Goodbye Yellow Brick Road: l’album capolavoro di Elton John

Goodbye Yellow Brick Road è quasi unanimemente considerato il migliore disco di Elton John. Una parte della critica lo ritiene addirittura un album fondamentale nella storia della musica. Ripercorriamo la storia e la mitologia delle sue canzoni immortali.

Elton John e Bernie Taupin foto in bianco e nero

Elton John e Bernie Taupin negli anni 70

Il Premio Oscar alla migliore canzone originale è stato assegnato quest’anno a Elton John e Bernie Taupin per la canzone (I’m Gonna) Love Me Again dal film Rocketman, riconoscimento quanto mai meritato per due artisti puri, dalle cui mani sono scaturiti innumerevoli incanti musicali. All’indomani dell’importante premio tributato dall’Academy Award, vogliamo celebrare i due grandi autori inglesi con il racconto della nascita del loro più importante lavoro: il doppio album Goodbye Yellow Brick Road (che d’ora in avanti indicheremo come GYBR). La nostra storia vola un po’ in là nel tempo, nel momento del massimo picco creativo dei due artisti, quando la loro ispirazione partorì questo disco, opera traboccante di meraviglie.

  1. La registrazione del disco Goodbye Yellow Brick Road
  2. Le canzoni
  3. Curiosità
  4. Conclusione

Pubblicato il 5 ottobre 1973, fu quello il primo LP doppio della rockstar, anche se nelle intenzioni della produzione e dello stesso artista doveva essere un disco unico, anche perché si temeva che i suoi fan avrebbero potuto trovare il prezzo d’acquisto troppo caro. GYBR si presentò come un vero e proprio concept album e conquistò tutti, soprattutto l’America, ponendosi tra i grandi album doppi della storia del rock, alla maniera del White Album dei The Beatles o di Exile On Main St. dei Rolling Stones. Non sappiamo quanto la concettualità dei temi fosse voluta fin dall’inizio, ma questo merito è sicuramente da ascrivere a Bernie Taupin. Le vicende dei protagonisti dei suoi testi sono legate da un filo comune, raccontano storie ed emozioni di personaggi della vita di tutti giorni, e le sue parole si fondono magicamente con le melodie di Elton, ma questo lo scopriremo meglio in seguito, analizzando alcune canzoni dell’album.

«La cosa fantastica nel lavoro di Elton e Bernie è l’equilibrio». Tim Rice

La coppia John/Taupin è seconda solo a Lennon/McCartney per qualità e quantità di canzoni prodotte. La differenza è che John e Paul scrivevano singolarmente sia il testo che la musica di una canzone. Così sappiamo che Yesterday e And I love her sono interamente di Paul, oppure che Girl e All you need is love sono interamente di John, ecc., l’altro interveniva in sede di arrangiamento e realizzazione. Nel nostro caso, invece, sappiamo per certo che il testo è di Bernie e la musica di Elton, alla maniera dei nostri Mogol e Battisti.

Il disegno della copertina del disco di Elton John Goodbye Yellow Brick Road

La copertina di Goodbye Yellow Brick Road di Elton John

Anche la copertina di GYBR è mitica. Ideata da Ian Beck, mostra Elton in stivali con la zeppa e giacca di satin mentre entra in un poster del Mago di Oz e si avvia verso l’iconica strada dai mattoni gialli. Immagine romantica ed evocativa.

La registrazione del disco Goodbye Yellow Brick Road

L’idea originale era di registrare il disco in Giamaica, sulle orme dei Rolling Stones, che avevano appena inciso lì Goat’s Head Soup. Ma Kingston non si rivelò una scelta giusta.

Quando Elton e gli altri della compagnia (Bernie Taupin, Davey Johnstone, Dee Murray, Nigel Olsson e il produttore Gus Dudgeon) arrivarono in città, si era appena svolto l’incontro per il mondiale dei pesi massimi di boxe tra Frazier e Foreman, e questo aveva provocato disordini. Inoltre, la situazione economica del paese creava forti tensioni politiche.

Bernie dirà poi: «Se ben ricordo, lo studio era circondato da filo spinato e da tizi armati di mitra. Per strada la gente c’insultava. Non c’era una sola nota positiva». Lo stesso Elton aggiungerà: «Avevo paura di uscire dalla stanza dell’hotel, perché Kingston in centro era abbastanza paurosa».

Come se ciò non bastasse, lo studio di registrazione aveva problemi tecnici, e ad Elton non piaceva il pianoforte. Ecco quel che ricorda Davey Johnstone: «Il primo segno che le cose non andavano è stato quando il responsabile dello studio ha gridato “Carlton, porta il microfono”. Già allora usavamo venti microfoni solo per la batteria. Eravamo proprio nella m…». Sentiamo le parole di Nigel Olson: «Lo studio non era attrezzato. Gus disse che avevamo bisogno di microfoni 414 e 57. “Li avrete domani”. Non li abbiamo mai visti».

Decisero allora di tornare allo Château d’Hérouville, dove avevano già registrato Honky Château e Don’t Shoot Me I’m Only the Piano Player, con splendidi risultati.

