Giuseppe Lopizzo, rodigino, reduce dal successo sanremese come vocal coach degli Stadio, i vincitori di questa edizione, ci parla di cosa significa essere un “allenatore” della voce…

Giuseppe Lopizzo, vocal coach
Ciao Giuseppe: musicista, cantante, vocal coach… ne sentiamo tanto parlare in tv, ma cosa significa esattamente essere un VocalCoach?
Il vocal coach è una figura professionale che conosce la voce e i meccanismi che ne regolano il funzionamento, oltre ad avere conoscenze musicali che gli/le permettano di seguire un cantante nell’approccio ad un brano cantato. Nel caso di cantanti affermati, il suo ruolo è molto simile a quello di un allenatore per uno sportivo, dal riscaldamento, all’allenamento, ai consigli sull’esibizione, etc.. Nel caso di cantanti con meno esperienza, aiuta a trovare e conoscere la propria voce e musicalità.
Tu insegni canto, come hai scoperto la tua attitudine all’insegnamento di questa disciplina?
Insegnare è sempre stata una mia passione. Non solo riguardo al canto. L’attenzione ai meccanismi e al processo di apprendimento del canto sono stati una costante. Quindi ho iniziato presto a trasferire agli altri quella che era la mia esperienza sul campo e il frutto dei miei studi in giro per il mondo.
Il metodo che tu applichi so che proviene dagli Stati Uniti. Parlaci di come l’hai conosciuto e di come sei riuscito ad essere uno dei pochi (o l’unico?) insegnante con questa certificazione in Italia…
Seguo da sempre Brett Manning, uno dei vocal coach più conosciuti al mondo. Ho iniziato a studiare con lui nel 2008 e ho trovato risultati puntuali e immediati. Durante la prima full immersion a Nashville, Tennessee (USA), ha apprezzato la mia voce e il mio approccio e mi ha chiesto di diventare un suo insegnante associato. Per cui, ho accettato di buon grado e con onore la sua richiesta e dopo il training intensivo sono l’unico suo associato in Italia dal 2009. Ovviamente ciò che insegno è anche frutto del lavoro con altri maestri in Italia e all’estero. Su tutti posso citare Ron Anderson, celebre maestro di Los Angeles che applica le regole del bel canto al pop e rock (tra i suoi allievi Alicia Keys, Lanny Kravitz, Red Hot Chili Peppers, etc…).
Sei reduce da un grande successo sanremese con i vincitori di questa edizione: gli Stadio. Ci racconti come e quando è nata questa collaborazione?
È stato il maestro Beppe D’Onghia, direttore d’orchestra di Sanremo per gli Stadio, produttore storico di Lucio Dalla, Samuele Bersani e altri, con il quale collaboro, che ha avuto l’idea di proporre a Gaetano Curreri il mio intervento nel progetto. Ci siamo incontrati prima a Bologna e poi sono andato con gli Stadio a Sanremo. Come si dice in questi casi… Il resto è storia!
Eri mai stato a Sanremo prima di questa edizione?
Sul palco dell’Ariston c’ero stato l’ultima volta nel 2012, ma cantando, come vocalist di Adriano Celentano, in un’altra veste quindi rispetto a quella di quest’anno.
Come mai Gaetano Curreri aveva bisogno di un vocal coach?
Anche Maradona aveva un allenatore in squadra. Gaetano non ha certo bisogno di imparare a cantare. Il mio ruolo è stato quello di curare il riscaldamento vocale prima delle prove e della performance e affrontare insieme il brano da cantare, cercando la vie tecniche più semplici, in maniera che lui potesse concentrarsi solo sull’interpretazione durante l’esibizione.
Oltre agli Stadio, ci sono molti grandi cantanti che si affidano alle tue cure di vocal coach?
Incontro cantanti di ogni livello provenienti da tutta Italia e non solo, come ad esempio il bravo cantante gospel americano Wendell Simpkins che ha da poco vinto un gospel award italiano come miglior performer maschile. Seguo molti cantanti in produzioni importanti di musical e altri nomi con i quali sono nate recentemente collaborazioni, che preferisco rivelare nelle prossime settimane.
Daresti un consiglio gratuito ai giovani ragazzi che si improvvisano cantanti senza mai aver approfondito cosa significhi veramente cantare?
Prima di tutto cantare è studio. Puoi avere il miglior maestro, ma se non ti applichi e studi difficilmente otterrai risultati tangibili. Studiare tecnica vuol dire imparare a conoscere appieno le possibilità della propria voce e conoscere meglio le proprie capacità espressive, non, come teme qualcuno, a modificare la propria personalità diventando freddi.
Prima di lasciarci, raccontaci quali progetti hai in serbo per questo 2016.
A parte continuare le collaborazioni con cantanti sia famosi che non (magari non ancora…!), sto seguendo come vocal coach il cast del musical Musica Ribelle con Eugenio Finardi, che debutterà ad Aprile nei principali teatri (una produzione Todomodo). Poi, come cantante sono in tour, insieme a Simone Bortolami alla chitarra, con lo scrittore e giornalista Michele Serra, che ammiro molto.
Info: https://www.facebook.com/giuseppelopizzocanto/?fref=ts