie Folk-rock?
La passione nasce dal desiderio di voler tornare un po’ alle radici della musica, cercando di esprimere la sua funzione più ancestrale e tribale. Ritornare perciò a quando la musica aveva principalmente il compito (oltre che di intrattenere) di lenire gli stati d’animo, cantando esperienze di vita ed emozioni condivise.
Ovviamente questo è possibile farlo con molti generi, ma Il folk rock ti permette di veicolare le emozioni in modo molto diretto, con strutture essenziali ed efficaci, attraverso l’uso di strumenti acustici e quindi più vicini alla natura umana.
Il 18 ottobre scorso è stato pubblicato il tuo album di debutto Across the River qual è il filo rosso che lega i 10 brani?
Il filo rosso che lega l’album è la “rinascita”, intesa come il superamento di un periodo difficile che conduce ad un’evoluzione, si spera, positiva.
Le 10 tracce alternano temi quali il cambiamento, la solitudine ed i rapporti sentimentali… affrontando queste situazioni spesso in modo ironico e lasciando all’ascoltatore la speranza di un futuro migliore.
Quale sono le tue influenze musicali?
Sono molte… Il ceppo fondamentale è sicuramente il Rock/Blues, ma la formazione jazz, mi ha permesso di allargare gli orizzonti musicali.
Provando ad elencare qualche artista potrei dire che le mie influenze vanno dai Beatles a Lucio Battisti, dagli Smashing Pumpkins ai Nirvana, passando per Robert Johnson e Johnny Cash, fino ad arrivare ai più attuali The Lumineers. Ma potrei continuare a lungo!
Un album totalmente in inglese che è nato dalla collaborazione con il musicista americano John Kruth, com’è nato questo rapporto?
Con John ci siamo conosciuti ad una Jam Session nell’inverno del 2018. Il discografico Gianluca Bibiani lo aveva portato qui in Italia per registrare il suo ultimo album. In quel periodo io stavo lavorando a quello che poi sarebbe stato il mio disco e, tra una Jam e l’altra, siamo diventati amici. Cosi, vista la nostra sintonia e l’intenzione di pubblicare un CD in inglese, gli ho chiesto di collaborare alla scrittura di alcuni dei testi. Oltre a questo John ha suonato nell’album il mandolino, l’armonica ed il banjo, aiutandomi a costruire un sound ancora più ampio.
Guardando il panorama musicale italiano e non cosa ne pensi?
Il panorama musicale è cambiato molto negli anni e, come ben sappiamo, è cambiato soprattutto il modo di fruire la musica, grazie ad internet, agli smartphone ed i social network. Tutto ciò ha portato ad una maggiore accessibilità della musica, ma ha anche determinato un impoverimento dei contenuti a favore dell’importanza dell’immagine dell’artista.
Premesso questo, nel panorama italiano apprezzo alcuni artisti della nuova scena Indie-pop, in particolare Calcutta che trovo molto personale ed originale.
A livello internazionale, oltre agli artisti storici del rock, seguo più che altro la scena Indie-Folk, con gruppi tipo i già citati The Lumineers, Bon Iver, Vance Joy, Alan Isakov, ecc.
Quale canzone del tuo album ti rappresenta maggiormente?
Difficile sceglierne una… tutte rappresentano una piccola parte di me, passata o presente. Se proprio dovessi scegliere ne direi due: Someone Somewhere, perché è quella che ha dato il via a tutto il progetto e Across the River, in quanto, sia nel testo che nella musica rispecchia in pieno il messaggio dell’album.
Quali sono i tuoi progetti futuri e dove possono trovarti i nostri lettori?
Principalmente quello di suonare il più possibile in giro e far conoscere la mia musica.
Già da questa estate ho iniziato a promuovere l’album, suonando in diversi importanti festival in Umbria ed ho avuto un ottimo riscontro.
Per il resto, stiamo pensando ad un progetto futuro, magari anche in italiano.
I vostri lettori possono ascoltare o acquistare la mia musica tramite questo link: https://smarturl.it/AcrossTheRiver e possono trovarmi sui pricipali social. Grazie per l’intervista!
A cura di Anna Nani
Cantautrice e Giornalista
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