«Anticipammo il ritorno ma ci confiscarono tutto quanto. Mentre andavo all’aeroporto con Bernie, mi dicevo: Adesso ci rapiscono e ci uccidono». Elton John

La band di Elton John e Bernie Taupin

Elton John, Bernie Taupin e la storica Band

Nonostante tutto, il periodo giamaicano diede i suoi frutti. Elton fu in grado di scrivere, in soli due o tre giorni e chiuso nella sua stanza d’albergo, la maggior parte delle canzoni. Allo Château, in dodici giorni furono registrate più di ventuno tracce, ma se ne scelsero diciassette per formare il doppio LP. A differenza di Kingston, lì l’atmosfera era perfetta. Vivevano come una famiglia. Bernie scriveva i testi e li passava a Elton, che si sedeva al piano e componeva la musica. «Componeva una canzone nel tempo in cui io impiegavo a farmi un panino», ricorda Davey Johnstone.

«Non è stato un album faticoso, è stato piacevole. Oggi registrare un album può essere difficile, ma all’epoca, Bernie, il gruppo, i dirigenti ed io eravamo uniti, come una famiglia. Era fantastico». Elton John

Le canzoni di Goodbye Yellow Brick Road di Elton John

Dall’album furono estratti quattro singoli: Goodbye Yellow Brick Road, Bennie & The Jets, Saturday Night’s Alright (For Fighting) e Candle in the Wind. Gli altri brani non poterono godere di vita propria solo per mancanza di tempo. Immettere un nuovo singolo sul mercato significava soffocare il successo di quello precedente. Allora, come dimenticare brani del livello di Funeral for a Friend/Love Lies Bleeding, I’ve Seen That Movie Too, Sweet Painted Lady, The Ballad of Danny Bailey (1909-34), All the Girls Love Alice, Your Sister Can’t Twist (But She Can Rock’n’Roll), Grey Seal, Roy Rogers, Harmony, che hanno contribuito a fare di questo LP un mito nella storia del rock, definito dal critico John Tobler come “un classico in modo assoluto”. Analizziamo alcuni dei brani più importanti del disco, seguendo l’ordine della tracklist.

L'interno della copertina del disco di Elton John con i testi dei brani dell'album Goodbye Yellow Brick Road

Goodbye Yellow Brick Road, i testi delle canzoni di Elton John

Funeral for a Friend/Love Lies bleeding

Il brano che apre l’album è da standing ovation, composto in realtà da due brani diversi, ma difficilmente immaginabili separatamente. Apre Funeral for a friend, una ouverture di stampo wagneriano che crea uno poderoso scenario sonoro, che poi affonda nella ormai irrinunciabile chitarra di Davey Johnstone che ci conduce nel rock coinvolgente di Love Lies Bleeding. Un biglietto da visita strepitoso.

Candle in the Wind

Una canzone che è ormai mito, un inno popolare, dedicata a Marylin Monroe dapprima, poi adattata per Lady Diana Spencer al tempo della sua morte prematura. Ecco come la descrive Bernie: «Mi è sempre piaciuta questa frase. Solženicyn ha scritto un libro intitolato Candle in the wind. Clive Davis l’ha usata per definire Janis Joplin. Era una frase che non riuscivo a scordare. La trovavo un modo fantastico di descrivere la vita di qualcuno. Ero affascinato dall’idea che una persona giovane e famosa potesse morire nel fiore degli anni. È una canzone su chiunque perda la vita al culmine della carriera. Parla di come idealizziamo la morte, di come rendiamo immortali gli esseri mortali. Non ho il ricordo di averla scritta, né di Elton che me la faceva ascoltare». Così la ricorda Elton: «È stata una hit per tre volte. L’originale è uscito in Inghilterra ma non negli Stati Uniti, dove invece è stata una hit la versione live. Poi è diventata la canzone di Diana. Io la trovo una canzone magnifica, ma non riesco a ricordare come l’ho scritta». Questa è una di quelle canzoni che non ha bisogno di orchestra per emozionare, basta una voce e un piano. Fu il terzo singolo tratto dal disco. Capolavoro universale.

Benny and the Jets

Elton non voleva che questo pezzo diventasse un singolo, ma in America raggiunse il primo posto in classifica, e si infiltrò addirittura nella classifica Soul di Billboard. L’idea fu di Pat Pinolo, Promotions MCA Records USA, e sorprese tutti, soprattutto Elton. Ricorda Davey Johnstone: «Benny and the Jets era il pezzo meno commerciale che avessimo fatto. Era veramente strano».

Goodbye Yellow Brick Road

Il testo della canzone che dà il titolo al disco è una chiara citazione da Il mago di Oz, film di Victor Fleming del 1939. Vuol simboleggiare l’addio all’adolescenza e il passaggio a un’età più matura e cosciente della vita. Nel libro di Lyman Frank Baum da cui è tratto il film, la strada di mattoni gialli è il percorso che Dorothy deve affrontare per giungere al cospetto del Mago di Oz e raccontare la sua storia. I mattoni gialli simboleggiano allegoricamente l’oro, quindi la consapevolezza del potere dei soldi e la perdita dell’innocenza.

