INTERVISTA | Giuseppe Rossi: la musica nasce dal silenzio

Abbiamo conversato con il pianista Giuseppe Rossi che ha pubblicato la sua prima incisione discografica con la Da Vinci Classic dedicata a Ludwing Van Beethoven nell’anno in cui ricorre il 250° anniversario della nascita. In questo disco Rossi esplora le pagine di due importanti composizioni: La Grande Fuga op. 134 e la Sonata Hammerklavier. Ecco cosa ci ha raccontato…

Diamo il benvenuto a Giuseppe Rossi su Blog della Musica. Diplomato in pianoforte al Conservatorio di Santa Cecilia a Roma, con il massimo dei voti e la lode a soli 19 anni. Hai studiato con Almerindo D’Amato ed Elisabetta Pacelli e poi hai proseguito con Aldo Ciccolini, Ivan Donchev, Maurizio Baglini e molti altri…Parlaci dei tuoi maestri, Cosa ti hanno trasmesso?
Durante tutto il corso dei miei studi ho avuto ottimi insegnanti, penso che questa sia una conditio sine qua non per un felice avvio professionale. Ricordo sempre con piacere gli anni di studio in Conservatorio dai quali, grazie allo splendido lavoro dei miei insegnanti D’Amato e Pacelli, ho avuto basi solide su cui poter lavorare e costruire il mio percorso musicale. Determinante, poco dopo il diploma, il mio incontro con Aldo Ciccolini di cui ricordo il rigore interpretativo e il bellissimo suono, uno dei più belli del 900. Non posso non citare poi il pianista Maurizio Baglini, che ha cambiato profondamente il mio modo di suonare e intendere l’interpretazione pianistica, caratterizzata da un profondo lavoro di ricerca volta a raggiungere una dimensione unica e personale.

Hai concentrato le tue ricerche musicali su due grandi compositori: Schumann e Beethoven. Perchè proprio loro?
La musica di Schumann accompagna la vita di un pianista dalla gioventù (impossibile non citare l’Album fur die Jugend autentico capolavoro didattico) fino alla maturità. Le composizioni di Schumann sono il frutto di una personalità complessa  che sente il bisogno di mettere in musica gli opposti, l’introverso Eusebio con l’estroverso Florestano, questa continua “lotta”, presente in ognuno di noi,  non può che affascinare. Beethoven è un compositore universale, che prevarica il tempo. E’ il più contemporaneo tra i compositori di musica d’arte e lo sarà per sempre!

Per celebrare i 250 anni della nascita di Beethoven, con la Da Vinci Classics hai registrato il tuo primo disco con due sue composizioni, come è nata l’idea di questo disco e come è avvenuto l’incontro con questa importante etichetta?
Credo che incidere un disco sia uno degli obiettivi di un musicista, un passaggio quasi obbligato. L’idea di registrare queste pagine è nata qualche tempo fa, ho solo aspettato l’interpretazione che stavo cercando. Con l’editore ho avuto un contatto diretto e ha dimostrato, sin da subito, interesse per il progetto.

Il tuo disco si apre con la Grande fuga op. 134 eseguita in una riduzione per pianoforte a quattro mani, insieme a Elisa Viscarelli, di un brano nato per quartetto d’archi. Come mai la scelta è caduta proprio su questo brano? Come ti sei trovato a condividere questa interpretazione con Elisa?
“il perfetto miracolo di tutta la musica. Senza essere datata, né storicamente connotata entro i confini stilistici dell’epoca in cui fu composta, è una composizione più sapiente e più raffinata di qualsiasi musica ideata durante il mio secolo. Musica contemporanea che rimarrà contemporanea per sempre” questo il giudizio, quasi profetico, che da il compositore russo Igor Stravinsky dell’opera. La trascrizione pianistica è ingiustamente poco eseguita, ha il grande pregio di porre in risalto particolari e sottigliezze della composizione. Suono con Elisa Viscarelli da qualche anno, frequentavamo la stessa classe di pianoforte con la Prof.ssa Elisabetta Pacelli e sicuramente aver condiviso la formazione pianistica ci ha resi più affiatati dal punto di vista musicale.

Parliamo adesso della Sonata “Hammerklavier”, una composizione complessa nella sua forma e struttura. Qual è il valore aggiunto della tua interpretazione? Cosa hai voluto mettere in risalto?
Sono pagine, quelle della Sonata Hammerklavier, avvolte dal mito. Considerata giustamente una delle pagine più ardue di tutta la letteratura pianistica. “Ecco una sonata che darà del filo da torcere ai pianisti quando la suoneranno tra cinquant’anni” disse Beethoven al proprio editore. Ho cercato un’interpretazione intellegibile, chiara, che mettesse in risalto l’enorme lavoro contrappuntistico del genio di Bonn, il tutto provando a non annoiare l’ascoltatore, si tratta pur sempre di un brano che supera abbondantemente i quaranta minuti e mantenere desta l’attenzione di chi ascolta è stato uno dei miei principali obiettivi.

Tra i tanti concerti che hai tenuto in Italia e all’estero, ci sono stati incontri importanti per la tua crescita musicale? Vuoi raccontarcene qualcuno?
Ho avuto il piacere di suonare spesso fuori dai confini nazionali (in Francia, Germania, Russia) ma un incontro che reputo importante per la mia crescita musicale è avvenuto a Roma con l’ottima violinista Alessandra Xanto (conosciuta durante il corso di musica da camera dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia). Suono con Alessandra da quasi dieci anni condividendo molti progetti cameristici.

Inquadrando per un attimo il nostro attuale momento storico. Vogliamo chiedere anche a te come hai vissuto la musica ai tempi del Covid-19: come hai affrontato e stai affrontando questo difficile periodo di vita e lavorativo?
Ho affrontato questo periodo leggendo partiture nuove, ascoltando musica che non conoscevo, provando ad allargare i miei orizzonti culturali.

Riflettendo sul Covid-19 non si può non pensare al silenzio. Il silenzio delle strade e delle piazze. Spero almeno che questa tragedia sia un’occasione per ripartire e rinascere dal punto di vista culturale e musicale, d’altronde la musica nasce dal silenzio!

Per chiudere questa breve intervista, Giuseppe, vorremmo che tu dessi un consiglio ai giovani artisti che vogliono fare della musica la loro vita.
Mi rendo conto che vivere di Musica oggi sia molto difficile, questo grazie alla miopia di chi ci governa che non dà il giusto risalto al mondo della cultura. Credo che lo spirito di sacrificio sia una dote essenziale per il musicista di oggi. Tanto studio… e resistere!

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