La Buona Strega del Nord si avvicinò a Dorothy e la baciò lieve sulla fronte. Poi disse: «La strada per giungere alla Città di Smeraldo è lastricata di pietre gialle. Seguila e non ti smarrirai. Quando sarai al cospetto di Oz non aver paura, raccontagli la tua storia e chiedigli aiuto. Addio, bambina cara». (da Il Mago di Oz di Lyman Frank Baum)

«Dal punto di vista di Bernie, la canzone significava: Voglio tornare nella mia fattoria nel Lincolnshire. Forse si sentiva disilluso. Io, da parte mia, stavo alla grande». Elton John

«Non era il successo che mi aveva disilluso. Piuttosto sentivo dentro di me il conflitto del ragazzo di campagna che arriva in città. Mi sentivo spaesato in un mondo che non conoscevo. Il cliché del ragazzo di campagna in una grande città. Ma c’erano anche le conseguenze della notorietà, del Rock’n’Roll. Il rock non è certo quella meraviglia che appare». Bernie Taupin

Fu il secondo singolo tratto dal disco. Una canzone meravigliosamente nostalgica e ispirata. A mio parere, uno dei brani più belli degli anni settanta.

Sweet Painted Lady

Una ballad bellissima, dal sapore retro. La dolce signora del titolo è una donna di vita e la canzone trasmette la malinconia di quel mondo infelice. Uno dei miei brani preferiti in assoluto. Questa sarebbe una di quelle tracce che negli altri dischi fanno da riempitivi, ossia danno quantità più che qualità. Se questo è un riempitivo per quest’album, è la prova che siamo davanti a un capolavoro.

Saturday Night’s Alright for Fighting

Ecco uno dei brani più riusciti della sua intera discografia. Ritmo incalzante e coinvolgente, ma la forza del pezzo risiede nel riff di chitarra di Davey Johnstone. Uno di quei riff che hanno fatto la storia del rock. Il testo parla di quando Bernie aveva 14/15 anni, e il sabato sera andava nei pub, dove si beveva troppo e si finiva in zuffa. «Fu la prima volta che registrai in piedi, cantando e saltellando in giro per lo studio come un pazzo» ricorderà Elton. L’intero brano è racchiuso nel titolo e nei primi stridenti accordi della chitarra. Il primo singolo tratto dall’album. Strepitoso.

Harmony

La soave Harmony chiude l’album e mostra ancora una volta le altissime qualità compositive di Elton. L’idea era di farne il quinto singolo, ma i precedenti già sul mercato erano inamovibili in classifica. Intanto, stavano già lavorando al disco successivo e Harmony perse l’occasione di diventare l’ennesima hit dell’album.

Elton John con in man o la statuetta e Bernie Taupin alla cerimonia degli Oscar 2020

Elton John e Bernie Taupin alla cerimonia degli Oscar 2020

Curiosità

Il disco divenne subito un successo mondiale, restando ben otto settimane in vetta alla classifica statunitense e due in quella inglese. In Italia raggiunse il quinto posto. Vendette trentuno milioni di copie in tutto il mondo, otto milioni nei soli Stati Uniti.

Nel 2003 la rivista Rolling Stone lo ha inserito al 91º posto nella lista dei 500 migliori album, mentre due singoli sono nella lista delle 500 migliori canzoni di tutti i tempi (Candle in the Wind al 347º posto e Goodbye Yellow Brick Road al 380°). Secondo la rivista Time, GYBR è uno dei 100 album che hanno maggiormente influenzato la storia della musica dagli anni cinquanta ai giorni nostri.

Conclusione

GYBR è un capolavoro pieno zeppo di piccoli capolavori. La Tracklist sembra un Greatest Hits. Nonostante in quel periodo Elton pubblicasse quasi due album all’anno, e già nel 1973 era uscito Don’t shoot me I’m only the piano player, la sua creatività toccava sempre e comunque picchi altissimi.

Oggi per scrivere una canzoncina mediocre di musica pop ci vogliono due parolieri e tre musicisti almeno.

Quello di Elton John era pop o rock? Chi se ne frega delle etichette, è musica totale ed eterna, come può esserla quella dei più grandi musicisti di sempre.

Il connubio artistico fra Elton e Bernie non ha precedenti nella storia del rock. Erano capaci di scrivere una canzone senza nemmeno incontrarsi. Nei primi anni di collaborazione, Bernie spediva i testi via posta ed Elton creava le musiche. A quell’epoca non esistevano i telefonini, le mail, Skype, i social, ma solo l’ufficio postale. Eppure, la magia di quelle canzoni era unica. E lo è ancora.

«Non sarò mai più così creativo. Non serve cercare di far tornare quel periodo, se n’è andato definitivamente». Elton John

di Silvio Coppola
Song Writer, Giornalista pubblicista, Radio Host
https://silviocoppola.com

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Fonti

  • Goodbye Yellow Brick Road …the definitive authorised story of the album, DVD, Eagle Rock Entertainment
  • Rocket Man di Chris Roberts, Rizzoli
  • Wikipedia

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